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Economia & lavoro

Di scuola-lavoro non si può morire

Le norme per la sicurezza dei lavoratori ci sono, ma vengono messe in pratica dai datori di lavoro? Cos’è che non funziona? Cosa bisogna fare per poter contrastare gli infortuni e le tante morti sul lavoro? Riflessioni su alternanza scuola-lavoro, sicurezza ed incidenti sul lavoro.

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"no morti sul lavoro" by Cau Napoli is licensed under CC BY-NC-SA 2.0

Di Marianna D’Ambruoso

Alternanza scuola-lavoro, progetti che se da un lato hanno lo scopo di voler formare concretamente gli studenti mettendoli di fronte alla realtà lavorativa con annessi e connessi, da un altro lato li mette a rischio visti gli ultimi fatti di cronaca dove hanno perso la vita ragazzi giovanissimi mentre erano intenti a svolgere una mansione che in realtà non conoscevano bene. Si potrebbe parlare di fatalità, ma sarebbe un’ipocrisia visto e considerato che ogni giorno, sui luoghi di lavoro, muoiono persone qualificate perché c’è carenza di personale specializzato o i sistemi di sicurezza non sono in norma o anche per turni di lavoro troppo stressanti. Le norme per la sicurezza dei lavoratori ci sono, ma vengono messe in pratica dai datori di lavoro? In parte si! Quindi, cos’è che non funziona? Cosa bisogna fare per poter contrastare gli infortuni e le tante morti sul lavoro? Questi stage, che offrono le scuole per far sì che gli studenti possano imparare attraverso questi percorsi professionali, sono efficienti ed efficaci per la costruzione del loro futuro o, vista la crisi e la carenza di operai, volgono solo al profitto ed allo sfruttamento? Le leggi ci sono e dovrebbero essere urgentemente applicate. Ma considerando che vi è una carenza di controlli e di prevenzione diventa insostenibile riuscire a trovare delle soluzioni. Bisognerebbe affrontare questa situazione con determinazione ed idee valide che portano a limitare gli incidenti e queste tragedie. Lo Stato, nella persona del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ribadito più volte che il compito istituzionale è quello di rimuovere gli ostacoli e investire sulla sicurezza per far sì che queste tragedie siano evitate. E la scuola? Qual è il suo ruolo? Non è accettabile che un tirocinio in un’azienda, che dovrebbe garantire il futuro ad un giovane, possa condurlo alla morte. Le parole non sono più sufficienti per arginare il problema, abbiamo bisogni di fatti e di responsabilità. Il lavoro deve essere il valore aggiunto di una società che cresce e che riesce a sopravvivere anche con una pandemia. Gli studenti sono scesi in piazza per avere risposte, garanzie e chiedere il rispetto della vita che è più importante della stessa istruzione. I giovani e gli stessi lavoratori devono essere protetti e mai usati come merce di scambio da datori di lavoro o dalla stessa scuola che permettono ancora morti assurde. Vicende che vanno ulteriormente approfondite sia dal punto di vista dei sindacati che rappresentano le categorie dei lavoratori salvaguardando i loro diritti e soprattutto la loro sicurezza in quei luoghi dove si svolgono lavori pericolosi, sia dal punto di vista logistico, sia per quanto riguarda la vita stessa dei lavoratori. Parlando con un sindacalista tarantino alla domanda su come gli stessi sindacati stanno cercando di evitare e risolvere questi incidenti, ha risposto che non c’è osservanza delle leggi sulla sicurezza, che andrebbero fatti severi controlli in merito e che si sta cercando di aumentare le sanzioni a cui gli stessi datori di lavoro incorrerebbero in caso di infortuni soprattutto mortali. Inoltre, in molti non vi era la consapevolezza dell’esistenza di redigere un documento di valutazione dei rischi e non c’era neanche la volontà di pagare lo stesso documento per mettersi in regola senza aver timore di eventuali controlli. Gli affiancamenti ai tirocinanti o ai ragazzi che provengono da scuole dove è obbligatorio fare uno stage per imparare sono affidati o a persone non qualificate adeguatamente o a figure che sono completamente assenti durante i turni di lavoro e di conseguenza i giovani tirocinanti devono svolgere compiti che non sono in grado di fare. Per quanto riguarda la scuola, è sempre più ferma nel voler continuare a svolgere queste nuove forme di promozione scuola-lavoro proprio per dare la possibilità di imparare non solo dal punto di vista teorico ma soprattutto pratico. Lo Stato sta cercando eventuali soluzioni che possano andare bene un po’ a tutti, ma la necessità e la priorità va a chi ogni giorno deve andare a fare un lavoro che non garantisce sicurezza e stabilità e, allo stesso tempo, con il timore che a fine giornata si rischia sempre più di non ritornare a casa dalla propria famiglia. 

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Appassionata di giornalismo, amo la storia, l'arte, la psicologia e il calcio. Sto terminando gli studi di archeologia.