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Editoriale

Censura made in Italy

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Credit foto "censura" by BrunoAziz is marked with CC BY-NC-SA 2.0.

di Lavinia Orlando

Passi che non si possa parlare di censura, perché, tutto sommato, ciascuno può ancora affermare e scrivere ciò che più gli aggrada senza timore alcuno.

Passi, altresì, che la libertà è uno dei nostri tratti distintivi, fino al punto di consentire cittadinanza ad opinioni e pareri proferirti da autorevoli “Signori nessuno”, tanto incompetenti quanto orgogliosi di esprimersi su tematiche di cui non conoscono nulla.

Non si può, tuttavia, negare quanto stia accadendo, da qualche settimana a questa parte, nel nostro Paese. Vuoi per un sentimento di vicinanza – geografica, sociale o somatica – vuoi per altre ragioni più politico-economiche di larga scala, l’informazione italiana, con riferimento alla guerra in Ucraina, si sta dimostrando sempre più scandalosamente a senso unico.

Basti fare un piccolissimo passo indietro alla pandemia da Covid-19 ed al notevole afflusso di informazioni di ogni tipo che hanno trovato ampio spazio, soprattutto nel mondo dell’informazione c.d. mainstream. No vax, no covid, no restrizioni e chi più ne ha più ne metta, chiunque ha goduto del diritto di proferire la propria opinione, indipendentemente da conoscenze e professionalità. Come docenti universitari di fama e cultori della materia abbiano potuto accettare di essere posti a confronto con illustri ignoranti, peraltro estremamente fieri di esserlo, è arcano privo di risposta. Idem dicasi con riferimento ad autorevoli professionisti del giornalismo che, in virtù di un’incondizionata libertà di espressione, hanno consentito che milioni di telespettatori giungessero a credere a teorie basate sul nulla, in alcuni casi minando irreversibilmente la propria salute.

Nello stesso momento in cui sui canali tv continuano ad avvicendarsi fautori di teorie oltremodo fantasiose, l’attacco militare sferrato dalla Russia in danno dell’Ucraina viene descritto secondo modalità che non consentono spazio a dubbi o interrogativi. Buoni e cattivi sono chiaramente delineati e chiunque si permetta anche solo di ragionare intorno a cause, effetti e misure che siano leggermente differenti rispetto a quanto la narrazione comune imponga viene ridicolizzato, offeso, silenziato.  

Si pensi all’invettiva del Papa contro i – tanti – governi, ad iniziare da quello italiano, che hanno deciso di aumentare la spesa militare. Anche quotidiani e tg solitamente molto attenti alle esternazioni vaticane, hanno, in questo caso, relegato la notizia in ultima pagina o, addirittura, evitato di veicolarla.

Si pensi ancora alla cacciata dalla Rai del docente della Luiss, professor Orsini, allontanato in seguito alle tante richieste provenienti dalla politica in tal senso, per non ben chiare ragioni di eccessiva vicinanza alla Russia. Tanto è accaduto nonostante lo stesso si sia più volte espresso con toni di condanna rispetto all’attacco russo nei confronti dell’Ucraina, salvo esprimere opinioni divergenti dalla massa circa eventuali risoluzioni del conflitto.

Trattasi solo degli ultimi due esempi in ordine cronologico, ma se ne potrebbero fare tanti altri, dai corsi sulla letteratura russa cancellati, ai giornalisti, sempre Rai, di cui si è chiesta la cacciata per aver osato semplicemente accampare un’analisi che andasse al di là della banale considerazione per cui la Russia vada condannata e l’Ucraina osannata e riempita di armi.

Se l’informazione sulla tematica Covid-19, ha, come sopra ricordato, dato credito a soggetti del tutto privi di qualsivoglia scienza, la medesima informazione – e chi la controlla economicamente e politicamente – mostra ora la perfetta incoerenza di cacciare chi, almeno per i decenni di studio e di esperienza, avrebbe tutti i titoli per dire la propria sulla guerra. Circa le ragioni, soprattutto economiche, che sorreggono tali decisioni ci sarebbe tanto da disquisire ed indagare. Nel mentre, la guerra continua, le aziende di determinati comparti gioiscono e, stante la debolezza dell’UE, gli USA accrescono la propria egemonia.    

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