Esteri
La resa dei neonazisti dell’Azov
La situazione complessa del conflitto tra Russia e Ucraina (occidente) vista nel periodo che va dal 8 al 22 di maggio, seguite i video per maggiori ragguagli
Aree di crisi nel mondo n. 110 dal 15-5-2022 al 22-5-2022
Il discorso del Presidente Putin del 9 maggio 2022
Tradizionale appuntamento dei festeggiamenti per la grande Guerra Patriottica. Il discorso del Presidente Putin era molto atteso. Attorno a questo appuntamento si è sviluppata una certa speculazione mediatica nei giorni che l’hanno preceduto: chi diceva che avrebbe dichiarato guerra, chi che avrebbe minacciato rappresaglie nucleari. Nulla di tutto questo si è verificato.
Nel solco della tradizione, ha ricordato il sacrificio e l’eroismo dei popoli sovietici che sconfissero il nazismo pagando un costo immane.
Ha fatto accenno ai sacrifici odierni e alle necessità di garantire la sicurezza del Paese.
Toni pacati e adatti al momento come nella sua tradizione.
Versione integrale del discorso:
“Cari cittadini russi, cari veterani, soldati, marinai, sergenti, maggiori, sottotenenti e marescialli, ufficiali, generali, ammiragli vi porgo i miei auguri per il giorno della grande vittoria in difesa della Patria, quando si è deciso il suo destino e con questi profondi sentimenti di profondo patriottismo, proprio sul campo di Borodino, i nostri compatrioti hanno lottato a Leningrado, a Mosca, a Stalingrado, a Minsk, a Kursk, a Sebastopoli, a Kharkov, a Smolensk, proprio come oggi, in questi giorni voi combattete per il nostro popolo in Donbass per la sicurezza della nostra Patria: la Russia. Il 9 maggio del 1945 è una data che rimane eternamente nella storia come un trionfo del nostro popolo unito, sovietico, la sua potenza, la sua coesione, il suo atto di eroismo sul fronte e a casa.
I cari di tutti noi, i nostri parenti erano al fronte non c’è una famiglia in Russia i cui parenti non abbiano combattuto nella Grande guerra patriottica e in questo giorno i nipoti, i pronipoti e i parenti di tutti coloro che lottarono tengono vicino le foto di coloro che lottarono e anche di coloro che rimasero giovani e dei veterani che ci hanno lasciati. Noi siamo orgogliosi del coraggio delle nostre profonde generazioni, delle nostre lontane generazioni e ringraziamo per sempre coloro che hanno distrutto il nazismo e che sono riusciti a vincere perché non si ripresentasse mai più una guerra mondiale.
La Russia ha sempre fatto in modo che esistesse un sistema di sicurezza uguale e indivisibile, proprio che sia quello della Comunità internazionale, nel dicembre dell’anno scorso abbiamo chiesto di concludere un accordo per le garanzie di sicurezza, abbiamo cercato di aprire un dialogo sincero per cercare delle decisioni e prendere delle decisioni di compromesso che andassero bene per tutti, era tutto molto semplice, gli altri Paesi non hanno voluto ascoltarci perché loro avevano proprio altri piani, piani che abbiamo visto, è iniziata un’operazione punitiva nel Donbass, un tentativo di distruggere le nostre terre inclusa la Crimea, Kiev ha parlato della possibilità di riprendere armi nucleari ed è iniziato quindi un sistema militare che minacciava i nostri territori e questo creava una minaccia per noi assolutamente inaccettabile, proprio vicino ai nostri confini, tutto diceva che lo scontro con i neonazisti, con i seguaci di Bandera, che gli Stati Uniti e i suoi accoliti su cui puntavano non era possibile accettarla, lo ripeto, abbiamo visto come hanno iniziato a lavorare sulle infrastrutture militari, hanno cominciato a fornire regolarmente armi pericolose attraverso i Paesi della NATO e giorno dopo giorno la situazione peggiorava, la Russia si trovava potenzialmente sotto un’aggressione, era necessario prendere una decisione unica che non poteva assolutamente essere inevitabile, quella di difendere il nostro Paese.
Gli Stati Uniti d’America soprattutto dopo lo smembramento dell’Unione Sovietica hanno parlato della loro eccezionalità, umiliando non soltanto tutto il mondo ma anche i suoi satelliti che devono fare come se non notassero nulla e tutto questo continua, ma noi siamo un altro Paese, la Russia ha un altro carattere, noi non rifiutiamo mai l’amore verso la nostra Patria e le nostre tradizioni, la cultura, il passato delle nostre generazioni, dei nostri avi, abbiamo valori che sono esistiti per secoli e che si è tentato di eliminare e questa degradazione è quello che in passato ha portato alla Seconda guerra mondiale, la russofobia, la ridicolizzazione della memoria delle vittime, tutti coloro che hanno sofferto e hanno raggiunto la vittoria, di fatto è stato anche vietato a veterani americani che volevano venire alla parata in passato, è stato vietato di venire, ma noi continuiamo a dare valore al vostro contributo, alla nostra storia, tutti i francesi, gli americani, tutti coloro che in passato, i partigiani, i cinesi, tutti coloro che nella Seconda guerra mondiale hanno dato il loro contributo a questa vittoria.
Oggi nel Donbass, le Forze armate russe insieme ai rappresentanti del Donbass stanno lottando per il loro territorio, proprio in quel luogo dove i nostri eroi della Grande guerra patriottica: Nicolaj Vatutin, Sidor Kovpak, Lyudmila Pavlichenko, tanti altri hanno lottato, adesso voglio rivolgermi alle nostre Forze armate e a tutti coloro che lottano nel Donbass voi state lottando per la Patria, per il suo futuro e affinché nessuno dimentichi le lezioni della Seconda guerra mondiale, perché nel mondo non ci sia posto per i nazisti e per i punitori, oggi abbassiamo la testa di fronte alla memoria di tutti gli eroi che hanno lottato nella Grande guerra patriottica e la memoria ai loro figli, padri, figlie, madri, nonni, mariti, mogli, fratelli, sorelle, parenti, amici, noi chiniamo il capo davanti alla memoria dei grandi eroi che lottarono e anche a coloro che sono stati bruciati vivi a Odessa nel 2014 e a tutti i civili che sono morti sotto i colpi barbari dei neonazisti, noi chiniamo il capo davanti a tutti i nostri combattenti, che hanno perso la vita per difendere la Russia e chiedo un minuto di silenzio. Cari compagni, la morte di ogni nostro soldato e ufficiale è un dolore per tutti noi ed una perdita incommensurabile per tutti i suoi cari, per lo Stato, le Regioni, le organizzazioni civili e le aziende fanno di tutto per aiutare quelle famiglie, per sostenerle e garantiamo un supporto particolare ai bambini e ai soldati feriti e auguro a tutti i soldati e gli ufficiali feriti di guarire presto e voglio ringraziare i medici, tutto il personale sanitario degli ospedali, le infermiere, gli infermieri, per il loro grande valore, grazie perché voi lottate per ogni vita, spesso anche sotto i colpi, dimenticando voi stessi.
Cari compagni, oggi qui sulla Piazza Rossa, fianco a fianco stanno soldati ed ufficiali di molte regioni della nostra immensa Patria, anche coloro che sono stati, che sono tornati proprio direttamente dal Donbass, proprio dove si svolgono i combattimenti. Noi ricordiamo come i nemici della Russia hanno cercato di usare contro di noi le bande del terrorismo internazionale e di creare un’inimicizia, anche spirituale, e di distruggerci, ma non ci sono riusciti, oggi i nostri combattenti di diverse etnie, insieme ai militari, stanno lottando insieme come fratelli ed in questo sta la forza della Russia, la grande forza del nostro popolo multietnico. Oggi voi difendete ciò che hanno difeso i vostri padri, nonni e bisnonni e loro hanno sempre lottato per il benessere e la sicurezza del nostro Paese e noi oggi dai nostri avi come loro discendenti dobbiamo garantire e supportare l’indipendenza della Russia. Chi ha distrutto il nazismo nella Grande guerra patriottica ci ha mostrato eroismo per sempre, questa è una generazione di vincitori e noi punteremo e alzeremo sempre il nostro sguardo a loro. Per la Russia! Per la vittoria! Urrà!”
Tutto il resto della cerimonia si è svolta come le precedenti. Non si segnala alcuna variazione dovuta alla guerra ne nei tempi, ne nelle modalità. I personaggi presenti erano quelli attesi ed hanno ricoperto il ruolo solitamente svolto in ognuna delle precedenti occasioni.
Qui la parata.
Sanzioni e guerra
I dati economici legati all’andamento delle sanzioni si presentano in maniera alquanto preoccupante. Per noi.
L’economia russa sta letteralmente volando. Non solo non appaiono i problemi occupazionali che ci spiegavano sarebbero arrivati per loro i nostri “esperti”, anzi, pare rallenti la nostra economia frenata dal rialzo enorme dei costi energetici e delle materie prime.
I recenti rapporti sul disavanzo commerciale russo ci prospettano un paese con una economia sana. Minimo risulta essere il minor consumo elettrico, indice di una possibile riduzione della produzione industriale. Significa che non vi è alcun calo significativo.
Le entrate di cassa sono più che doppie rispetto allo scorso anno, a fronte di una lieve minor vendita di prodotti petroliferi, ampiamente compensati dal prezzo assai aumentato.
https://www.economist.com/finance-and-economics/2022/05/07/russias-economy-is-back-on-its-feet
A riprova di questo possiamo esaminare l’andamento della moneta russa, il Rublo. Scesa ai minimi sul dollaro ad inizio conflitto, 1 dollaro per 160 rubli, è risalito di continuo da allora portandosi addirittura sui massimi livelli degli ultimi anni e scendendo al di sotto del cambio della soglia dei 70 rubli prima e 65 poi toccando il punto di 62,8 rubli per un dollaro, performance che le ha consegnato il titolo di miglior moneta dell’anno finora.
L’inflazione nel paese cresciuta inizialmente a causa delle sanzioni e del crollo della valuta, ora sta rallentando in maniera vistosa, riportandosi attorno al 6% su base annua, in linea con gli anni passati. Mentre da noi sta crescendo e si attesta ancora sopra il 7% ben al di sopra degli anni precedenti, con punte di incremento maggiori sui generi di prima necessità, come avrete avuto modo di verificare sulle vostre tasche.
Stiamo uccidendo la nostra economia, lo stiamo facendo sapendo di farlo. Qualcuno inizia a chiedersi se la classe dirigente ne sia conscia, si è mosso persino la tessera numero uno del PD Carlo De Benedetti che si sta ponendo serie domande sulla linea seguita.
Anche all’estero si muove qualcosa. La Francia appare una voce di critica, molto flebile ma rompe il muro di feroce e ottuso euro atlantismo che ci sta uccidendo.
Dopo la rielezione Macron appare meno pavido ma mai abbastanza incisivo come lo furono i suoi predecessori illustri, non tutti, mi riferisco ai grandi Mitterand e Chirac, che sempre seppero prendere scelte difficili, contro gli interessi USA e in favore degli interessi della Francia e dell’Europa.
Oggi l’insignificante Von der Leyen si fa dettare l’agenda da Washington in preda ad un delirio di servilismo che ci porta dritti verso la scogliera come se inseguissimo il pifferaio magico.
Anche nel Parlamento tedesco il malcontento della popolazione e del settore industriale fa breccia attraverso la Die Linke e la sua rappresentante Sahra Wagenknecht che inchioda il governo alle sue responsabilità anche per l’invio di armi nel conflitto.
Ho sentito Giuseppe Masala, economista, scrittore e editorialista de l’Antidiplomatico a proposito dei dati attuali sia per quanto riguarda la Russia sia per quanto riguarda le prospettive dell’Unione.
Ne è emerso un certo allarme per una possibile crisi alimentare causata dalla riduzione delle esportazioni di cereali che scatenando una corsa all’accaparramento ne sta determinando un aumento dei prezzi e per alcuni Paesi potrebbe mancare addirittura.
Situazione sui fronti in Ucraina.
Karkov
Rallenta l’offensiva ucraina su Karkov, arenatasi sulla sponda del fiume Serverski Donetck. Non sono stati fatti ulteriori guadagni da parte loro in questa settimana.
Lyman
Più a sud si segnalano le offensive in corso da parte russa su Lyman. Dove le posizioni russe trovano forte resistenza ma procedono comunque con piccoli guadagni giornalieri.
Sieverodonetsk dove due giorni fa è iniziata una forte azione offensiva russa alla periferia della cittadina, dal settore di Rubizne acquisito la settimana scorsa.
Popasna
Lo sfondamento di Popasna che sta portando buoni vantaggi tattici ai russi. Costringendo al richiamo su Artemisk di molte forze ucraine per tentare di arginare il pericolo di una avanzata massiccia nelle retrovie, con annessa chiusura in sacca di un ampio settore di fronte e di migliaia di soldati ucraini trincerati ed immobili.
Donetck
Scendendo ancora a sud verso Donetck, incontriamo un altro sfondamento russo. Il fronte ucraino ha ceduto poco a nord della roccaforte Adveevka e le truppe russe sono arrivate a prendere il controllo del piccolo villaggio di Novokalinovo, da dove controllano ora la ferrovia che porta rifornimenti ad Adveevka.
A Donetck sono intanto caduti altri missili sulle strutture civili causando altri morti tra la popolazione nel silenzio complice dei media mainstream.
Mariupol
L’azovstall, acciaieria occupata dagli ucraini, è ancora circondata dalle forze russe, che hanno occupato delle colline di sedimenti con uno sbarco dal mare, e stanno ora iniziando l’ingresso nella struttura da est, occupando una prima fila di edifici e strutture all’ingresso dell’area industriale.
Nelle ultime ore si segnala un pesante uso di ordigni incendiari alla termite, usati per costringere nel sottosuolo gli occupanti e permettere un posizionamento russo.
Palestina
SI segnala l’assassinio della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh ( https://it.wikipedia.org/wiki/Shireen_Abu_Akleh ) avvenuto durante una incursione armata israeliana nel campo di profughi palestinesi di Jenin nei territori occupati della Cisgiordania.
Chiaramente è stata uccisa dai soldati israeliani ma non mi pare di aver ascoltato voci di condanna da parte della comunità internazionale o dei media, meno che mai da parte della nostra classe politica, tanto sensibile nel condannare le violazioni di sovranità e le azioni belliche solo quando commesse da alcuni.
Si segnala oltretutto il vergognoso scempio del funerale della giornalista macchiato da ulteriori violenze della polizia del regime di Telaviv.
Fronti ucraini dal 15-5-2022 al 22-5-2022
Grande attenzione si è rivolta durante questa settimana allo sfondamento di Popasna, effettuato dalle truppe russe.
Nelle mappe si possono osservare i cambiamenti del fronte, con una notevole espansione delle aree sotto diretto controllo russo.
Nelle zone dove sono presenti trincee ucraine, ai russi è bastato aggirarle e passare oltre per renderle del tutto inoffensive.
Due giorni di attesa e bombardamenti con artiglieria hanno causato notevoli perdite alle truppe ucraine che alla fine si sono arrese, nessuno poteva rifornirle di acqua o munizioni per cui la resa è stata una diretta conseguenza logica.
Un primo allargamento verso ovest è stato poi seguito da una cattura di obiettivi a nord, consolidando il fronte su alcuni villaggi quali: Lamishevack, oggetto di contesa, Viktorovka, Lypovo, Vasilovka, Nyrkovo, ormai sotto controllo russo.
Questi villaggi stanno costituendo il consolidamento russo, alcuni sono contesi, ma se le truppe di Mosca concluderanno l’opera, potranno operare in maggior sicurezza ed allargarsi ulteriormente alle spalle delle due città di Severodonetck e Lisichansk, capisaldi di un intero settore.
Teoricamente sarebbe anche possibile un loro accerchiamento se il fronte russo dovesse riuscire a spostarsi ad ovest fino a ricongiungersi con quello Ozerne, oltre il fiume Severski Donetck, che dista 26 Km in linea d’aria.
Difficile al momento pronosticare un simile sviluppo, di certo gli Ucraini avranno inviato qui quanto possono per tentare di rallentare l’avanzata russa.
In questi due giorni ad esempio si registra una intensa attività di artiglieria pesante di Kiev, stanno usando gli M777 con il munizionamento excalibur di alta precisione fornito loro dagli USA e coordinato con il volo dei droni ma è anche acclarato che stiano perdendo questi preziosi pezzi a seguito dell’impiego russo di attivo fuoco di controbatteria da un lato e dell’aviazione dall’altro.
Dopo la resa dei circa 1500 soldati ucraini che difendevano le trincee tra Troyske e Novozvanovka, ora si attende di conoscere le scelte di quelle migliaia che sono praticamente chiuse da una morsa tra Donet’ky e Zolote, queste non possono più ricevere rinforzi, rifornimenti e munizioni, su di loro sono già stati fatti piovere volantini con istruzioni per le procedure di resa sicura.
Se cederanno, il prossimo obiettivo russo sarà il perno difensivo ucraino di Hir’ke, una cittadina che devono conquistare per forza al fine di procedere alle spalle di Lisichansk.
Karkov
L’offensiva ucraina si è esaurita per ora.
Nei giorni scorsi, una controffensiva russa ha bloccato gli ucraini e fermato l’avanzata di Kiev allontanando le sue truppe dal confine russo, inoltre con la riconquista di Rubizne hanno chiuso in una piccola sacca alcune forze ucraine di cui non si conosce l’attuale stato.
Da quel giorno il fronte è rimasto stabile.
Mariupol
Con la resa di tutte le forze ucraine ancora presenti nell’area industriale dell’Azovstal, la città era libera da tempo, si conclude anche l’ultima campagna militare sulle rive del mare d’Azov, che ora diviene per intero un mare interno della Russia.
2439 sono i prigionieri ucraini arresisi alle forze di Mosca, resa incondizionata motivata dalle condizioni ormai impossibili da sopportare per le truppe circondate in questo settore ed impossibilitare dai bombardamenti a posizionarsi all’esterno per combattere.
Seguendo una precisa strategia di attesa e logoramento, i Russi non hanno dato l’assalto al complesso siderurgico ma hanno semplicemente atteso che arrivassero al limite della sopportazione e si arrendessero.
È stata una delegazione di 10 soldati la prima ad arrendersi, hanno comunicato ai comandi russi che si facevano portavoce di altre centinaia di loro disposti ad arrendersi.
Il promo gruppo che è giunto arrivava a quasi 800 soldati tra i quali oltre 50 erano feriti gravi o gravissimi, tenuti in condizioni inumane dai loro comandanti.
Si profila contro di loro una serie di crimini di guerra contro i propri sottoposti oltretutto per le condizioni in cui hanno tenuto i feriti causando aggravamenti, sofferenze indicibili, amputazioni per infezioni e morte di molti di questi che avrebbero potuto essere curati per tempo se consegnati da feriti al nemico, come previsto oltretutto dalla convenzione di Ginevra all’art. 15.
L’ostinazione nel rifiutare la resa, anche solo dei feriti per garantire loro il miglior trattamento medico, rappresenta un chiaro indice del fanatismo e della follia che ormai alberga nei comandi ucraini e che ben rappresenta i deliri nazisti di cui sono pregni.
Molti soldati che vengono perquisiti hanno sui loro corpi il segno di questo fanatismo, svastiche, rune, simbologia nazista di ogni tipo ben tratteggiata con inchiostri indelebili e che ne permette oggi la loro identificazione. Questi sono gli appartenenti ai battaglioni Azov e altri, formatisi nelle scuole neonaziste, resi fanatici da un addestramento specifico che ha dato loro anche una nuova religione basata su mitologia norrena.
Sembra una follia nel XXI secolo ma il richiamo è diretto alla storia interna delle Schutzstaffel
e del loro misticismo e culto esoterico è immediato (“Thule-Gesellschaft” https://tesi.eprints.luiss.it/8613/1/saltini-tesi-2012.pdf ).
Tutti gli appartenenti a questi gruppi neonazisti sono stati o verranno identificati. I prigionieri di guerra sono stati inviati a campi di detenzione, generalmente carceri dove trascorreranno il periodo del conflitto o, nel caso dei soldati di truppa, potranno eventualmente essere scambiati. Sono già molte migliaia i prigionieri di guerra ucraini nelle mani dei russi, ma per i neonazisti il destino sarà differente. Il comando russo si è espresso ancora oggi ribadendo che i prigionieri dell’Azovstal NON sono da ritenersi scambiabili con altri prigionieri per il momento.
Quindi il racconto, l’ennesimo, ucraino che rappresentava la resa come un accordo per arrivare ad uno scambio è stato del tutto smentito.
La resa è stata un fatto interno ai soldati circondati e non un comando impartito da Kiev, che ha invece dovuto far buon viso a cattivo gioco.
Situazione generale
Dato che persino dei commentatori occidentali generalmente filo-ucraini stanno modificando il loro giudizio rappresentando più realisticamente le condizioni dell’esercito di Kiev, che sta già perdendo velocemente anche i carri polacchi inviati sui fronti, pare ne abbia già persi una 40 ina sul complessivo numero di 234 in una sola settimana, le capacità di risposta sembrano scemare man mano che il tempo trascorre.
Le forniture militari come i carri, i vecchi blindati M113, i pezzi di artiglieria, possono rallentare in qualche modo i Russi, ma non fermarli.
Pertanto non modifico il mio giudizio complessivo sull’andamento del conflitto che ritengo vedrà prevalere le truppe di Mosca sulle potenze occidentali che agiscono per tramite delle truppe ucraine.