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Editoriale

STEFANO CUCCHI, LA VERITA’ CHE ORA NESSUNO PUO’ NEGARE

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credit foto https://www.tpi.it/news/ilaria-cucchi-matteo-salvini-20190409182705/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Stefano Cucchi è stato ucciso. Picchiato in maniera selvaggia dai carabinieri che lo avevano in custodia. Questa la verità certificata dalla Corte di Cassazione. Che ha condannato a 12 anni di reclusione i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.

Si svolgerà invece un nuovo processo per i due carabinieri accusati di falso.

Inoltre, giovedì scorso condanna in primo grado per otto carabinieri accusati di aver depistato le indagini sulla morte di Stefano Cucchi.

Una vicenda lunga e dolorosa quella di Stefano Cucchi. Iniziata il 15 ottobre 2009 quando viene arrestato a Roma per detenzione di stupefacenti. Muore il 22 ottobre presso l’Ospedale Sandro Pertini. Nel reparto speciale destinato ai detenuti.

Il corpo di Stefano presenta vistose e vaste ecchimosi. Il sospetto è che sia stato pestato durante la detenzione e che non abbia ricevuto le cure necessarie presso il Sandro Pertini. La Procura di Roma ottiene il rinvio a giudizio per tre agenti della Polizia Penitenziaria e cinque medici.

Gli imputati vengono assolti. Nel gennaio 2015 la Corte d’Assise d’appello ordina la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero per nuove indagini su alcuni carabinieri che avevano in custodia Stefano Cucchi. Le indagini riprendono.

Indagine che rischia di chiudersi nell’ottobre del 2016. Quando i consulenti nominati dal gip scrivono che “Fu una morte improvvisa per epilessia. Le lesioni non sono correlabili al decesso”.  Il sindacato di polizia Coisp chiede a famigliari di Stefano Cucchi di scusarsi.

Invece Ilaria, sorella di Stefano, non chiede scusa ma continua a lottare. Spesso isolata, spesso insultata.

Il suo coraggio sarà premiato. La Procura chiude le indagini chiedendo ed ottenendo il rinvio a giudizio per omicidio preterintenzionale e falso.  

Le indagini non si fermano. La procura di Roma indaga anche per individuare i carabinieri che hanno depistato le indagini per coprire gli esecutori materiali. Otto tra ufficiali e carabinieri vengono rinviati a giudizio.

La svolta arriva nel 2019. Il carabiniere Francesco Tedesco racconta le fasi del pestaggio di Stefano Cucchi e indica in Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo gli autori. A scatenare tanta vigliacca violenza il rifiuto di Stefano di farsi prendere le impronte digitali.

La verità finalmente rende giustizia ad una famiglia devastata. Non cancella però alcune pagine nere.

Per l’Arma dei Carabinieri. Non è in discussione la Benemerita che ha scritto e scrive quotidianamente pagine eroiche. Non è possibile, però, chiudere la vicenda dell’omicidio di Stefano Cucchi con un “sono solo mele marce”. In questo caso metà paniere era marcio. La severità verso chi sbaglia non toglie prestigio all’Arma. A nuocere è l’omertà.

Agghiacciante l’atteggiamento di una parte dell’opinione pubblica. “Era un spacciatore, ha avuto ciò che meritava”. Dimenticando che l’Italia vieta la tortura e la pena di morte. Siamo un paese a maggioranza cattolica che però dimentica il primo dei comandamenti. La misericordia. Sbagliato anche l’altro slogan usato contro Cucchi: “sempre e comunque con le Forze dell’Ordine”. Doverosa la riconoscenza verso le donne e gli uomini in divisa, doveroso il rispetto della legge. Noi, però, dobbiamo essere sempre e comunque dalla parte del giusto. Una celebre frase così descrive il rapporto tra giusto e legge: “Una cosa è giusta non perché è legge, ma deve esser legge perché è giusta”.

Vergognose poi le dichiarazioni di alcuni politici sulla morte di Stefano Cucchi. Ignazio La Russa “La sola cosa di cui sono certo è il comportamento assolutamente corretto dei carabinieri”. Carlo Giovanardi “Le lesioni? La causa è la malnutrizione. Il povero Cucchi aveva una vita sfortunata. Era un tossico e uno spacciatore. E’ stato ricoverato sedici volte, ma polizia e carabinieri non c’entravano…La strada dell’omicidio preterintenzionale cadrà visto che tutte le perizie hanno escluso qualsiasi nesso tra la morte e le botte”. Matteo Salvini nel 2019 così commentava la condanna dei due carabinieri “Rispetto la famiglia Cucchi ma il caso dimostra che la droga fa male”. Nessun riferimento alle responsabilità dei carabinieri. Gravissimo che dei parlamentari abbiano calpestato il primo fondamento della democrazia. Le sentenze spettano unicamente ai tribunali della Repubblica.

La morte di Stefano Cucchi lancia un monito pesante. Non possiamo e non dobbiamo calpestare i diritti umani per una distorta concezione di legalità, per appagare un bisogno di sicurezza e un senso perverso della morale.

“Di regola, la dittatura garantisce strade sicure e il terrore alla porta di casa. In democrazia le strade possono essere buie e insicure, ma chi bussa alla porta di casa nelle prime ore del mattino è molto probabilmente il lattaio. Adam Michnik”.

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