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Esteri

Chi sta vincendo il conflitto?

al 109mo giorno di guerra tracciamo un primo bilancio con analisi dell’evoluzione del conflitto e motivi della attuale situazione sui fronti, forze e debolezze di entrambi.

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biden e Putin due leader in conflitto.

Aree di crisi nel mondo n. 113 del 12-06-2022

Dobbiamo intanto chiarire che non ci troviamo di fronte ad una guerra scoppiata il 24 febbraio ma ad un conflitto iniziato 8 anni fa.

Compreso questo importante fattore possiamo iniziare ad analizzare l’attuale tendenza.

Otto anni fa la Russia scelse di rispondere ad un appello delle istituzioni della Crimea che chiedevano aiuto per evitare che le autorità golpiste di Kiev inviassero contro di loro i famigerati battaglioni punitivi.

Le truppe russe, già presenti in Crimea per via delle basi navali, e altre unità giunte dalla madrepatria intervennero e nel giro di poche ore presero il controllo della Repubblica autonoma mettendone in sicurezza i confini.

Non ci furono quindi a Sebastopoli le stragi viste a Mariupol, a Odessa, e gli assedi di Sloviansk o Kramatorsk e poi i combattimenti di una guerra civile durata, nella sua fase cruenta, più di un anno.

La Russia però non intervenne nel Donbass come non era intervenuta dopo il massacro di Odessa.

Il 24 febbraio 2022 invece ha scelto di intervenire. Prima che fosse la stessa Ucraina a scatenare un conflitto contro le repubbliche di Donetck e Lugansk, da poco riconosciute ufficialmente dalla Russia.

L’Occidente aveva investito molto in questo conflitto.

Negli otto anni che precedono l’escalation, così come aveva contribuito all’organizzazione ed al finanziamento del golpe di Maidan, le potenze occidentali, principalmente USA e GB usando come tramite Polonia e Repubbliche Baltiche, hanno finanziato e fatto finanziare la ricostruzione dell’esercito ucraino. Dopo le pessime prove del conflitto con le repubbliche DPR ed LPR.

Il processo di formazione del nerbo di un esercito, i sottufficiali e gli ufficiali a tutti i livelli sono stati addestrati direttamente da gruppi della NATO nell’ovest del Paese, presso le basi della regione di Leopoli, dove vi erano alcune basi con presenza fissa di formatori ed addestratori.

I fondi necessari per la ricostruzione bellica sono stati trovati tramite la UE, il FMI ed erogazioni dirette da parte USA. Per ammissione del segretario di Stato Blinken le forniture militari erano iniziate ben prima dell’escalation militare di fine febbraio.

L’Ucraina pur non riuscendo a vendere nemmeno un singolo sistema d’arma a paesi terzi, i suoi modelli di carro ed aerei non trovano clienti da molto tempo, ha trovato quindi le risorse per aggiornare i suoi T64 e T72 ad uno standard superiore sia per le dotazioni dei sistemi sia per la corazza reattiva.

Ha sfornato nuovi mezzi da esplorazione come i Cougar, Spartan (prodotti su licenza canadese),Shrek, Fiona, Hurricane tutti mezzi progettati e sviluppati in questi recenti anni. Senza fondi occidentali non avrebbero mai visto la luce.

I blindati BTR3 ,aggiornamento prodotto in Ucraina sulla base dei BTR sovietici. I Vilcha lanciamissili multipli costruiti a partire dal progetto degli Smersh sovietici.

Non dimentichiamo i DTR4 bucefalo, progettati e prodotti in Ucraina dalla ZhBTZ a partire dal 2016, produzione poi spostata a Zythomyr nell’ovest del Paese.

Perchè l’Ucraina che si trova in condizioni economiche a dir poco disastrose ha investito nel tempo tante risorse preziose in nuovi armamenti?

Il FMI o la UE stessa non sono famosi per prestare denaro senza pretendere tagli alle spese e ristrutturazioni feroci degli apparati statali o dei servizi ai cittadini, come mai hanno permesso invece che una parte consistente delle risorse da loro prestate fosse investita nell’esercito?

La domanda ci impone una riflessione, è stata l’Ucraina a scegliere come spendere i soldi o le è stato imposto come spenderli?

Credo che l Ucraina non sia un paese sovrano, ma che debba rispondere in tutto e per tutto alle sue potenze controllanti, gli USA e la GB che ne dettano l’operato nelle modalità e nei tempi.

Nel febbraio del 2021 l’Ucraina iniziò a spostare decine di migliaia di soldati e migliaia di mezzi verso est, con infiniti treni che caricavano i mezzi e i materiali necessari per il dispiegamento di un enorme esercito a poca distanza dal confine russo, non solo nel Donbass quindi ma a sud verso Odessa e nella regione di Karkov e Sumy a contatto con il confine russo.

Da li è nata la risposta russa, che nel marzo successivo ha iniziato a sua volta un dispiegamento di mezzi analogo a quello ucraino ed in risposta ad esso.

Tale dispiegamento è stato ampiamente evidenziato sui nostri media al contrario di quello ucraino passato sotto silenzio.

A metà aprile si interruppe e il conflitto non scoppiò subito ma i mezzi non tornarono alle loro sedi. Rimasero in loco, nell’ovest del Paese.

Dobbiamo notare che questi mezzi provenissero quasi per intero dalle regioni russe oltre gli Urali, il dato non è secondario.

Lo spostamento di tanti mezzi ci fece preoccupare, temere addirittura che lo scoppio di un conflitto fosse imminente. Invece non era così quell’apparato dispiegato in così breve tempo, da lasciare di stucco persino la NATO, non era nulla a confronto di quanto si mosse a partire da dicembre.

Mentre la diplomazia tentava di spingere l’Occidente, ovvero gli USA, ad accettare un accordo che prevedesse la neutralità dell’Ucraina e lo stop all’espansione della NATO verso est, i preparativi del conflitto procedevano. Centinaia di carri armati, migliaia tenendo presente i blindati, si muovevano sempre da oltre gli Urali verso ovest, assieme a cannoni, camion, cisterne per il carburante, cucine da campo, ospedali mobili, mezzi antiaerei, lanciatori di missili Iskander. Intere squadriglie di caccia, un ponte aereo impressionante spostava materiali da est verso la Crimea e l’ovest del Paese e anche verso la Siria che venne rifornita di ogni tipo di arma che potesse servire nei mesi a venire.

Mezzi delle flotte del nord e del Pacifico si sono spostati sia nel Mediterraneo che nel Mar Nero.

A fine gennaio era tutto pronto. La diplomazia nel frattempo si era arenata di fronte al temporeggiare degli USA e alle provocazioni della GB che firmò un patto di mutua difesa con Polonia e Ucraina.

Forte di queste rassicurazioni l’Ucraina venne spinta a intensificare i bombardamenti contro il Donbass. L’Osce certificò un aumento enorme dell’attività di violazione del cessate il fuoco da parte Ucraina, oltre alla presenza crescente di mezzi proibiti nella zona demilitarizzata. Artiglieria pesante, carri armati, blindati e mortai da 120.

Kiev si preparava all’offensiva. Nell’Occidente si erano diffuse due differenti scuole di pensiero: da una parte si credeva che la Russia intimorita dal dispiegamento di forze della NATO verso est, che avviene da anni, non sarebbe intervenuta come non lo aveva fatto 8 anni prima con una Ucraina enormemente meno preparata di quella del febbraio 2022. L’altra scuola di pensiero invece riteneva che sarebbe intervenuta e avrebbe interrotto il conflitto dopo le prime pesanti perdite subite a causa della preparazione ucraina specifica per affrontare l’esercito russo.

Furono infatti forniti migliaia di mezzi anticarro, migliaia di Manpads, sistemi spalleggiabili antiaereo, droni Bayraktar TBE turchi e relative munizioni. Molti altri sistemi d’arma utili per causare perdite all’esercito russo.

L’Occidente quindi puntava a causare il conflitto con la Russia per separare economicamente Mosca da Berlino.

FASE 1 dell’escalation.

Nella prima e confusa fase del conflitto abbiamo assistito a due anomalie di grande importanza nella strategia russa.

La prima consiste nelle modalità di ingresso nel Paese.

Quattro fronti aperti in un solo giorno. Da nord, verso Kiev. Da est su Sumy e Karkov. Dal Donbass, affidando il compito principalmente alle forze della DPR ed LPR e al gruppo 0 delle forze russe. Da sud penetrando in profondità nel territorio ucraino partendo dalla Crimea, fronte che è stato da subito molto differente rispetto agli altri.

La seconda anomalia è stata l’assoluta mancanza di una campagna aerea preparatoria al conflitto, cosa che ha permesso agli Ucraini di affrontare nelle fasi iniziali l’esercito russo con un dispositivo integro e in perfetta efficienza.

Durante la fase 1 le perdite russe sono state elevate tanto quanto quelle ucraine. In base ad una nostra analisi ciò è dovuto alla parità di fatto dei mezzi dispiegati; alla sostanziale inferiorità numerica russa su tutti i fronti; alla mancanza di coordinamento tra le forze di terra e una artiglieria di copertura a causa, soprattutto nel nord; alla permeabilità delle linee del fronte cosa che impediva di fatto di creare un retroterra sicuro dove dispiegare mezzi antiaerei, artiglieria e sistemi di disturbo elettronico.

Nel nord non è mai stato dispiegato un dispositivo russo richiesto per dare l’assalto alla capitale. Mai.

Lo scopo della presenza russa a nord riteniamo fosse indirizzata al creare una fortissima pressione sui vertici politici e militari ucraini per arrivare ad una resa veloce del Paese ed evitare un lungo conflitto.

Furono avviati da subito degli incontri tra delegazioni russe ed ucraine in Bielorussia per arrivare ad un accordo di pace ma dopo un mese si arenarono.

La presenza russa nel nord del paese cessava quindi la sua ragione d’essere.

FASE 2

Con la fine delle trattative finisce la Fase 1 del conflitto e si passa ad una Fase 2.

La seconda fase vede innanzitutto l’affidamento di tutti i fronti ad un unico comando affidato al Generale d’Armata Alexander Vladimirovich Dvornikov.

Con il comando unificato si ha subito una rivoluzione nel dispiegamento russo.

Perso ogni suo significato, il gruppo delle forze nord viene ritirato e ridispiegato velocemente su altri fronti.

I mezzi d’informazione mainstream occidentali hanno presentato questa operazione come un ritiro ma dal punto di vista militare non è così. Il compito che dovevano assolvere non era militare ma politico. Terminato questo sono state utilizzate altrove, sebbene avessero pagato un conto salato per la loro presenza nel settore senza una adeguata copertura.

I fronti riordinati si presentavano quindi con un sud pacificato e ordinato. Mariupol assediata, e una linea di fronte, sia verso Zaporizie che verso Mikolaev, ben delineata.

Il corridoio di collegamento terrestre tra Crimea e Russia è stato un obiettivo militare di grande pregio e valore.

La riapertura del canale di Crimea, che porta l’acqua alle coltivazioni e alla popolazione, fornitura d’acqua interrotta nel 2014 dagli Ucraini era stato un altro obiettivo di primaria importanza raggiunto.

L’impronta del generale Dvornikov viene velocemente impressa al conflitto. Le forze russe si muovono in maniera del tutto differente.

I fronti assumono una impostazione razionale. Retroterra sicuro. Vie di comunicazione stabili. Rifornimenti assicurati e continui. Buona copertura aerea e ottimizzazione del coordinamento con le truppe di terra sia con i caccia bombardieri d’attacco che con la numerosa artiglieria ben disposta e molto efficace nel tiro.

Vengono ampiamente impiegati i munizionamenti di precisione per l’artiglieria, in special modo i sistemi Krasnopol M da 152mm.

L’uso dei missili di precisione viene indirizzato principalmente verso le vie di comunicazione. Colpendo le sottostazioni elettriche delle ferrovie, diminuendo notevolmente la capacità di spostamento dei rifornimenti ucraini, soprattutto iniziando a demolire le riserve di idrocarburi e la loro capacità di stoccaggio e raffinazione.

Gli Ucraini hanno iniziato a subire questa campagna da fine aprile quando sono drasticamente diminuiti i distributori riforniti di carburanti nel Paese, causando un tracollo anche nella economia del Paese.

Le promesse di porre rimedio alla situazione da parte del governo sono state disattese.

Le vie di comunicazione, ponti stradali e ferroviari sono stati più volte bersaglio dei missili, così come anche i depositi dei rifornimenti di armi occidentali.

I fronti sono ben coperti dalle difese aeree sono dispiegati sistemi di difesa di punto Pantsir Strela Tor M2, di medio raggio Buk M2 ed M3, di lungo raggio S300, S350 ed S400 che forniscono copertura anche contro i droni turchi Bayraktar, ne sono stai ormai abbattuti più di 100 le continue forniture di Ankara durano pochissimo e non causano problemi agli schieramenti russi.

Le forniture aeree della NATO hanno permesso all’Ucraina di avere disponibili dei mezzi. Sono stati forniti i caccia ex sovietici ancora presenti in Polonia ed in altri paesi ex Patto di Varsavia ma anche questi erano limitati e non permettono a Kiev di recuperare il controllo nemmeno di una parte dello spazio aereo tant’è che di recente un volo cargo AN-26 tentò di atterrare a Odessa, che è lontana dai fronti, proveniente forse dalla Romania, ma è stato abbattuto.

La guerra elettronica è molto presente sui vari fronti. Un recente articolo su un quotidiano USA lamentava ad esempio, che i piccoli droni Swichblade 30 e 60, forniti con generosità dagli USA all’Ucraina, non lavorassero bene in ambiente ad elevata intensità di guerra elettronica, dove i segnali del GPS sono inutilizzabili e dove a quanto pare perdono l’orientamento non andando a colpire i bersagli e non individuandone.

Gli stessi sistemi ATGM Nlaw, Javelin e molti altri forniti non sono più troppo utili in quanto i mezzi corazzati si muovono ora in coordinamento con le truppe di terra e dopo abbondante bombardamento di artiglieria sulle posizioni nemiche, pertanto arrivano sul posto con le forze ucraine già decimate.

La tecnica di volo dei caccia SU-25, ampiamente operativi sui fronti, sebbene vetusti, è mutata nel corso del conflitto.

Una volta giunti in zona nemica, i caccia non procedono più a volo radente e lineare, ma iniziano una lunga ed infinita serie di virate, si dirigono sul bersagli utilizzando molto più tempo, ma questa serie di virate continue, cambi di quota e direzione, impedisce ai sistemi Manpads di acquisire il bersaglio e di arrivare su di esso con una traiettoria ottimale per colpirlo, Le perdite di caccia russi si sono ridotti al lumicino.

Stesso dicasi per gli elicotteri d’attacco usati molto di notte e utilizzando contromisure di volo simili a quelle dei caccia.

In queste condizioni nemmeno i modernissimi sistemi Starstreak britannici si sono rivelati efficaci o determinanti contro i caccia o gli elicotteri russi.

Le perdite di mezzi ucraine

In questi due mesi ,come abbiamo osservato, sono diminuite molto le perdite russe sia di mezzi che di soldati e sono aumentate invece quelle ucraine, colpite dalle artiglierie russe in profondità, sui fronti avanzati, nelle retrovie profonde grazie ai missili di precisione.

A tal proposito è interessante osservare come la stampa nostrana dia per esauriti i missili di precisione russi da almeno due mesi, mentre in realtà questi arrivino quotidianamente sui bersagli.

Di recente un articolo russo presentava le capacità di produzione giornaliera di sistemi missilistici di precisione. Dando come cifra il numero di circa 40 missili prodotti al giorno in tempo di guerra, che stavano aumentando a 50, in tempo di pace invece la produzione era di circa 20 pezzi giornalieri, produzione che però occorre comprendere che fosse in corso da almeno dieci anni.

I missili di precisione russi sono ben lungi dall’esaurirsi.

Costano, quello sicuramente, mentre i proiettili di artiglieria, prodotti in epoca sovietica ed ancora utilizzabili, non costano nulla o quasi.

L’Ucraina ha perso due enormi depositi di armi e munizioni durante la fase due, uno a Kherson, ed uno presso Balaklija, quest’ultimo davvero enorme.

In questi due mesi e mezzo i comandi Ucraini hanno trasferito diversi reparti da nord verso i fronti più attivi, utilizzandone molti nell’offensiva su Karkov, operazione buona per l’immagine, ma inutile dal punto dii vista strategico, oltretutto hanno perso molti mezzi in questa fase.

La strategia ucraina è improntata nel resistere ad ogni costo contro il nemico senza cedere nulla se non costretti. Si tratta in fondo della stessa strategia seguita dai tedeschi dopo lo sbarco alleato in Normandia. Gli alleati avevano armamenti superiori, la copertura aerea, più armamenti, più carri e più munizioni e mezzi per spostarsi. Il Generale Rommel chiedeva l’autorizzazione a ritirarsi per ridurre i fronti e colpire in maniera più efficace le forze avanzanti ma ricevendo da Hitler il rifiuto categorico a retrocedere dovette accettare un numero di perdite in uomini e mezzi estremamente elevata che rallentò nelle fasi iniziali il nemico, ma dopo qualche mese causò il collasso della capacità tedesca di resistere.

Allo stesso modo gli Ucraini hanno continuato a sostenere i fronti inviando continuamente rinforzi dopo i reparti dell’esercito hanno inviato le milizie territoriali, sebbene non potessero farlo, ora Zelensky ha firmato un decreto che lo consente, così facendo hanno sostenuto la tenuta, ma hanno anche logorato enormemente la lor capacità di mobilità. Hanno perso moltissimi blindati, moltissimi carri armati. Usano spesso auto civili. I reparti si lamentano chiedendo di avere supporto dai carri e non lo ottengono. Non sanno che ne restano pochissimi. Stanno impiegando voracemente al fronte i 234 carri T72 polacchi arrivati, ma sono stati equipaggiati con corazza reattiva dagli stessi ucraini, ne erano privi. Non hanno i sistemi aggiornati dei loro carri precedenti e gli ultimi non li hanno potuti nemmeno proteggere con delle corazze, forse non ne hanno più o non ne hanno avuto il tempo.

Stanno ricevendo anche caccia bombardieri SU25 e Mig 29, ma li perdono con una velocità incredibile, escono per missioni in ambiente saturo di difese aeree moderne, non dei MANPADS, e quei piloti, che non esito a definire davvero coraggiosi, trovano il loro destino poco dopo il decollo.

Questi caccia provengono probabilmente da aiuti esterni all’Ucraina, sotto forma di pezzi di ricambio, motori, o addirittura aerei in parte smontati e riassemblati in loco ribrandizzandoli come ucraini.

La mancanza di blindati si fa cronica. Sempre più di frequente si vedono colonne di mezzi ucraini condotte magari da uno o due Cougar ma dietro ci sono camion da muratori, utilitarie o auto di varia grandezza ma tutti mezzi civili, ad ogni raffica di fucile d’assalto queste auto diventano dei groviera e con loro anche i passeggeri.

Ci si sarebbe attesi un cambio di strategia da parte Ucraina ed invece no, hanno insistito imperterriti.

Otto giorni fa presso Sjeverodonetck hanno tentato una controffensiva, sono state usate molte truppe, anche mezzi e artiglieria di appoggio, sono riusciti a far arretrare di un po’ i Russi, questo ha fatto scrivere articoli di giubilo ai loro sostenitori, che ne hanno parlato anche nei TG ma i Russi non seguono le direttive ucraine. Non difendono metro su metro, loro arretrano, colpiscono gli attaccanti e arretrano ancora e colpiscono di nuovo, con le artiglierie o i caccia, causano gravi perdite agli attaccanti finché questi non riescono a proseguire, si fermano, e dopo poco, un giorno ,massimo due, devono forzatamente ripiegare.

Così è successo in questi otto giorno, gli Ucraini hanno perso nuovamente il terreno faticosamente riconquistato a costo di perdite elevatissime ed ora perdono anche le posizioni che avevano prima della controffensiva.

Solo dei pazzi fanatici mandano alla morte così i loro soldati.

Sta accadendo la medesima cosa su altri fronti. Entro breve la capacità ucraina di reggere le attuali posizioni verrà meno e dovranno ripiegare, a seconda della capacità residuale di combattere vedremo se i Russi vorranno avanzare ad oltranza o fermarsi entro certi obiettivi per loro essenziali.

Le sanzioni economiche.

Al momento la Russia è il Paese più sanzionato al mondo, che danni sta subendo?

Sta subendo pochi danni finora. Le entrate del Paese volano. In pochi mesi da inizio hanno ha incassato più che in tutto l’anno passato.

https://www.avvenire.it/economia/pagine/italia-importazioni-russia-aprile-2022

Il rublo si è rafforzato a tal punto che la banca centrale russa è intervenuta più volte per rallentarne la corsa, abbassando i tassi di interesse.

La Russia ha una tale riserva di valuta pregiata da non aver problemi a pagare i titoli del debito in scadenza e finora ha sempre evitato quel default che i nostri governi e la UE in particolare davano per certo già a marzo. Stiamo ancora aspettando.

I prezzi del petrolio e del gas stanno garantendo loro enormi profitti, delle sanzioni anche sulle navi, sembrano nemmeno accorgersene.

Il loro soft power sta portando nuovi consensi alla Russia, consegnano navi di frumento a Paesi africani bisognosi, impossibilitati a procurarsi i prodotti agricoli come il grano, NON per la penuria dello stesso, ma per i costi elevati, a causa anche dei nostri accaparramenti.

L’India è stata spinta a bloccare le esportazioni proprio per la tendenza dei produttori a venderlo ai paesi ricchi anziché sui mercati interni.

Le loro materie prime hanno mercato ,se noi non compriamo da loro , ma offrendo di più compriamo da altri, creiamo per la Russia nuovo mercato.

Loro vendono a sconto, basti osservare le importazioni di greggio russo comprato dall’India, mai così alte.

https://greenreport.it/news/energia/le-esportazioni-di-petrolio-russo-in-india-sono-aumentate-di-25-volte-in-un-anno/

In breve tempo reinvestiranno questi enormi profitti, oltre che per sostenere la guerra, anche per creare nuove imprese nei settori da cui dipendono maggiormente dall’Occidente ed in breve sopperiranno alle loro carenze.

Noi invece stiamo andando incontro ad aumenti di prezzi insostenibili sia sui generi di prima necessità che sui beni energetici. Perderemo competitività sui mercati a favore degli asiatici ci impoveriremo mentre loro prospereranno.

No, le sanzioni non sono state una buona idea.

Le Materie prime esportate dalla Russia non sono solo energetiche ma riguardano anche minerali rari nel mondo che occorrono anche all’industria bellica statunitense.

https://it.insideover.com/difesa/perche-gli-stati-uniti-potrebbero-restare-a-corto-di-armi.html

https://it.insideover.com/politica/gli-usa-fanno-scorta-di-minerali-rari-temendo-il-monopolio-cinese.html

I maggiori fornitori di antimonio necessari per alcuni sistemi d’arma sono Cina e Russia, non si mette bene per Washington che ora cerca dei sostituti sui mercati.

Chi sta vincendo il conflitto?

Se ci dovessimo porre la domanda su chi stia vincendo questo conflitto, una volta esaminati i dati in nostro possesso, non possiamo che dire che stia vincendo la Russia, non solo sul piano militare, ma soprattutto su quello economico.

Questa escalation ha infatti dimostrato senza possibili dubbi, che il Mondo non è affiancato all’Occidente, anzi, che l’unipolarismo statunitense, sul quale si sono crogiolati per 30 anni in cui hanno commesso ogni genere di nefandezze, è finito per sempre.

Un nuovo mondo sorge sulle ceneri del vecchio, ancora non sappiamo bene che caratteristiche avrà ma non sarà nulla di ciò che abbiamo conosciuto in passato.

L’Unione Euro-Asiatica è destinata ad influenzare il futuro del pianeta e siamo solo agli inizi di questo cambiamento epocale.