Esteri
L’ora più buia
La situazione giorno dopo giorno dell’offensiva ucraina su Karkov e le valutazioni in video di quanto accaduto
Aree di crisi nel mondo n. 125 del 10-9-2022
L’ora più buia
Il giorno 5 di settembre, verso sera è iniziata una nuova offensiva ucraina contro un nuovo fronte con la Russia.
Già in passato avevamo accennato ad una concentrazione di truppe su questo settore, proprio di fronte a Balaklyia.
Le differenze con i casi precedenti sono apparse immediatamente.
Le forze ucraine, inspiegabilmente lasciate raggrupparsi e avanzare senza subire bombardamenti pesanti, hanno attaccato tutte su un unico settore di fronte.
L’attacco concentrato ha permesso di superare senza eccessive difficoltà le truppe russe di contatto.
Ciò che ne seguito ci ha letteralmente lasciati esterrefatti.
Il giorno 6 le truppe ucraine dopo il contatto con Balaklyia, si sono spostate verso nord e nord est.
Le conquiste delle prime 24 ore comprendevano diversi villaggi e un centro importante per le comunicazioni stradali, Volokiv Yar, Balaklyia resisteva.
Da sud solo due villaggi venivano catturati Bairak e Nova Husarovka.
Il giorno 7 le forze ucraine penetrano all’interno della cerchia urbana di Balaklyia, le forze russe ancora reggono, a nord est invece inizia a delinearsi qualcosa di strano, l’avanzata ucraina appare mettere a rischi un settore a nord, e le forze ucraine si muovono da Chuikov verso la linea di contatto, le truppe russe per non essere bloccate iniziano un ripiegamento.
Semenovka viene raggiunta dalle forze ucraine e superata da nord, nel pomeriggio erano stati segnalati rinforzi in arrivo da parte russa, e stando alle passate esperienze si pensava che anche questa volta avrebbero retto.
I fatti si evolvono vertiginosamente solo al pomeriggio del giorno 8 settembre.
Nella mattinata inizia una corsa forsennata delle truppe ucraine più agili, mezzi leggeri e veloci che aggirano le poche zone presidiate del fronte interno e le superano proiettandosi in profondità.
Solo nel pomeriggio arrivano notizie di quanto stava accadendo.
In quelle ore, l’autore assieme a Sascha Picciotto di SakerItalia, stavamo registrando un aggiornamento SITREP sulla situazione sui fronti, potete vederne le due parti in questi video.
La prima parte riguarda appunto le parti relative ai giorni 5, 6 e 7, l’8 mattina non sembrava essere cambiato nulla o poco e invece si è scatenato l’inferno.
Nel pomeriggio le forze ucraine hanno informazioni precise sulle disposizioni delle forze russe presenti, in numero assai esiguo e mal equipaggiate.
Non è presente supporto adeguato di artiglieria, non vi sono truppe corazzate o fanteria meccanizzata.
Sono invece presenti unità della Guardia nazionale russa, e principalmente unità della LPR, ma non di prima linea, si tratta di unità di rincalzo, dai video appaiono mal equipaggiate, non sembrano unità ben addestrate.
Il numero esiguo e il fatto che NON siano stati rilevati punti fortificati di linee di difesa nell’entroterra mi ha davvero lasciato stupefatto.
I gruppi di attacco delle forze speciali ucraine macinano chilometri e arrivano in profondità, prima raggiungono Shevchenkovo, ma non si fermano, c’è presenza russa e avanzano oltre lasciando alle successive unità di ingaggiar uno scontro a fuoco e provare a entrare, Shevchenkovo inizialmente resiste.
La strada che percorrono a rotta di collo li porta in direzione di Kupyansk, prima di arrivarvi, attraversano diversi villaggi, non arriva alcuna notizia di scontri da questi, non erano presidiati da forze russe, nessuno può opporsi all’avanzata delle truppe di Kiev, l’entroterra di Kakov è molto tranquillo, favorevole ai russi, benevolo nei loro confronti.
L’ordine pubblico è gestito dalle locali forze di polizia, che sono armate, le scuole si sono aperte regolarmente il primo di settembre, nonostante i perentori ordini del regime di Kiev che pretendevano che nessuno si presentasse al lavoro tra gli insegnanti, ordini del tutto disattesi.
Le truppe russe pertanto sono state allontanate da questi settori, ma non sono state predisposte dal comando nessuna linea difensiva in caso di sfondamento ucraino.
Nemmeno durante la settimana in cui si aveva tempo per farlo, tra l’individuazione di forze in raggruppamento da parte ucraina e l’inizio dell’attacco.
Le avanguardie di Kiev raggiungono Kupyansk ma vengono presto allontanate dal fuoco di risposta russo e dall’artiglieria che qui lavora bene.
Appaiono i caccia di Mosca che bombardano alcune posizioni, gli Ucraini ricevono il messaggio e si ritirano su Grushovka.
Poco a sud una seconda colonna ucraina sta percorrendo una via parallela, sono partiti da Brigadorovka e si sono lanciati verso Senkovo, a 70 Km dal punto di inizio attacco e lungo la sponda del fiume Oskil.
Senkovo viene catturata in breve tempo.
Gli elaborati piani dei comandi NATO, che guidano le attività ucraine, sono ben articolati, l’attacco si divide, una colonna, la terza punta a sud e cerca di raggiungere ina città strategica, prendendola bloccherebbero una importante via di comunicazione con Izium.
Vengono inizialmente fermati e ripiegano su Yasinovata.
Molto più a sud, vicino a Krasny Lyman, truppe ucraine posano un pontone sul Seversky Donetck e lo attraversano, puntano subito alla periferia sud di Krasny Lyman, ma vengono stoppate.
A nord prosegue il ripiegamento delle forze russe fin dietro le sponde del fiume Velyki Burluk.
Ritengono possa divenire una linea di fronte stabile, si sbagliano in quanto il fiume è in secca e non offre un ostacolo in grado di rallentare eventuali gruppi ucraini in avanzata.
Il giorno 9 settembre vede la caduta definitiva di Balakliya, di Shevchenkovo, Yasinovata viene ripresa temporaneamente dai Russi.
A sud di Izium il fronte vede la penetrazione di reparti ucraini che tentano di raggiungere Oskil, ma vengono presto stoppate.
A sud di Krasny Lyman si combatte, ma le truppe russe reggono bene e gli ucraini non avanzano.
Nel pomeriggio arrivano immagini di atterraggi di mezzi MI26, filmati da un noto blogger di informazione militare che segue spesso i conflitti dal fronte, ci spiega che si tratta di forze di rinforzo della Riserva russa, contrassegno con triangolo in un cerchio, soldati professionisti, ben addestrati e altrettanto ben armati.
Colonne di mezzi arrivano nel settore da Belgorod, ma non si conosce la destinazione.
SI crede inizialmente che queste forze possano, se posizionate con tempestività, reggere e stabilizzare un fronte sempre più precario e vasto.
I comandi russi, vista comunque la situazione e l’impossibilità di reggere, devono prendere delle decisioni.
Il 9 avviene la prima riunione del Consiglio di Sicurezza della federazione Russa, per affrontare l’argomento della crisi legata a questa offensiva.
La sera del 9 Kupyansk reggeva ancora.
Arriviamo al giorno 10 di settembre.
Nella notte arrivano degli ordini dai comandi, le truppe russe devono ritirarsi dietro una linea che vede il fiume oskil come nuovo fronte, pertanto le truppe ucraine abbandonano la parte ovest della città e ripiegano su quella est. Stessa cosa fanno altri gruppi russi in altre città più a sud.
Il ripiegamento russo avviene con ordine, sono metodici, li seguono decine di migliaia di ucraini che abbandonano le case, prendono le loro poche cose e partono per la Russia.
Preferiscono andarsene per non rischiare di finire rastrellati e giustiziati come collaborazionisti, Bucha docet.
Le recenti minacce del governo di Kiev, che aveva ordinato a professori e dipendenti statali di non andare a scuola per interrompere l’anno scolastico, regolarmente iniziato il 1° di settembre in barba a loro, li spinge a fuggire, temono la violenza e la repressione dei battaglioni nazisti.
Li conoscono bene.
Purtroppo tra le molte voci incontrollate che arrivano dal settore ci sono anche quelle di interrogatori ed arresti nelle città occupate da Kiev, poliziotti, insegnanti e financo dei medici sarebbero stati portati nelle caserme.
Speriamo vivamente di non dover assistere a nuovi massacri.
Ci preoccupa che nessuno in Occidente muova un dito per fare pressioni su Kiev affinché questa volta tenga a freno i suoi squadroni della morte.
I fronti domani appariranno più chiari e aggiorneremo il resoconto, per ora Izium resta ancora sotto controllo russo, così come Oskil e Krasny Lyman, queste giornate insegnano però che nulla vada dato per sicuro.
La sera del giorno 11, Reuter batte la notizia che i missili russi stanno distruggendo sistematicamente le centrali di trasformazione elettrica lasciando tutto l’est del Paese al buio, ci vorranno lavori lunghi per sostituire i trasformatori, se distruggono quelli di tutto il paese ci vorranno molti mesi per ripristinare l’erogazione della corrente nel Paese.