Dalle Regioni
Iscrizione di Venezia e della sua laguna nella Danger list dell’UNESCO
Riconoscimento di quanto Italia Nostra sostiene da decenni
Riceviamo da “Italia Nostra” e volentieri pubblichiamo
Roma, 22 giugno 2021
Esattamente dieci anni dopo la prima delle molte lettere e dossier inviati da Italia Nostra all’Unesco, per chiedere di inserire Venezia e la sua Laguna nella lista dei siti in pericolo, finalmente l’Organizzazione mondiale prende seriamente in considerazione il passo. La bozza della decisione che sarà presa nell’incontro annuale del WHC (Unesco) in Cina fra un mese prevede proprio l’iscrizione nella Danger list.
Si riconosce infine quanto Italia Nostra sostiene da decenni e cioè che lo Stato e le amministrazioni locali sono state incapaci di tutelare Venezia e la sua Laguna, anzi, che sia prevalso da tempo un atteggiamento di rapina e di sfruttamento di Venezia non arginato adeguatamente dalle autorità preposte.
Il ministro Franceschini, che ha ben compreso come la notizia della ripresa del transito delle grandi navi per il cuore della città – rimbalzata su tutti giornali internazionali – sia stata deleteria per l’immagine dell’Italia, chiede di ripristinare il divieto.
Purtroppo per lui (e per l’amministrazione comunale) il sito si chiama Venice and its Lagoon: Venezia e la Laguna sono una cosa sola per l’Unesco. Sin dalla sua iscrizione nella lista del patrimonio mondiale nel 1987 Whc e Unesco hanno decretato che le «bassure paludose … devono essere protette non meno dei palazzi e delle chiese» perché della storia di Venezia fanno parte.
Spostare “temporaneamente” (con un progetto da 60 milioni!) le navi a Marghera facendole transitare per il Canale dei Petroli (vero killer della Laguna) significa aumentare il moto ondoso e dunque l’erosione e dunque la sparizione di metà dello stesso sito Unesco: la Laguna.
L’unica soluzione al crocerismo è quella proposta da Italia Nostra: riconvertire la Marittima a una portualità di piccola stazza, non inquinante. E per Venezia è necessario uno statuto speciale (e un’autonomia amministrativa dalla fagocitante terraferma) che consenta misure energiche per fermare il genocidio culturale che sta facendo di Venezia, senza più abitanti, una ex città.