Esteri
Aree di crisi nel mondo n.67 del 6-5-2021 Russia, Afghanistan, Colombia
La situazione interna in Russia: Navalny.
Il ritiro degli USA e della NATO dall’Afghanistan.
Le violenze del regime colombiano contro la popolazione in sciopero generale.
Aree di crisi nel mondo n. 67 del 6-5-2021
Di Stefano Orsi
La situazione di tensione nelle varie zone del globo è passata dai conflitti armati come in Siria o in Donbass, o in Libia, ad una fase silente, in cui i conflitti permangono ma in sordina, con una bassa intensità bellica sebbene, come nel caso del Donbass, con una recente elevata tensione che ha rischiato di sfociare in un conflitto di grande estensione.
In sud-america preoccupano le violenze del regime di Duque ai danni della popolazione civile, scesa in piazza contro una riforma tributaria in stile capitalista, che premia i ricchi e ruba ai più poveri che questa volta pare non ci stiano al gioco.
Russia
Nello scorso articolo ( https://ilsudest.it/3-maggio-2021/la-nuova-crisi-ucraina/ ) abbiamo analizzato la nuova crisi ucraina dalla sua genesi allo sviluppo attuale, ora vediamo come la Russia stia gestendo le delicate faccende interne.
Innanzitutto la Russia è da decenni alle prese con le pesantissime ingerenze nella sua politica interna da parte sia degli USA che della UE, e questo accade fin dal crollo devastante della URSS e della sciagura del governo Eltsin con il suo neoliberismo spinto che ha distrutto l’economia e l’industria del Paese.
La principale forma di ingerenza attuale da parte USA e UE, consiste nel foraggiare con grande generosità ogni formazione politica che si presenti come oppositrice al governo e al partito di Putin, in questo modo Navalny è riuscito a sostenere per anni, un’organizzazione ramificata nel paese che , a dispetto dei limitatissimi consensi raccolti nelle urne, mai andato oltre il 2%, è presente su tutti i quotidiani, tv e media occidentali, presentato come Leader dell’opposizione russa, la cosa farebbe già ridere in se, se a personaggi a lui affini come Nemtsov, mai oltre l’1,2% di consensi, fosse toccato il ruolo della vittima designata del “regime” e vista la sua inutilizzabilità politica, vita dissoluta, passata tra droga, locali notturni e legami con la malavita, qualcuno decise che da morto sarebbe stato più utile alla narrativa occidentale che da vivo.
Navalny finora è stato più fortunato, arrestato più volte, mai il Cremlino aveva spinto per l’applicazione delle pene a suo carico, lasciando invece che la magistratura usasse verso di lui ogni riguardo e cautela, risparmiandogli il carcere anche di fronte a ripetute e continuate violazioni degli obblighi di semilibertà.
Ora la musica sta cambiando.
Dopo il caso della messa in scena di un suo avvelenamento, fatto smentito dalle diagnosi dei medici che per primi erano intervenuti su di lui, stabilizzandolo e salvandogli la vita, in Russia è bene farlo presente, emerse che i suoi soci delle associazioni a lui vicine, prima ancora che si sapesse pubblicamente del suo malore in volo, avevano fatto irruzione nella stanza dell’albergo dove aveva alloggiato Navalny e preso diversi oggetti suoi personali oltre a bottiglie di acqua in parte bevute dal loro capo.
Tutto questo denota chiaramente una strategia stabilita a priori dei fatti e volta a dimostrare una tesi, quella dell’avvelenamento, che trova invece nel loro comportamento, filmarono ogni loro azione, la migliore prova a discolpa di Mosca.
Come ricorderete la Russia permise che il paziente N. fosse trasferito in Germania dove è stato seguito ed in breve si è rimesso come se nulla fosse accaduto, ha girato un documentario “fake” contro il Presidente Putin, smentito dai fatti e ridicolizzato di fronte all’opinione russa, ma venduto come uno scoop in occidente.
Navalny ha fatto poi ritorno in Russia e a quel punto le autorità gli hanno presentato il conto delle sue violazioni, avendo eluso per mesi ogni controllo a cui era obbligato, ben prima della messa in scena, venne arrestato e processato, sta scontando ora i suoi due anni e mezzo di prigione. Naturalmente i governi occidentali, si preoccupano che venga rilasciato, ma dimenticano di mantenere in carcere una persona come Assange, che non ha nessuna condanna a suo carico eppure è custodito in carcere in Gran Bretagna e tenuto in un regime che nemmeno il più feroce dei criminali ha mai subito, praticamente vogliono che muoia, ma pontificano su un carcerato condannato in Russia che invece è trattato con ogni riguardo.
Questo è il punto fino ad oggi, in questi mesi è emerso come i membri delle associazioni legate a Navalny tra cui Leonid Volkov, vice del leader, abbiano più volte avuto incontri con esponenti legati ai servizi segreti occidentali, video e audio degli incontri son ostati resi pubblici. La nuova strategia del Cremlino è quella di isolare questi gruppi e smascherarli per ciò che sono, lo sta facendo attraverso un impianto legislativo che bolla come “Agenti stranieri” e impone alcuni obblighi nella comunicazione dei finanziatori delle loro iniziative.
Non solo, è iniziato un procedimento giuridico volto a condannare le associazioni legate e guidate da Navalny come gruppi estremisti tesi alla destabilizzazione del Paese.
Tutto attraverso i canali della giustizia, in modo che avvenga alla luce del sole ogni fase dl procedimento e ogni elemento contro di essi sia reso pubblico e noto.
Questo procedimento, in caso di condanna, comporterà che nessuno che abbia fatto parte di queste associazioni o le abbia finanziate, possa candidarsi nelle future elezioni, e che chiunque condivida i contenuti mediatici prodotti da queste divenga passibile di condanna a sua volta.
Una strategia che segue un procedimento democratico, trasparente, corretto, ma al tempo stesso devastante per le aspirazioni dei regimi occidentali, che miravano a sostituire Navalny con qualcuno del suo entourage, dalla moglie al suo legale, la già nota Sobol.
A breve, in autunno, ci saranno le elezioni politiche in Russia, certi dello scarso risultato in voti, i fedeli di Navalny, se non esclusi a causa del procedimento di cui sopra, di certo NON si candideranno, per non lasciarsi contare, ma insceneranno la solita strategia di “voto intelligente” indicando di votare per alcuni candidati laddove abbiano possibilità di successo contro il partito di Putin, nel loro distretto, per poi attribuirsene l’eventuale vittoria, una strategia che ne denota l’estrema debolezza di consenso.
Comunque il nemico più pericoloso per la Russia, parlando del suo interno, non dal di fuori, è l’economia ormai stagnante dopo anni di limitata crescita, il modello economico fin qui seguito, neo liberale, ormai mostra tutti i suoi limiti e forse il Cremlino inizia a valutare di seguire altre vie, anche guardando ai successi della Cina.
Il giorno 9 si svolgerà in tutto il Paese la marcia per celebrare il giorno della Vittoria, data in cui si svolge anche la Marcia degli Immortali, con tutti i cittadini che sfilano con il ritratto del loro parente caduto durante il conflitto bellico che ha visto l’URSS sconfiggere il nazifascismo dell’Asse.
Afghanistan
Prosegue a tappe forzate il ritiro delle forze USA e anche della NATO, dopo quasi 20 anni di guerra, le truppe occidentali stanno levando le tende.
53 morti è il bilancio dei caduti italiani in questa terra montuosa e mai piegata agli invasori.
A mano a mano che le forze si ritireranno i talebani riconquisteranno il terreno perduto, come accaduto con il forte di Bala Murghab, un tempo difeso proprio da forze italiane, e poi ceduto nel 2013 all’esercito afgano ora ritiratosi per l’avanzata inarrestabile dei talebani.
Stesso discorso per un intero distretto, quello di Baghlan, di cui hanno preso il controllo senza sparare un colpo, i 200 soldati afghani rimasti a presidialo, nella parte nord occidentale del Paese, si sono arresi e ne hanno ceduto il controllo.
Segno anticipatore di ciò che accadrà da qui in avanti.
Restano, se non erro, circa 800 soldati italiani, per lo più dovrebbero essere presso Kabul, anche loro a breve verranno ritirati, ne dovrebbe rimanere un piccolo continente a preservare i locali della nostra ambasciata, circa 30.
A questa situazione fanno eco le ridicole affermazioni del nostro ministro degli esteri Di Maio che afferma che l’Italia, vigilerà che rimangano prioritari il mantenimento delle fantomatiche conquiste di diritti per donne e bambini in un Paese in cui, dopo la narrativa che giustificò il conflitto e l’invasione del Paese, nulla si fece se non mantenerne l’occupazione ed il controllo “manu militari”.
Via via che procede, questo ritiro diviene sempre più simile a ciò che probabilmente è nella realtà, una fuga.
Negli ultimi dieci anni, la presenza talebana si è fatta sempre più forte, sarebbe stato necessario tornare ad occupare con la forza le aree tornate libere dall’occupazione militare della NATO, cosa fuori dalle possibilità sia degli USA, impegnati ormai su molti fronti, che della NATO, per cui si procede con la finzione di colloqui di pace in corso mentre si procede a tappe forzate con la fuga dei contingenti occidentali dal Paese, assistere ad una progressiva e sempre più rapida sostituzione dei contingenti esteri con le forze talebane, a breve svelerà al mondo la reale situazione, la NATO è stata sconfitta e dopo 20 anni deve ritirarsi da una guerra assurda in cui è stata spinta dagli USA.
Assomiglia molto agli ultimi giorni del conflitto in Vietnam, e credo che rappresenti la prima sconfitta militare dell’Alleanza Atlantica, non sarà l’ultima.
La responsabilità ed il peso dei nostri caduti ricada interamente su quei governi che per accreditarsi come alleati fedeli, garantirono il nostro impegno militare, contrario alla nostra Costituzione, per l’occupazione del Paese.
Colombia
Dal 28 aprile in Colombia sono scoppiate le proteste di piazza della popolazione, oggetto di queste è una riforma fiscale fortemente punitiva per le classi già povere ed in sofferenza a causa della pandemia e della crisi economica ad essa accompagnata, sebbene che il governo di Bogotà non abbia preso le necessarie misure per tutelare la salute dei suoi cittadini.
Sgravi fiscali per i ricchi e aumento delle tassazioni indirette, IVA, puniscono pesantemente i redditi più bassi e la popolazione ha rifiutato queste misure.
Non solo, ad essa si affianca una riforma delle pensioni, una riforma sanitaria e altre misure impopolari, che si riassumono in “Pagate di più per avere ancora meno”!
In tutte le città è iniziato uno sciopero generale accompagnato dall’occupazione di strade e piazze.
Questo argomento è stato da me affrontato in un collegamento video con la giornalista e scrittrice Geraldina Colotti, profonda conoscitrice della realtà sudamericana.
Sorprende anche come vi sia discrepanza nelle cifre delle persone uccise dalla violenta repressione colombiana.
Per i media mainstream europei le vittime sarebbero 24, mentre per le fonti locali 37, una differenza non di poco, la maggior parte di queste sarebbe nella città di Cali, dove la polizia spara a vista sui dimostranti.
Ana Mari Machado, vicepresidente dell’Assemblea del potere popolare della Repubblica di Cuba ha sottolineato il silenzio della sua omologa del Parlamento europeo, Dita Charanzova, e gli europarlamentari Leopoldo Lopez Gil, Hermann Tersch, Antonio Lopez Isturiz, tutti attivissimi denunciatori seriali contro le “violazioni” dei diritti umani in Venezuela, che invece tacciono da giorni e giorni su quanto sta accadendo in Colombia.
Appaiono sui social media, sempre più numerosi i video che testimoniano i crimini del regime colombiano di Ivan Duque, gli ultimi ci mostrano i cadaveri di due giovani uccisi dalla polizia sul viadotto di Pereira, un elicottero dell’esercito da cui i soldati aprono il fuoco sui manifestanti, la polizia che spara per le strade, il fuoco in molte strade dove avvengono gli scontri durante la notte.
Uno scenario quasi da guerra civile, eppure a malapena se ne legge su qualche agenzia, nulla sui telegiornali nazionali
Questo silenzio ben ci rappresenta il “Doppio Standard” con cui l’Unione Europea tende a valutare le varie situazioni, contro alcuni Paesi, per molto , molto meno, avremmo interpellanze, servizi televisivi in prima serata e su tutti i tg nazionali, titoli sulle prime pagine dei giornali, come per le manifestazioni di 4 gatti in Bielorussia, dove la polizia si è comportata in maniera esemplare, contenendo solamente le manifestazioni e intervenendo solo ed unicamente quando si verificavano episodi di violenza, limitati oltretutto, meno ancora in Russia, per i pochissimi manifestanti pro-Navalny, eppure per questi episodi, molto morbidi nell’azione di ordine pubblico, la UE ha tuonato e ha emanato sanzioni economiche, ed in risposta a queste la Russia ha sanzionato 10 personalità minori, tra cui il Presidente dell’Europarlamento l’italiano Sassoli, che disse nell’occasione: ”Nessuna sanzione o intimidazione fermerà il Parlamento UE o me dalla difesa dei diritti umani, della libertà e della democrazia. Le minacce non ci zittiranno. Come ha scritto Tolstoj, non c’è grandezza dove non c’è verità”. Ecco visto il silenzio della UE e di Sassoli di fronte alle morti in Colombia, credo che Tolstoj sia stato citato, involontariamente, in maniera propria.