Esteri
Crisi Russia USA-Lo scenario tattico sta mutando
Come i media stanno influenzando l’opinione pubblica, la diplomazia in corso, la situazione tattica degli schieramenti, la ripresa dell’attività di artiglieria sui fronti del Donbass.
di Stefano Orsi
Un’altra settimana di questa difficile e lunga crisi tra Russia e USA.
L’ucraina non è che un mezzo tirato tra i due.
Il campo di gioco dove esercitano il loro potere.
L’una e l’altra parte si stanno combattendo mediaticamente, l’una utilizza i media occidentali, l’altra quelli della sua parte.
Il fine è sempre uno, prevalere sull’altro e portare a proprio vantaggio la situazione.
Cosa è successo questa settimana.
Una nuova carrellata di capi di stato è arrivata a Mosca per le trattative e mediazioni finalizzate al trovare un punto di incontro tra le esigenze di sicurezza russe e la posizione intransigente degli USA.
Martedì è stato il turno del Cancelliere tedesco Scholz.
È stato da subito evidente che la Russia attendesse con ansia questo incontro.
Il cancelliere si è recato a deporre una corona di fiori sulla tomba del Milite Ignoto, un momento di grande valore simbolico visto il passato tedesco e quanto sia costato al popolo sovietico (27 milioni di morti).
Il Cancelliere ha poi incontrato il Presidente Putin, anche lui al lungo tavolo bianco con distanziamento a causa del mancato tampone PCR, rifiutato da Scholz su indicazione dei suoi servizi segreti.
Colloquio cordiale che ha visto Putin non utilizzare la cuffia dell’interprete per ascoltare le parole di Scholz.
La cosa è stata da lui ostentata, al fine di ricordare il suo passato servizio come ufficiale del KGB presso Dresda, servizio durato 5 anni, dal 1984 al 1989 – con la riunificazione e la caduta del muro di Berlino, gli agenti sovietici lasciarono la Germania est.
Scholz ha parlato dell’importanza di mantenere aperta la porta del dialogo per trovare una soluzione alla crisi.
Il giorno prima, durante un summit con il Ministro della difesa Shoigu, era stato annunciato a Putin che gran parte degli obbiettivi delle esercitazioni in corso in Bielorussia e Crimea erano stati raggiunti. La mattina del giorno successivo, poco prima che arrivasse il Cancelliere tedesco, era stata diffusa la notizia dell’inizio del rientro in Russia di alcuni reparti inviati in Bielorussia per svolgere le esercitazioni.
Ovviamente i tempi erano studiati per dare lustro all’importante visita del capo del governo di Berlino.
Molti media occidentali, fraintendendo la situazione, annunciavano l’inizio del ritiro russo.
Niente di più sbagliato.
Shoigu, occorre sempre pesare con attenzione le sue parole, aveva annunciato il rientro di alcuni reparti che avevano completato i loro compiti e solo quelli impegnati in Bielorussia, non di altri.
Che non solo non si sono mossi, ma anzi in questi giorni sono stati via via avvicinati ai confini ucraini.
Scholz, quindi, è stato trattato con grande attenzione in Russia, come già prima di lui il Ministro degli Esteri Annalena Baerbock.
Nella conferenza stampa finale, il Presidente Putin è stato rispettoso della figura del cancelliere presente e non si è lasciato andare come in occasione della visita di Macron, anche il cancelliere ha ribadito che non vi possa essere pace stabile in Europa se non si terrà contro delle esigenze di sicurezza della Russia.
Scholz rincarava le dichiarazioni di apertura spiegando che l’adesione dell’Ucraina alla NATO non fosse ancora nemmeno all’ordine del giorno, aggiungendo che, finché ci sarà lui, non verrà nemmeno discussa.
Gli interessi comuni tra alcuni Stati europei e quelli in contrasto con gli USA.
Gli interessi comuni che legano Berlino a Mosca sono evidenti.
Gran parte dei loro comparti industriali non sono in concorrenza ma si completano, l’enorme potenziale produttivo e tecnologico tedesco copre tutti i settori di cui è carente la Russia che però dispone di immense risorse, proprio quelle che più mancano ai tedeschi.
La grande partita per i Paesi Europei più industrializzati, come Germania, Francia e anche Italia, si gioca con gli USA per gli interessi contrastanti.
Gli USA vorrebbero imporre il blocco delle forniture di gas e petrolio dalla Russia alla UE, e sostituirsi ad essa, con prodotti però estremamente più cari e difficili da approvvigionare.
La UE rischierebbe di trovarsi il prossimo inverno con elevatissimi costi energetici, se già ora la speculazione ha più che raddoppiato le bollette di gas e elettricità, possiamo solo immaginare cosa accadrebbe se dovessimo approvvigionarci attraverso invii di gas liquefatto, da rigasificare e consegnato via nave.
A parte il fatto che vi siano dubbi fondati sulla possibilità materiale di deviare le navi esistenti oggi per rifornire la UE di quanto verrebbe a mancare, questo andrebbe fatto a scapito di altri Paesi che non riceverebbero le forniture inviate alla UE. Il quantitativo richiesto esigerebbe un numero di navi metaniere tale che, a detta di esperti, non sarebbero sufficienti per portare a termine il compito.
Nonostante ciò, alcuni, anche nella UE, ne parlano come se fosse un progetto realizzabile. Anche se fosse, è lecito chiedersi a che costi economici ed ambientali.
Il percorso del gas made in USA è lungo e complesso, estratto con metodo di fracking, ha dei costi elevati già alla sua estrazione, inoltre si tratta di una procedura pesantemente inquinante (https://quifinanza.it/green/tecnica-fracking-estrazione-petrolio-come-funziona/188474/ ), oltre a questo occorre molta energia per la procedura di liquefazione ed il suo trasporto su nave, che è molto inquinante anch’esso. Una volta arrivato, il GNL (Gas Naturale Liquido) deve essere rigasificato, con nuovo e ulteriore consumo di energia ed inquinamento, e solo allora può essere immesso nella rete di distribuzione.
Questo lungo procedimento può essere accettabile solo nel caso non vi fossero alternative, per distanza o per territorio isolato, mancanza di collegamenti infrastrutturale, viceversa è troppo oneroso per essere una valida alternativa al metano portato attraverso delle pipeline che, una volta posate ed interrate, restano in funzione per decenni con pochissima manutenzione e rischi di perdite.
Costi inferiori e minore inquinamento sono punti di forza che non possono essere ignorati. La Germania lo sa bene e probabilmente anche l’Italia.
Sarà il nostro Presidente del consiglio, infatti, il prossimo a visitare il Presidente Putin a Mosca, si sono già sentiti per telefono e il Ministro di Maio è volato a Mosca e ha incontrato il suo omologo Lavrov per accordarsi sulla visita del nostro Presidente del Consiglio.
La Risposta Russa alle contro proposte USA
I toni molto concilianti del Cancelliere tedesco sono stati sicuramente graditi da Mosca, ma già verso sera, ripartito il Cancelliere in visita, arrivava l’annuncio che la risposta russa alle proposte di discussione inviate dagli USA in risposta alla bozza di accordo russa erano in dirittura di arrivo.
La mattina successiva l’ambasciatore statunitense a Mosca, convocato alla sede del Ministero degli Affari Esteri russo, John Sullivan, riceveva due buste sigillate, in una vi erano le contro risposte russe per il Presidente Biden e nell’altra il provvedimento di espulsione immediata dalla Russia del vice ambasciatore statunitense, Bart Gorman. Le motivazioni di tale gravissimo provvedimento, non sono state rese note.
Il Presidente Putin ha fatto un accenno non casuale al fatto che per lui quanto accade dal 2014 in Donbass possa essere definito come un genocidio.
Ecco i tratti salienti della risposta russa alle proposte Usa in materia di sicurezza:
– Gli Stati Uniti non hanno dato risposte costruttive alle proposte-chiave della Russia, tra cui il rifiuto dell’espansione della NATO e della creazione di basi sul territorio delle ex repubbliche sovietiche e sul ritiro della “formula di Bucarest”;
– Gli Stati Uniti hanno scelto temi “convenienti” che, a loro volta, sono formulati per creare vantaggi per gli Usa e i suoi alleati;
– Le “linee rosse”, così come il diritto della Russia a proteggerle, sono ancora ignorate. USA e NATO aumentano l’attività militare vicino ai confini russi;
- Mosca insiste sull’attuazione degli Accordi di Minsk da parte di Kiev, sulla cessazione delle forniture di armi all’Ucraina e sul ritiro delle armi già fornite;
- Mosca attende proposte concrete da NATO e USA e una formulazione legale del rifiuto dell’Alleanza di espandersi a Est.
Questi punti, pertanto, sono una presa netta di posizione contro la scelta USA di non rispondere sui temi della sicurezza indivisibile.
La votazione della Duma
Su iniziativa del Partito Comunista Russo, è stato votato un documento nel parlamento russo, Rada, nel quale è stato richiesto al Presidente di valutare il riconoscimento delle due Repubbliche di Donetck e Lugansk.
Il valore del documento è duplice. Intanto ha visto la quasi unanimità della Rada votare e approvare il provvedimento scritto dalla maggior forza di opposizione nel Paese, secondo punto importante è il suo valore strategico, Putin ora ha un’arma in più a disposizione, quella di poter approvare il riconoscimento delle DPR e LPR in qualunque momento, essendo stato approvato dalla Rada.
Un’arma che potrà usare al momento a lui opportuno.
Subito USA e UE si sono affrettati a dichiarare che l’eventuale riconoscimento sarebbe un atto gravissimo che metterebbe fine al trattato di Minsk, poco male comunque, visto che nessuno dei punti per essa previsti sono mai stati implementati da Minsk.
L’approvazione è ora divenuta una vera spada di Damocle che pesa sull’Ucraina, se venisse approvata vedrebbe circa 100.000 soldati presenti su territorio di repubbliche riconosciute da Mosca che potrebbero richiederne anche l’aiuto e l’intervento.
La guerra mediatica, la propaganda bipartisan.
Mai come in questa fase la nebbia della propaganda offusca i fatti.
I media sono aperto campo di scontro tra le due potenze USA e Russia.
Se da un lato si prosegue nell’enumerare fatti mai accaduti, certezze incontrovertibili mai verificatesi, il povero Blinken ha già dato almeno 4 date certe dell’attacco russo che mai è ancora avvenuto, oggi scade l’ultima diffusa, dall’altra parte si è iniziato a controbilanciare i media occidentali.
Con la ripresa dei bombardamenti ucraini sulle città ed i villaggi del Donbass, certificati dall’OSCE, non inventati, dopo due mesi di grande calma, è iniziata la campagna di drammaticizzazione da parte russa.
Da un lato abbiamo gli USA che fanno bloccare i voli aerei, fanno sgomberare le ambasciate e gli uffici della CIA a Kiev, fanno evacuare i loro cittadini e tutti i Paesi occidentali a ruota dietro di loro.
Dall’altro ora le autorità del Donbass stanno evacuando donne e bambini dai centri abitati mettendoli in salvo in Russia.
La cosa singolare è stata che il responsabile delle emergenze russo abbia garantito un fondo per dare ad ogni persona che evacua dal Donbass una somma di denaro, equivalente a 115 € – nulla da noi ma parecchio per chi si trova a Lugansk.
Dato che già si occuperanno di loro per tutto ciò che occorre alle famiglie, è parso strano garantire anche dei soldi, comunque si vedrà in seguito.
Sia a Donetck che a Lugansk risuonano le sirene di allarme anche se non ci sono attacchi aerei in corso.
Nella notte, i bombardamenti ucraini, con artiglieria pesanti, pezzi da 152 e 122mm, sono proseguiti fino verso le 3 del mattino ora locale.
Quasi verso l’alba, è stato segnalato un attacco su alcune postazioni delle forze della DNR da parte di un’unità di paracadutisti ucraini, attacco respinto.
Si tratta sia per i bombardamenti che per l’attacco di una precisa strategia USA per causare la risposta russa, risposta che ancora non arriva, nonostante gli attentati (autobomba in centro città, senza vittime a Donetck, gasdotto danneggiato da esplosione a Lugansk), si teme però che la posta in gioco possa alzarsi ulteriormente.
La Russia attende appunto che gli ucraini facciano il passo falso di esagerare e quindi possa divenire incontrovertibile il loro attacco, dall’altro gli USA utilizzano la strategia di annunciare ciò che intendono fare e mettere in atto, fingendo di avvisare che gli altri metteranno in scena quelle stesse azioni che loro stanno per compiere, in modo da crearsi un comodo alibi.
Si tratta di giochi entrambi sporchi, ma stiamo parlando di guerra per cui tutto è strumento di lotta, soprattutto se di impiego mediatico.
Per entrambi i contendenti è essenziale mantenere dalla propria parte l’opinione pubblica.
I movimenti sul campo di battaglia.
Dal punto di vista militare, si registrano due importanti novità.
La prima riguarda lo schieramento russo che sta mutando abbastanza velocemente.
Abbiamo sempre specificato che per mesi, nonostante le grida ed i proclami USA, le forze russe fossero sempre rimaste in posizioni difensive.
Questo sta mutando, dopo i provvedimenti di abbandono delle ambasciate, sgombero dei cittadini stranieri, blocco dei voli, trasferimento di molte unità di combattimento ad est e innumerevoli voli con forniture di sistemi d’arma offensivi all’Ucraina, sono ormai più di 50 i voli solo dagli USA, lo schieramento russo si è avvicinato molto al fronte in almeno un settore specifico, quello di Belgorod.
Qui si sono moltiplicati gli avvistamenti di convogli di forze corazzate, trasporti truppa, e logistica, sempre più vicini al confine, siamo a circa 2 km per le unità più avanzate.
Da due giorni è apparsa una lettera Z, non s sa di preciso cosa significhi, inserita in un quadrato, questa lettera si presenta su diversi lati di ogni mezzo, appare come un evidente segno di riconoscimento per i mezzi, è apparsa principalmente, anzi in via esclusiva finora, su tutti i convogli filmati nel settore di Belgorod.
Il significato potrebbe essere legato ad una eventuale fase offensiva, in caso di proiezione in avanti, identificare i propri mezzi alleati diviene prioritario in uno scenario dove il nemico utilizza attrezzature simili, come nel caso dei T72 di allestimento differente o dei T84 identici o quasi ai T80 russi, il simbolo Z diverrebbe discriminatorio sul distruggerlo o affiancarsi.
Pertanto aumentano i segnali di un possibile impiego di forza militare una volta esauritasi totalmente la via diplomatica.
Altro segnale importante, le esercitazioni in Bielorussia.
Dopo la visita di Lukashenko a Mosca, culminata con la sua presenza nella sala da cui sono state seguite le esercitazioni generali di tutte le forze strategiche russe, i sistemi d’arma di possibile impiego nucleare, avvenuta nella giornata di sabato 19, il 20 febbraio, la Bielorussia ha comunicato che le esercitazioni congiunte, Union Resolve 2022, con la Russia, non termineranno come previsto, ma proseguiranno senza specificare una data di termine.
Il rientro delle truppe russe dal Paese è stato pertanto sospeso.
Il 20 febbraio 2022 terminano anche le olimpiadi di Pechino.
La situazione appare sempre più seria, data la forte compromissione dei media con la propaganda dell’una e dell’altra parte, il consiglio è quello di prendere ogni notizia con le molle e di attendere che si passi dai proclami agli eventuali fatti.
Perché ciò che appare in TV, in special modo durante una guerra, e di fatto lo siamo in forma mediatica, spesso è frutto di abile manipolazione.
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