Esteri
La nuova crisi ucraina
Lo sviluppo della nuova crisi ucraina, dalle prime fasi con il posizionamento delle truppe di Kiev alla risposta di Mosca, per concludere con la situazione attuale.
di Stefano Orsi
In questi ultimi tre mesi, abbiamo potuto assistere ad una delle peggiori crisi diplomatiche e militari del nuovo millennio, per trovare qualcosa di simile occorre tornare indietro agli anni 60 con la “Crisi dei missili a Cuba” oppure a quella rimasta segreta per qualche decennio, legata all’esercitazione NATO “Able Archer” del 1983 ( https://nsarchive.gwu.edu/briefing-book/aa83/2021-02-17/able-archer-war-scare-potentially-disastrous ) eppure non se ne è sentito parlare molto.
Tutto comincia , o meglio ricomincia a novembre, con l’elezione a Presidente degli Stati Uniti di Joe Biden, l’orologio della storia è tornato indietro di 4 anni per riprendere da dove era rimasto, sospeso come in un limbo.
Siamo al medesimo punto in cui ci saremmo trovati nel mese di aprile con la Clinton come presidente e nei medesimi teatri bellici.
Solo che con l’elezione di Trump, la Russia ha avuto 4 anni importanti per prepararsi alle intenzioni manifeste degli USA, arrivare inevitabilmente e ad ogni costo, ad un conflitto per riportare la Russia al loro modello ideale, uno stato diviso e frammentato senza alcuna valida guida, come loro avevano progettato negli anni 90 di Boris Eltsin.
Trump non è stato un Presidente guerrafondaio, Biden invece lo è e lo era anche come vice di un altro guerrafondaio, Obama.
Dal mese di dicembre quindi abbiamo assistito alle preparazioni della Russia, continue e complete, di tutti i suoi sistemi difensivi ed offensivi, su tutto il territorio dell’immenso Paese.
Obbedendo ai voleri di Washington, a partire dalla fine di febbraio, l’Ucraina ha iniziato a muovere le sue truppe e mezzi, sempre più ad est.
Si sono susseguite le violazioni del cessate il fuoco sempre più di frequente, sono iniziati a comparire in rete video di convogli ferroviari con truppe in movimento in diverse località ucraine.
Con gli accordi di Minsk era stata concordata una ampia fascia smilitarizzata dove gli armamenti pesanti non avrebbero dovuto essere posizionati, quindi niente mortai da 120, cannoni campali, lanciarazzi multipli, carri armati o blindati sarebbero rimasti al di fuori.
Gli accordi di Minsk 1 e 2 sono stati invece sistematicamente violati in ogni parte fino ad allora ottemperata, i cannoni sono tornati laddove non potevano stare, così come i carri armati, i mortai pesanti, i blindati i mezzi anticarro e molti altri ancora.
Questi riposizionamenti sono proseguiti per quasi un mese prima che Mosca iniziasse a rispondere vedendo violati gli accordi e minacciate da vicino le Repubbliche secessioniste, dove risiedono molti cittadini russi o la stessa Crimea ora, dopo il referendum popolare, territorio russo a tutti gli effetti.
Le intenzioni di Kiev, sia dalle dichiarazioni che dai fatti apparivano chiare, intendevano riappropriarsi con al forza dei territori persi a seguito del Golpe di Maidan del 2014. Mosca non poteva ignorarlo.
Per rispondere alle mosse del Presidente Melensi e del suo burattinaio Biden, Mosca ha dato prova di incredibile capacità logistica portando al fronte, lungo tutti i confini con la vicina Ucraina, innumerevoli unità, spostando dapprima quelle del Distretto Meridionale e poi via via facendo giungere nel settore forze da molti altri distretti, principalmente quello centrale, anche agli estremi orientali del Paese, come nel caso dei Marines di Vladivostock.
16000 carri ferroviari sono stati precettati dal Ministero della Difesa Russo,vagoni e carri che servivano per le industrie, per l’agricoltura, per l’economia del Paese, un costo davvero enorme.
Fin dalle prime notizie, quindi, mi è parso evidente che di scherzo o semplice esercitazione non si trattasse.
A mano a mano che i filmati dei convogli in movimento o in arrivo si susseguivano, si svelava ciò che a molti ancora oggi è del tutto ignaro, non si stava preparando un conflitto, ma un conflitto era già in corso.
Non sto parlando del conflitto nel Donbass, no, il dispositivo militare messo in campo dalla Russia e anche dall’Ucraina prima ancora, sono preparati per uno scontro massivo, in cui il teatro di guerra non sarà più o solo quello delle due Repubbliche secessioniste e non limitatamente all’esercito ucraino e a male addestrate milizie popolari.
Gli anni sono trascorsi e l’esperienza maturata dalle forze russe, esercito da un lato e politica dall’altro, ha affinato le loro arti, ne ha amplificato i sensi, affilato gli artigli.
Nel 2014 spostare masse di soldati così numerose, con tanto equipaggiamento, e farlo in un tempo incredibilmente breve, sarebbe stato impossibile per la Russia.
Tutti i sistemi d’arma impiegati dall’esercito russo sono stati aggiornati e modificati sulla base dell’esperienza bellica siriana, molti reparti si sono avvicendati, così come anche gli equipaggi dei velivoli aerei, dalla loro esperienza ed impiego, sono stati individuati debolezze, difetti, pregi, punti di forza, modificate le tecniche di impiego, le armi utilizzate, diverse caratteristiche delle loro dotazioni.
La Russia ha dato un segnale di assoluta risolutezza nel confrontarsi con l’Occidente.
In questi anni che hanno visto le truppe russe presenti su diversi scenari, principalmente in Siria, ogni reparto lì impiegato ha maturato e messo a frutto l’esperienza.
Il fattore di maggiore crescita e progresso sia stato l’approccio alla guerra, evolutosi nei comandi russi a mano a mano che la loro esperienza sul campo cresceva e i risultati della condotta delle operazioni elaborata. Questo ho avuto modo di osservare in questi anni, un approccio al conflitto che già nei mesi iniziali era cambiato per arrivare a capire i propri limiti e superarli senza mai ostinarsi nell’applicare dottrine che magari non davano i risultati sperati. La mentalità che hanno portato in azione mi ha impressionato particolarmente, un approccio positivo, umile, desideroso di apprendere e per nulla convinto di avere già la verità in tasca. Solo così si comprende come abbiano potuto cambiare tutta la strategia del conflitto in Siria, studiarne i punti critici, individuare la via corretta per condurre il Paese alla eliminazione delle innumerevoli sacche interne e riportarne la gran parte sotto il diretto controllo della Repubblica araba di Siria.
Verso metà aprile gli schieramenti erano ormai completati e l’arrivo di 4 unità navali per sbarchi anfibi classe “Ropucha” completavano un quadro davvero rischioso per lo scoppio di un conflitto. Ogni passo necessario per affrontare un reale conflitto era stato compiuto in maniera meticolosa e puntuale.
A tal punto che tra il 17 ed il 18 aprile si temeva realmente lo scoppio di un conflitto allargato, i caccia NATO iniziarono ad essere spostati ad est, dalla base di Ramstein volarono in formazione molti caccia F15 passando su Berlino e diretti ad una base in Polonia, altri vennero spostati in Europa dal Qatar, da Aviano verso la Romania, i cargo pesanti C17 continuavano ad atterrare a Leopoli in Ucraina portando rifornimenti di armi e munizioni.
L’attesa era tutta per il discorso che Putin avrebbe tenuto il giorno 21 per lo Stato della Federazione, di fronte all’Assemblea della federazione Russa.
In quel momento migliaia di mezzi, carri armati , blindati, camion, e soldati si fronteggiavano lungo tutto il confine tra Russia e Crimea le forze russe divise in 4 gruppi, da nord a sud, Gruppo di Smolensk, Gruppo di Voronezh, Gruppo di Rostov sul Don, e Gruppo della Crimea.
Per la copertura aerea di questi erano stati predisposti anche molti sistemi di difesa S300 e S400 a lungo raggio e difesi a raggio intermedio e corto secondo schemi ben precisi e collaudati, la flotta del mar nero inviata fuori dai porti in mare, emessi avvisi di esercitazioni a fuoco per tenere due cacciatorpediniere americane fuori dal Mar Nero, nulla era lasciato al caso, persino i molti droni USA vennero tenuti a distanza maggiore in quei giorni.
Tanto tuonò che alla fine non piovve.
Una serrata trattativa diplomatica si deve essere tenuta sottobanco in quelle ore, dopo l’infruttuosa telefonata di Biden a Putin per un incontro tra i due ma subito allontanatosi nei mesi, mentre la Russia lo richiedeva con urgenza di pochi giorni, e i comici richiami ad incontrarsi di Zelenski, riferiti alla stampa, in quanto ammetteva che il Presidente russo nemmeno rispondesse alle sue telefonate, non sappiamo però se ne abbia mai fatta nemmeno una.
Mi aspettavo anche io la prima mossa da parte di qualcuno, ma nessuno a quel punto l’ha fatta.
La Russia fedele alla sua tradizione non ha aggredito l’Ucraina e Kiev si è guardata bene dal farlo.
Se gli intenti di Biden erano quelli di causare una escalation del conflitto per fermare il completamento del North Stream 2, la Germania si era affrettata a far sapere che mai vi avrebbe rinunciato essendo un progetto strategico per i suoi interessi, se si voleva far entrare subito l’Ucraina nella NATO, sempre Berlino disse che no quel matrimonio non s’aveva da fare ne ora ne mai.
Il povero Zelenski si è visto sfilare la terra da sotto i piedi e ha optato per restare fermo.
“La miglior vittoria è quando l’avversario si arrende di sua propria iniziativa prima che vi siano davvero delle ostilità… È meglio vincere senza combattere “
Sun Zu
Il giorno 21 Putin si presenta per il suo discorso e sorprende il mondo parlando di riforme sociali, di assistenza alla famiglia, agli studenti, di lotta alla povertà, di rilancio dell’economia dopo l’epidemia ( discorso completo in inglese http://en.kremlin.ru/events/president/news/62582 ).
Solo pochi accenni alla crisi.
Nel pieno della crisi militare, pochi giorni prima, era esploso il caso legato ad un possibile attentato contro la Presidenza bielorussa, con arresti e discorso del Presidente Lukashenko, con l’andare dei giorni la vicenda emerse nella sua reale concretezza e serietà, vi erano coinvolti agenti occidentali, video , intercettazioni, ricostruzioni precise e coerenti con un reale quadro di tentato golpe da consumarsi il prossimo 9 maggio.
Tutto debellato grazie ai servizi FSB russo e KGB bielorusso.
Il silenzio dall’Occidente si fece assordante.
Il 21 in tutta la Russia doveva esserci la grande manifestazione per Navalny, che ricordiamo sconta una condanna a due anni e mezzo in carcere dopo aver ripetutamente violato gli obblighi della semilibertà.
Le manifestazioni , sebbene molto pubblicizzate con ingenti mezzi economici, si sono risolte a mobilitare meno di 20.000 russi in tutto il Paese, un fiasco clamoroso.
Il giorno 22 si è svolta la conferenza mondiale sul clima, un curioso episodio ci testimonia il grande nervosismo nella Comunità internazionale, Stava parlando il Presidente francese Macron, che di sicuro non è un ragazzo di bottega nel mondo, eppure gli tolgono la linea di colpo, senza avvisarlo, per darla al Presidente Putin che era collegato in video. Un comportamento impensabile in tempi normali.
Il giorno 23 inizia quella che viene definita dai comandi militari russi come la fine dell’esercitazione militare, i media danna la notizia che la Russia si ritira.
Si è ritirata? No.
Il ministro della Difesa Shoigu annuncia parallelamente alla fine delle esercitazioni, che i mezzi arrivati sul posto, nei 4 gruppi di cui vi ho scritto, non verranno riportati alle loro sedi, resteranno nei campi dove sono stati portati e questo fino a settembre, quando si terrà una grande esercitazione.
Questo cosa significa in termini militari?
Shoigu lascia i mezzi in loco perchè rappresentano il grosso di un lavoro preparatorio a bloccare ogni tentativo di colpo di mano contro la Russia da parte ucraina o della NATO.
Se vi abbiamo parlato dei video di mezzi militari in movimento, è perchè qualcuno dalle stazioni o lungo le ferrovie li vedeva e filmava, ora non lo farebbe più perchè i mezzi sono già sul posto, mancano gli equipaggi e le truppe, ma quelle si possono spostare su normali treni passeggeri, come se ne vedono tutti i giorni e nessuno li noterebbe.
Quei mezzi diverrebbero pienamente operativi e schieratili in non più di due giorni.
Questo potrebbe accadere in ogni momento che se ne rendesse necessario l’impiego.
Melensi è bloccato e destinato a subire gli eventi e così, per ora, Biden.
Ai suoi appelli per un incontro, il presidente russo ha infine risposto che se volesse trattare dei rapporti tra Ucraina e Russia sarebbe ben accetto, se invece volesse discutere dei problemi del Donbass, dovrebbe rivolgersi alle autorità delle Repubbliche di Donetck e Lugansk.
I rapporti tra le diplomazie USA e Russa sono ancora tesissimi, entrambi non hanno più un ambasciatore nelle capitali, per giugno, nei giorni 15-16, si spera avvenga il vertice, non si sa se in Svizzera o in Finlandia, ma ormai pare certo, anzi probabile…
Sarà interessante , in quell’occasione, osservare il Presidente USA Biden che stringerà la mano a colui che ha insultato chiamandolo “assassino” e vederlo dovere ingoiare una serie di rospi che di certo dovrà far finta di gradire.
Le politiche USA non fanno altro che rafforzare una alleanza della Russia con altri partner dalla Cina, con cui è stata annunciata la missione stabile sulla Luna, e altri in Medio Oriente, dall’Iran alla Siria.
Mentre dal lato NATO, i rapporti con la Turchia sono sempre più tesi, la corda che ancora li lega potrebbe cedere da un momento all’altro.
Di sicuro la crisi con l’Ucraina si è risolta solo grazie alla capacità russa di schierare in tempi rapidissimi un dispositivo tale da rendere evidente l’incapacità della NATO o degli USA di fare altrettanto se non in tempi molto più lunghi e che l’esito di un eventuale conflitto avrebbe dato un solo esito possibile, la rapida sconfitta dell’Ucraina.
Sun Zu è ancora molto attuale.