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Esteri

Biden e l’anatra zoppa

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Aree di crisi nel mondo n. 134 del 13-11-2022

Le elezioni di Midterm in USA

Gli Stati Uniti hanno infine chiuso le urne e dato inizio ad un’indecente pantomima di spoglio elettorale infinito.

Solo oggi, dopo 5 giorni dalla chiusura si è saputo chi si è aggiudicato il controllo del Senato, che è stato mantenuto per un solo voto dai democratici.

Ha dell’incredibile che nel 21° secolo questo paese che si vanta boriosamente di essere il faro della democrazia nel mondo e sarebbe ai vertici della tecnologia, non abbia saputo organizzare degli spogli nei seggi come noi li facciamo almeno dal 1948.

Tralascio i commenti sulla bizzarria del voto postale perchè sono mosso a umana pietà.

Come immaginavamo, l’elettorato americano in periodi di crisi o di guerra, tende a stringersi attorno all’amministrazione in carica e spesso altera l’esito dei sondaggi, storicamente queste sono state le tendenze e quest’anno non credo abbia fatto eccezione.

I sondaggi davano i Repubblicani in crescita negli ultimi mesi, avevano superato di diversi punti i candidati democratici, ma all’atto del voto la situazione non è stata certamente così favorevole per loro.

https://www.politico.com/news/2022/11/12/senate-control-midterm-elections-results-2022-00066547

Perdendo in due Stati chiave come l’Arizona ed il Nevada, hanno perso l’occasione di superare di misura i Dem. Nella precedente convocazione c’era una situazione di parità di fatto 48 democratici più due indipendenti favorevoli al governo e 50 senatori repubblicani, in questo caso il voto di Kamala Harris che presiede l’Aula faceva la differenza, ora non dovranno nemmeno appellarsi a questo in quanto potrebbe finire 51 a 49 per i Dem.

Alla Camera invece sembra certa la sconfitta dei Dem, ma anche qua manca ancora il risultato definitivo, una situazione davvero indecente.

https://www.politico.com/news/2022/11/12/arizona-midterm-election-results-republicans-00066289

Al momento il conteggio dei seggi vede il vantaggio dei repubblicani per 211 a 203, ma gli scrutini in corso non sono sufficienti ai Dem per poter ribaltare il risultato.

Pertanto l’amministrazione Biden esce sconfitta da questa tornata elettorale e si trasforma nella cosiddetta “Anatra Zoppa” in inglese Lame Duck, che sta a indicare che l’amministrazione Biden, pur rimanendo in carica legittimamente non potrà contare sull’appoggio di entrambe le camere ai suoi provvedimenti ma sarà costretto a mediarne ognuno con la Camera in mano all’opposizione. La camera potrebbe anche chiederne l’impeachment per svariate ragioni, dagli scandali legati al figlio del Presidente Hunter oppure richiedere una verifica puntuale sull’effettivo stato di salute mentale dello stesso a causa dell’evidente degenerazione dello stato cognitivo che lo affligge.

La continua confusione tra il conflitto in corso e quello di 20 anni fa in Iraq sono emblematici, come la gaffe sulla morte del figlio Beau in guerra in Iraq, dove effettivamente servì, ma morì di tumore al cervello nel 2015, negli USA, all’età 46 anni.

Per l’attuale amministrazione statunitense questa è quindi una pesante sconfitta, perchè se anche mantiene il controllo del Senato, sarà sottoposta a continua pressione per verificare il suo operato e la Camera ha il potere di rallentare e di molto ogni misura presa dal Presidente. https://ana-neurosurgery.com/biden-brain-cancer/

Sempre per pietà umana, tralascio i commenti sulle ennesime sparate di Trump su eventuali brogli elettorali, sono polemiche che interessano solo i perdenti, e anche sui tentativi della nostra stampa e tv di presentare la sconfitta democratica come fosse una vittoria, mentre è esattamente l’opposto.

Certo poteva andare peggio, se avessero perso anche il Senato sarebbe stato peggio, ma per la Camera non hanno speranze.

Germania

Riguardo ai rapporti tra la Germania e l’Asia vi consiglio la visione di questa interessante puntata con Marco Ghisetti, autore di alcuni libri a tema geopolitico e che sta approfondendo il ruolo della Germania in Europa.

Guerra in Ucraina

Prosegue con importanti novità il conflitto a distanza tra la NATO e gli USA e la Russia che si combatte sul terreno ucraino.

Il riposizionamento delle truppe russe nella regione di Cherson

Innanzitutto non possiamo aprire senza parlare della novità più importante, ovvero la decisione del comandante in capo della Operazione Militare Speciale in Ucraina, il generale Surovikin.

Già all’atto dell’accettazione del suo incarico, Surovikin aveva rilasciato una intervista ad una emittente nazionale russa in cui preannunciava decisioni molto difficili che sarebbe stato proto a prendere.

Da subito dobbiamo ammettere, che ha dato seguito all’organizzazione di questo suo piano.

Appare evidente che questa scelta fosse stata presentata tempo prima ai comandi di Mosca, il Ministro Shoigu, il generale comandante di stato maggiore Gerasimov, e allo stesso Presidente Putin.

Il generale Surovikin, da quanto possiamo sapere ed immaginare, ha presentato una serie di richieste al comando, tra queste anche l’accettazione di una serie di condizioni per avere la sua accettazione dell’incarico, tra queste vi era quella di poter ridisegnare i confini dei fronti sulla base di elementi di razionalità e valore strategico.

Pertanto la possibilità di avere un fronte coperto da una importante barriera fisica come è il fiume Dnepr non poteva essere ignorata anche se politicamente pesante da accettare.

Questa scelta imponeva l’abbandono della parte della regione, la parte più piccola, oltre il fiume, anche se al suo interno vi era Cherson, capitale regionale e dall’alto valore simbolico.

I lavori necessari allo stabilire un valico di fronte sono stati avviati subito, scavo delle trincee, creazione di bunker e postazioni fortificate, anche alcune oltre il fiume per cercare di limitare al massimo i sospetti.

Per allontanare il nemico dalla comprensione del piano si è dato il via ad una campagna con cartelloni e proclami che inneggiassero a Cherson per sempre russa, mentre avviavano il salvataggio degli abitanti di lingua russa che ancora abitavano la città. Prima del conflitto gli abitanti erano all’incirca 280.000, molti di questi sono andati via una volta arrivati i Russi, si sono recati proprio in Russia, dove ormai risiedono tre milioni di profughi da febbraio. I rimanenti a rischio di eccidio per rappresaglia da parte ucraina, sono stati evacuati in quest’ultimo mese e in tutto sono stati almeno 120.000, che non sono certo pochi.

Il tempo in cui dare il via all’operazione è stato poi scelto con grande cura, martedì 9 novembre a urne chiuse negli USA, per non favorire in nessun modo l’attuale amministrazione.

Occorre specificare che al via dell’operazione di ripiegamento, nessuna offensiva ucraina era in corso e in quest’ultimo mese ogni attacco di battaglioni ucraini fosse stato respinto con decisione e causando loro molte perdite.

Pertanto questa manovra non nasce da una necessità spinta dagli Ucraini ma da una precisa scelta russa di ridisegnare il fronte in maniera più vantaggiosa per loro, in quanto adesso hanno tutto il fianco sinistro molto più sicuro che prima e possono difenderlo con truppe e mezzi di numero e qualità magari inferiore, ma sapendo di causare al nemico, in caso di attacco, perdite ancora maggiori che in passato.

Il discorso sull’avanzamento dei lanciamissili Himars, è sicuramente un problema nell’immediato, ma occorre pensare anche al fatto che l’uso costante ed in forte crescita di droni da osservazione e suicidi da parte delle truppe di Mosca, sta assumendo dimensioni preoccupanti per Kiev, e avvicinare mezzi preziosi al fronte per colpire obbiettivi lontani, espone questi mezzi ad essere attaccati.

I droni da osservazione in servizio presso i Russi, per lo più di produzione iraniana, hanno circa 30 ore di autonomia di volo, possono pertanto individuare i mezzi più preziosi degli Ucraini, le munizioni vaganti, altrimenti dette droni suicidi, i Lancet 3, hanno una gittata attuale di circa 50Km ed una testata esplosiva cava di 5 kg, più che sufficienti per distruggere i carri armati, figuriamoci un lanciarazzi.

Questo consiglierà gli Ucraini a mantenere ad una certa distanza i preziosi mezzi donati da noi occidentali.

Oggi abbiamo visto sui nostri TG i filmati delle truppe di Kiev rientrare nella città, attorno a loro c’erano alcuni dei pochi abitanti rimasti, segno che non vi sia stata alcuna deportazione forzata, ma un allontanamento volontario dei cittadini che sono fuggiti di fronte all’arrivo degli Ucraini.

Basterebbe questo a creare nei giornalisti presenti il dubbio che tutta questa allegria per il ritorno dei soldati di Kiev non ci fosse, ma la narrazione impone di parlare solo di scene di giubilo. Dovremo attendere molto prima di sentir parlare anche qua di caccia ai “collaborazionisti” prima di vederli magari arrestare per poi sparire come accaduto ad Izium?

Non credo, ma intanto si sa che qualunque notizia che inchioda eventualmente le truppe giallo blu a crimini o persecuzioni, passano sotto silenzio e chi le denuncia, come ha fatto Amnesty International, viene poi costretto al silenzio o a ritrattare.

Sugli altri fronti attivi.

Si segnalano guadagni russi a sud di Donetck, presso Pavlovka, ora sotto completo controllo russo, respinte le controffensive ucraine.

Anche Opytne a nord dell’aeroporto internazionale è stata definitivamente presa sotto controllo russo.

Scontri alternati da Artiomosk fino a nord tra Offensive russe e ucraine, ma limitate nel raggio d’azione.

Attentato terroristico ad Istanbul

Nella serata ci sono state una o forse due esplosioni di ordigni in una via del centro dove erano presenti molti cittadini a piedi, 6 morti fino al momento ed una cinquantina di feriti.

Questo attentato giunge dopo uno più grave avvenuto in Iran presso la città sacra di Shiraz.

Non credo si tratti di coincidenze, l’Iran è stato attaccato dall’ISIS dopo che ha fornito aiuti militari alla Russia e ora è il turno della Turchia che pochi giorni fa ha siglato un importante accordo commerciale con la Russia per le future forniture di gas e scambi commerciali.

Se fosse confermata l’attribuzione all’ISIS ci troveremmo di fronte a troppe coincidenze perchè non siano più che sospette.