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“Fai rumore” è la canzone di resistenza di molti italiani ai tempi del Coronavirus

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di MARIA DEL ROSSO

Nell’ epoca della pandemia che costringe molti italiani a restare in casa per rallentare il numero dei contagi ci si rifugia nella scrittura, nella lettura, nell’ arte e nella musica.

Da sempre la musica è stata considerata nel corso della storia una potenza curatrice per guarire dai mali dell’anima come la depressione.

Infatti, gli italiani in isolamento per affrontare il tempo libero in modo costruttivo e per evitare di affogare nella noia e nel pessimismo provano a suonare, a danzare, a cantare dai balconi, dagli ospedali e dalle case, simboli di resistenza, di lotta e di resilienza.

Dalle Tv e dai giornali abbiamo notato video e foto in cui i medici e gli infermieri nelle ore di pausa dal lavoro prendono in mano la chitarra e intonano il brano “Fai rumore” del cantautore tarantino, Antonio Diodato, vincitore del Festival di Sanremo di quest’ anno.

La canzone è divenuta la colonna sonora del nostro tempo incerto e inquieto  afflitto  dal Coronavirus.

“Fai rumore” racconta dell’incomunicabilità tra le persone come sta accadendo in queste settimane nel nostro Paese in cui sono vietati abbracci, baci e assembramenti.

Le persone comunicano tra loro mediante computer e telefoni per uno scambio di saluti o per conoscere il dolce preparato nel weekend dagli amici e dai nonni.

È cambiato il nostro modo di vivere e di approcciarci al mondo del lavoro mediante lo smartworking, il nostro saluto a distanza con gli amori e gli affetti più cari, il nostro sabato sera trascorso tra pizze preparate in casa e film in Tv, romanzi e canzoni che ci donano emozioni.

Slogan e cartelloni impreziositi dai colori dell’arcobaleno realizzati dai bambini con la scritta: “Andrà tutto bene”, è il motto della quarantena italiana con l’  invito a non perdere mai la speranza, ad imparare ad essere positivi, a intravedere la luce nel buio del tunnel, dall’ esperienza negativa segnata dal dolore e dalla perdita di un proprio caro c’ è una possibile rinascita per tutti noi, di gioia e di vita.

E come afferma Paulo Coelho: “Se non rinasceremo, se non torneremo a guardare la vita con l’ innocenza e l’ entusiasmo dell’ infanzia, non ci sarà più significato nel vivere”.

In queste ore di attesa e di rinascita, la vita è circoscritta tra le mura domestiche mentre le strade sono deserte e la natura ritorna a respirare riappropriandosi dei propri spazi.

“Che fai rumore qui, e non lo so se mi fa bene, se il tuo rumore mi conviene, ma fai rumore sì, che non lo posso sopportare questo silenzio innaturale tra me e te”, parole sempre più attuali decantate da Diodato.

Il silenzio delle strade nelle città diventa sempre più rumoroso e assordante tra le rondini nel cielo che cantano alla primavera e il profumo dei fiori che sbocciano in un Paese immobilizzato dall’  invisibile virus.

È l’ora del silenzio per rinascere a nuova vita con l’augurio di essere più umani e di lasciarci al tempo passato la cattiveria, l’invidia, l’egoismo e tutti quei mali che distruggono i rapporti umani perché anche se adesso il silenzio fa rumore, un giorno (non troppo lontano)  ritorneremo a far rumore tutti insieme nelle nostre comunità.

Ritorneremo ad abbracciarci, a baciarci, ad affollare bar e piazze. Ritorneranno i concerti e le nostre colonne sonore, ritorneremo a tuffarci nel nostro mare dipinto di blu, torneremo a ballare e a cantare, ad esultare per la vittoria della nostra squadra di calcio preferita, ritorneremo a guardare i tramonti. Ritorneremo e tutto avrà un sapore diverso, nuovo, originale perché è la libertà che ci rende vivi e solo allora capiremo di quanto eravamo felici. Che la vita è un attimo.

La foto è del web.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo