Musica & Spettacolo
“Fiori del Male” è il nuovo singolo di Pierre
Dal 25 marzo è in radio i “Fiori del Male”, nuovo singolo di Pierre prod. Player one. Un brano crudo, viscerale, disponibile in digitale. In questa intervista l’autore si racconta.
Nella foto di copertina, il rapper Pierre. Autorizzazione al trattamento dell’immagine concessa dal proprietario.
di Alessandro Andrea Argeri
- Partiamo dal nuovo singolo. Puoi descriverci “Fiori del Male”?
I fiori del male sono un angolo buio di una strada illuminata da un lampione la notte. Sono una curva presa dritta, contro un albero. Sono quei pensieri oscuri ed ossessivi che tutti noi abbiamo dentro ma ci spaventa ascoltarli. Fingiamo con noi stessi che tutto sia bello e debba essere perfetto ma la verità è che tutti abbiamo un angolo buio da qualche parte. I fiori del male sono il silenzio che c’è fra un battito e l’altro, sono la paura che tutto possa finire adesso. È la vita che cambia anche se non vuoi, é il sangue che schizza su una tovaglia bianca. Prima o poi tutti dobbiamo affrontare i nostri fiori del male.
- In “Fiori del Male”, nomini Baudelaire, Montale, Van Gogh. Come ti influenzano questi artisti?
Sia in bene che in male, da un lato perché l’arte ha sempre un’influenza positiva sulle persone visto che tocca corde profonde che altrimenti potrebbero rimanere silenti, mentre dall’altro lato non possiamo dire che Baudelaire sia il modello ideale di una vita sana. Mi ha sempre influenzato il decadentismo e l’estetismo dei poeti maledetti, la vita breve ma intensa rispetto ad una lunga ma vuota. Van Gogh è l’artista incompreso ma che voleva solo dipingere perché amava fare quello, mentre Montale è il poeta tormentato che non riusciva a trovare quiete in se stesso. In genere, questi tre personaggi sono accomunati dal fatto di essere inquieti e turbati e credo che tutti gli artisti abbiano una grossa porzione d’inquietudine.
- A livello musicale invece, quali artisti ti ispirano maggiormente?
Stimo tutti gli artisti che hanno qualcosa di interessante da dire. Non sopporto le banalità e la spocchia. Ammiro personaggi italiani come Jhonny Marsiglia, Dutch Nazari, Murubutu, Claver Gold che hanno spessore culturale e lirico mentre fra gli stranieri apprezzo Tyler the Creator, Stormzy, Russ.
- Con PlayerOne, oltre a “Fiori del Male” hai prodotto anche “Atene” e “Smog”, come vi siete trovati?
Molto bene, prima di essere collaboratori siamo ottimi amici ma ci siamo conosciuti a Parma grazie alla musica e a delle conoscenze comuni. Ci siamo trovati fin da subito avendo gusti musicali molto simili ma soprattutto avevamo voglia entrambi di investire nelle nostre idee. Siamo partiti con un progetto comune che ci ha soddisfatto, appunto Smog, ed ogni collaborazione è fatta da fumo a mezz’aria, risate e concentrazione.
- Uscirà un nuovo album quest’anno?
Uscirà un nuovo mixtape, Drammaturgo Atto 2°, il secondo capitolo di Drammaturgo Atto 1°, uscito nel 2016. Avendo poco tempo a disposizione mi sto concentrando intanto sull’uscita di alcuni singoli. Tra l’altro ci sono molti artisti che ultimamente preferiscono fare uscire solo dei singoli rispetto ad impegnarsi nell’uscita di un album complesso perché la musica viene consumata in fretta, ogni giorno esce qualcosa di nuovo, un album uscito oggi fra una settimana è già vecchio. Come ogni cosa, ormai, anche la musica è diventata solo merce da consumare in fretta.
- Quando capisci quando una canzone è pronta per essere pubblicata?
Quando non ci trovo più difetti. Quando dal primo secondo all’ultimo mi trasmette la sensazione di completezza. Quando ascoltandola ho solo vibrazioni positive e non c’è nulla che turbi l’ascolto. A parte questo ci dev’essere pronta la copertina. Quando ho tutto allora inizio a studiare la strategia di lancio che oggi, forse, conta più della musica stessa.
- Qual è il motto che sposi frequentemente?
Non ho un vero e proprio motto, è difficile riassumere quello che penso in qualche frase. In genere penso spesso che tutto è in cambiamento perenne, quindi “panta rei”, tutto scorre. Ma la cosa che più spesso mi dico durante la giornata è “respira profondamente, respira di pancia”.
- Per un rapper cambiare nome equivale a “cambiare pelle”. Ebbene, dopo tre mixtape con lo pseudonimo “Awes” perché hai deciso di rinominarti?
Perché Awes era una mia proiezione, un alter ego, ormai non esisteva più, era me all’inizio, nella fase iniziale, quando ancora non sapevo nulla di me stesso. Awes poi è morto, ha lasciato il posto a Pierre, é rientrato in Pierre. Come se la proiezione della mia coscienza fosse tornata ad essere unita alla coscienza stessa, come se avessi rimosso la maschera. Non serviva più crearsi un’immagine, dovevo rimanere solo me stesso.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©