Dalle Regioni
La morale del No del Consiglio di Stato al McDonald a Caracalla
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
No del Consiglio di Stato al McDonald a Caracalla: la morale di un salvataggio in extremis
Italia Nostra esprime soddisfazione per la Sentenza del Consiglio di Stato che rigetta la richiesta della riforma della sentenza del TAR del Lazio (Sezione Seconda) n. 05757/2020, che aveva confermato il provvedimento del direttore generale della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MiBAC del 30 luglio 2019 che annullava il parere positivo della Soprintendenza Speciale ABAP di Roma per la realizzazione di un McDonald accanto alle Terme di Caracalla e, contestualmente, ne bloccava i lavori.
L’appello, presentato da McDonald’s Development Italy Llc, evocava la preminenza della disciplina del PTPR, che non prevede il previo rilascio dell’autorizzazione paesistica, rispetto al PTP Caffarella (n. 70 del 2010), che invece lo prevede. Il Consiglio di Stato ha ritenuto che il susseguirsi dei piani paesistici, però, stabilisce “esigenze di tutela del patrimonio culturale, con la conseguenza che le relative previsioni attuative non possono certo essere oggetto di interpretazione riduttiva”.
Pertanto, il Consiglio di Stato ha rigettato la richiesta perché numerosi “atti evidenziano la sussistenza del vincolo sull’area” a ridosso delle Terme di Caracalla, che non prevedono la trasformazione di un vivaio preesistente – originariamente una serra edificata nel 1970, successivamente oggetto di interventi di ampliamento e cambio di destinazione d’uso approvati in sanatoria – in un locale a pubblico esercizio di ristorazione. Tra l’altro l’area è iscritta nella Lista del Patrimonio Culturale mondiale dell’UNESCO.
Nel febbraio 2018, dopo aver ottenuto i pareri positivi delle autorità – in ordine: 1) della Regione Lazio; 2) della Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’Area archeologica di Roma del MiBAC, 3) della Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali, 4) dell’U.O. Permessi di Costruire, Ufficio Autorizzazioni Paesaggistiche del Comune di Roma; 5) e infine della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, – Immobilflora S.r.l. e McDonald’s Development Italy Llc, firmavano un contratto di affitto e iniziavano i lavori.
A seguito delle proteste e della levata generale di scudi, interveniva in autotutela, come già detto, la DG ABAP del MiBAC e bloccava i lavori. Tale intervento, secondo il Consiglio di Stato, è suffragato dall’art. 150 del D.Lgs 42/2004, che “attribuisce espressamente sia alla Regione sia al Ministero il potere di ordinare la sospensione di lavori atti ad alterare i valori paesaggistici del territorio, a tutela sia dei beni già vincolati sia di aree che si intende tutelare con l’imminente adozione di un futuro vincolo paesaggistico; si tratta, pertanto, di un potere che può essere esercitato anche a salvaguardia di aree o immobili non ancora dichiarati di interesse culturale o paesistico.”
Questa precisazione è importantissima per le future tutele del nostro patrimonio culturale e archeologico. Le criticità emerse in questa vicenda sono evidenti a tutti: Italia Nostra ritiene che per il futuro non si debba fare affidamento sull’intervento in extremis della Direzione Generale, ma portare a termine il processo di co-pianificazione Stato/Regione adottando i Piani Paesistici su tutto il territorio nazionale e non solo in quattro regioni.
Antonella Caroli
ITALIA NOSTRA