Economia & lavoro
Il lavoro ai tempi della pandemia. Quale futuro?
di MARIA DEL ROSSO
L’ epoca della pandemia sta provocando gravi danni al mondo del lavoro che quasi sicuramente i poveri pagheranno il prezzo più alto della crisi economica che già da molti anni affligge il nostro Paese causando una forte emigrazione verso l’estero. Molte aziende in crisi, commercianti, ristoratori, imprenditori, baristi, parrucchieri, artisti e operatori culturali dello spettacolo attraversano un periodo di blocco e di timore dovuto dall’ emergenza sanitaria del Covid-19 che ha comportato la chiusura delle loro attività.
Il nostro Paese è costretto ad affrontare una crisi economica, culturale e sociale analoga a quella del dopoguerra, vissuta dai nostri partigiani nella Seconda Guerra Mondiale.
I nostri nonni hanno dimostrato coraggio e tenacia nel ricostruire l’Italia donandoci la democrazia, la libertà, la pace, la Costituzione.
Oggi più che mai la Costituzione Italiana, nata dalla Resistenza, dovrebbe non solo essere letta e studiata ma soprattutto deve essere praticata e ha il dovere di garantire a ogni cittadino come sancisce il primo articolo,
il diritto al lavoro :
“L’ Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
I tanti giovani appena laureati e diplomati devono confrontarsi con una società precaria che non è più capace di offrire opportunità di lavoro per tutti.
Negli ultimi tempi molti giornali si sono interessati dell’ H&M,
di uno dei negozi di successo nel centro di Bari che ha chiuso definitivamente in Via Sparano, suscitando rabbia e protesta da parte dei cinquanta dipendenti e dei clienti. Non solo il commercio è in crisi ma è a rischio anche la bella stagione turistica italiana che attrae sempre più turisti di tutto il mondo per il buon cibo, per il mare, per la bellezza paesaggistica, artistica e culturale.
Tra poche settimane si inaugura la stagione estiva e molti dovranno rinunciare ai contratti stagionali perché nelle città d’ arte e nei luoghi di vacanza, dal Nord al Sud Italia, è crollato il turismo straniero.
Nel periodo storico della pandemia anche gli immigrati soffrono la precarietà, da molto tempo considerati i nemici che rubano il lavoro nel nostro Paese.
Le moderne aziende agricole del Nord e del Sud sono senza manodopera proprio nel periodo importante della raccolta della frutta e della mietitura.
Gli immigrati che perdono il lavoro sono impossibilitati a mandare i soldi alle proprio famiglie, essenziali per la sopravvivenza dei propri figli.
La maggior parte di loro vive nelle baracche senza protezione di sicurezza dal Coronavirus, abbandonati come bestie al loro triste destino perché sfortunati di essere nati dall’ altra parte dell’ Europa, ad Oriente.
Lo scenario che si prospetta al termine dell’ epidemia è preoccupante perché potrebbe farci ritornare a vivere con le saracinesche abbassate dei negozi e le luci spente con un centro commerciale e gli uffici ormai abituati allo smart working nel silenzio delle città dormienti.
Della quarantena hanno avuto successo le botteghe di generi alimentari che hanno registrato un boom di vendite, dovute alle preferenze dei clienti di aver saputo scegliere negozi vicini al proprio quartiere.
Durante la permanenza in casa molti italiani hanno preparato pizze, torte, pane, il cibo genuino che ricorda i tempi dei nostri nonni in cui si cucinava tra le mura domestiche con antiche ricette e segreti per rendere speciali i piatti tipici.
Ritornare ad acquistare dall’ artigiano, dal sarto, dal libraio e dal fruttivendolo vicino casa è fondamentale per portare ricchezza nella propria terra e garantire posti di lavoro, dimostrare solidarietà e unione è segno di resistenza ai tempi del Coronavirus.
In questo periodo difficile nel quale viviamo per molti manca il lavoro e indifesa del diritto al lavoro Papa Francesco ha fatto sentire la sua voce affinché il pane sia garantito a tutte le famiglie, simbolo di dignità e di libertà dell’ essere umano.
Al riguardo, il Santo Padre si è schierato in favore dei lavoratori
nell’ introduzione della messa a Santa Marta del Primo Maggio, in occasione della festa di San Giuseppe lavoratore, ha affermato : “Preghiamo per tutti i lavoratori, perché a nessuna persona manchi il lavoro e tutti siano giustamente pagati, possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo”.
Il Papa ancora una volta dimostra di essere un uomo che pratica il Vangelo che lotta sempre al fianco degli ultimi e dei poveri contro la logica del potere, dell’ egoismo e dell’ indifferenza dinanzi ai mali del mondo, accogliendo il grido dei giusti.
Il suo messaggio è un invito a guardare la nostra società con uno sguardo attento, autentico e umano.
Il mese scorso abbiamo festeggiato il 25 aprile, la festa di liberazione
dall’ occupazione nazista e dal regime fascista ma ancora oggi bisogna proteggere e attuare la Resistenza mediante l’ esercizio del pensiero critico e l’ onestà verso il proprio Paese perché la minaccia della guerra e delle nuove dittature è sempre presente nella nostra società, hanno nomi e volti nuovi ma conservano lo stesso odio e violenza, fomentati dalle leggi padronali e dalla politica delle armi a discapito della dignità umana.
Nei periodi di crisi si innalzano i venti di guerra e noi abbiamo il diritto e il dovere di difendere i valori su cui è nata la Costituzione Italiana per tutelare la bellezza dell’Italia, dei valori europei e per custodire la Storia dei nostri nonni che hanno lottato mettendo a rischio la propria vita per consegnarci un Paese democratico basato sulla pace, sul lavoro, sulla resistenza e sul bene comune.
L’ augurio con le parole di una delle canzoni più rivoluzionarie del cantautorato italiano, “Viva l’ Italia” dell’ immenso Francesco De Gregori per una sana Resistenza da intraprendere affinché si possa porre al centro del discorso politico, la dignità di ogni essere umano.
“L’ Italia con gli occhi aperti nella notte triste. Viva l’Italia. L’ Italia che Resiste”.
La foto è del web.