Esteri
Il vertice SCO di Samarcanda offusca il G7
Il vertice SCO e lo “spirito di Shaghai”
La situazione in occidente di fronte ai cambiamenti epocali.
Aree di crisi nel mondo n. 126 del 18-9-2022
Il vertice SCO di Samarcanda
Si è svolto a partire dal giorno 15 settembre, l’importante vertice della Shanghai Cooperation. Per chi non conoscesse questa importante istituzione economica, essa è stata fondata su iniziativa cinese nel 2001 e vedeva 5 Paesi come primi appartenenti Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e, ovviamente, Russia.
La continua crescita delle economie di questi Paesi ed il loro crescente peso nel mondo li spinse ad allargare i confini dell’organizzazione e nuovi membri vennero accolti, fu così che entrarono l’India, Pakistan, Uzbekistan e l’Iran, che ne è divenuto membro proprio durante questo incontro. Vi sono Paesi osservatori Afghanistan, Mongolia, Bielorussia.
Altri Paesi rientrano in una ulteriore categoria, quella dei partner di dialogo, tra questi troviamo Sri Lanka, Turchia Nepal, Cambogia, Armenia e l’Azerbaigian, questi ultimi due di recente nuovamente in conflitto per diverse ragioni. Durante questo incontro dovrebbero aggiungersi l’Egitto, il Qatar e l’Arabia Saudita, che vi aspira assieme a Emirati Arabi, Siria, ed Iraq. SI tratta quindi di Paesi in grande espansione economica, a parte alcune eccezioni.
Rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale, e a parità di potere di acquisto, il loro PIL è paragonabile a quello del G7.
Lo scorso anno, in occasione del ventesimo anniversario della sua fondazione, lo SCO ha compilato la linea guida racchiusa nella Dichiarazione di Duchambe basata sullo Spirito di Shanghai .
La SCO non si basa certo sulle indicazioni economiche dell’Occidente.
In questo vertice in particolare è stata lanciata una sfida all’Occidente ed alle sue regole, che non sono più viste come vincolanti.
La SCO apre la via ad un nuovo Ordine Mondiale ora multipolare e non più incentrato sull’Occidente.
Significativa la firma di adesione a pieno titolo dell’Iran per mano del suo presidente Ebrahim Raisi.
Assume poi particolare importanza il fatto che sia il primo viaggio all’estero per il Presidente Xi dall’esplosione del Covid, poi la prima uscita internazionale per i talebani afgani. E anche il primo faccia a faccia tra i Presidenti Xi e Putin dallo scoppio dell’escalation ucraina.
Anche il Presidente indiano Narendra Modi ha stretto le mani di Xi e Putin in una immagine che evoca il peso di questi tre grandi Paesi e del loro legame che travalica le differenze e gli eventuali contrasti.
Interessante leggere sul Global Times (pubblicazione importante di fonte cinese) quanta importanza rivesta per Pechino investire nella crescita dei rapporti con i Paesi dell’Asia centrale e che si metta fine all’egemonia occidentale.
Di fatto il gigante cinese trova l’equilibrio all’interno della SCO proprio grazie alla presenza di Russia, Iran e dell’India, che pur essendo rimasta tiepida sulla vicenda ucraina, con la Russia non ha certo mai preso le posizioni che gli Europei e soprattutto gli USA si attendevano.
Importante la presenza dei Paesi del Golfo persico, mostrano in tal modo che qui vedano in prospettiva il loro futuro post petrolifero, dovendo diversificare la loro economia, importanza dello sviluppo comune degli stati membri.
Si comprende quindi molto bene come la SCO eserciti una grande attrattiva su molti Paesi emergenti. L’impegno poi di mantenere e ripristinare la stabilità e lo sviluppo, invece di diminuire entrambi, rappresenta una attrattiva maggiore rispetto alle cricche occidentali.
La SCO, come spiega il ricercatore senior presso l’istituto Chonyang per gli studi finanziari della Renmin University of China, Zhou Rong (https://www.globaltimes.cn/page/202209/1275441.shtml ) ha modificato la propria natura, inizialmente incentrata sulla sicurezza delle frontiere ed “si è espansa fino a raggiungere un contesto geografico più ampio” ( Laura Ruggeri).
“Diventerà un’organizzazione che rappresenta le nazioni emergenti, che svolgeranno un ruolo fondamentale nella salvaguardia della stabilità e della pace nel mondo” (Zhou Rong).
Per la Russia è stata una importante prova che nel mondo sia tutto tranne che isolata.
La SCO si dimostra, una volta in più, una organizzazione in espansione, che esce dai confini dell’Asia centrale e si proietta verso il Medio Oriente e l’Africa, assumendo così dimensioni e proiezione globali.
L’incontro di Samarcanda ha espresso quello che si definisce come “Lo spirito di Shanghai”, fiducia reciproca, benefici reciproci, parità tra i suoi membri, consultazione, rispetto per le reciproche differenze delle società nazionali e delle rispettive civiltà
Il conflitto in Ucraina tra la NATO e la Russia procede.
Ormai si può apertamente riferirsi al conflitto come ad un vero confronto tra l’Alleanza atlantica da un lato e la Russia dall’altro.
Le maschere sono state gettate, i discorsi della Von der Leyen, a tratti farneticante e del segretario della NATO Stoltemberg fugano ogni dubbio residuale.
La prima si è presentata al Parlamento europeo (dell’Unione) in abito giallo blu con coccarda ucraina. Ursula pone la UE al fianco di Kiev nello scontro con Mosca, precisando che la UE vincerà la guerra: “Questa è una guerra alla nostra energia, una guerra alla nostra economia, una guerra ai nostri valori e una guerra al nostro futuro. È il potere autocratico contro la democrazia. E sono convinta che con coraggio e solidarietà, alla fine Putin fallirà e sarà l’Europa a prevalere”. A parte il fatto che a tratti si temesse una dichiarazione di guerra alla Russia, la dicotomia del conflitto tra Democrazia ed autocrazia mi paiono azzeccati, solo non nel senso inteso dall’Ursula, le decisioni della Commissione europea prevaricano spesso l’autonomia dei governi dei Paesi membri e a volte contrastano con la volontà dei loro Parlamenti, eppure esse prevalgono sulle sovranità popolari degli Stati. I riferimenti al Presidente Putin come autocrate decadono di fronte al controllo della Duma su governo ed operato delle Istituzioni.
Il linguaggio usato in questa come in altre occasioni è un linguaggio violento, non politico e meno che mai diplomatico, che ci spinge sempre più ad essere parte attiva di un conflitto che invece NON ci appartiene e che a volte viene usato come scusa per coprire gli errori e le colpe della stessa Commissione di fronte alla crisi della nostra economia. Prima fra tutte l’istituzione dell’indice Dutch TTF come parametro per determinare il costo dell’energia e del gas, cosa che ha permesso ai distributori di servizi di aumentare i prezzi seguendo il parametro previsto anche se i loro costi di acquisto del prodotto non avessero subito modifiche ( spesso sono il risultato di contratti trentennali), fattore di errore ammesso peraltro dalla stessa Commissione ( https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/09/10/crisi-del-gas-ora-lue-ammette-lerrore-clamoroso-dietro-i-rincari-prezzi-legati-a-una-borsa-senza-vigilanza-su-cui-opera-anche-gazprom/6797398/ )
Eppure spesso abbiamo sentito usare come scusa il conflitto senza mai ammettere le responsabilità reali.
La Von del Leyen nemmeno prevede di porre rimedio alle disgraziate storture del sistema imposto agli stati, anzi, pensano al massimo di lasciare invariato il tutto ponendo solo una tassazione per drenare una piccola parte dei mostruosi utili delle società energetiche in questi due anni.
(https://www.eunews.it/2022/08/30/commissione-ue-tassa-extra-profitti-aziende-energetiche/ )
Trovo tutto questo più che grottesco.
Dopo di lei Stoltenberg che dichiara che non solo abbiamo di fatto esaurito i nostri magazzini di armi, come NATO, ma che ora ci chiede di ricostituirle subito con una spesa extra e di produrne anche di più per continuare a sostenere il conflitto in Ucraina.
Al di la che l’Italia preveda il RIPUDIO della guerra e che pertanto non dovrebbe inviare armi a paesi in conflitto, il conflitto in Ucraina dura da 8 anni e va esaminato nella sua completezza, e non solamente in una sua parte, che permetta di giustificare di prendere parte, di fatto, ad un conflitto.
Altri giuristi sono di opinione differente, ma in genere esaminano solo una parte della situazione rifiutando o ignorandone la storia completa.
( chiaro esempio : https://www.ilriformista.it/la-costituzione-secondo-amato-consentito-inviare-armi-allucraina-e-fare-la-guerra-292217/ )
I tempi che stiamo vivendo ci mettono di fronte ad un momento di taglio netto della continuità storica, una rottura con il passato che abbiamo vissuto finora, con un Occidente protagonista ed imprescindibile nel determinare le politiche economiche e i costumi sociali nel mondo, ad una nuova era in cui le culture differenti dalla nostra emergano loro come protagoniste chiamando a se il ruolo che fino ad oggi ritenevamo scontato appartenerci.
Il rischio di questo momento di rottura sta nella resistenza al cambiamento e rifiuto del processo storico in atto da parte delle attuali élite politiche ed economiche occidentali che ritenevano, a torto, di poter dominare sempre più il globo ed imporre a tutti i nostri principi e costumi di vita ritenuti, solo da noi, migliori e più civili, con tutta quella superiorità immotivata che da sempre caratterizza l’approccio Occidentale ai partner di altre aree nel mondo ritenuti con mentalità prettamente coloniale, “inferiori” moralmente.
Il rifiuto di questo processo sta portando però il mondo sull’orlo di un baratro profondo come non mai e nel cui abisso ormai possiamo specchiarci e capire se l’Umanità sia in grado di fermarsi prima del fatidico passo che ci farebbe precipitare verso la vine dell’era dell’Uomo su questo pianeta.