Cultura
ALESSANDRO CANNAVALE CI RACCONTA “IL SARTO DEI PICCOLI STRAPPI”
Alessandro Cannavale, poeta e scrittore pugliese, ci presenta il suo nuovo lavoro.
Durante la sua carriera letteraria ha pubblicato “A me piace il Sud” con Andrea Leccese (2017).
Finalista nella sezione poesia inedita al Premio Letterario Nabokow (2017).
Con Les Flâneurs Edizioni ha pubblicato Versi Randagi (2019).
Ha conseguito il secondo posto al quindicesimo Concorso Internazionale di Poesia inedita Dedicato a… Poesie per ricordare (2020).
Lo scrittore e poeta, Alessandro Cannavale ci racconta la sua raccolta di poesie “Il sarto dei piccoli strappi” pubblicata da Les Flâneurs Edizioni.
Cannavale è una delle penne più autentiche, sensibili e affermate del panorama letterario pugliese che racconta mediante l’ arte poetica con professionalità e con umiltà la bellezza della Puglia.
I paesaggi, la natura, il mare dai mille colori, la storia, i poeti come Vittorio Bodini, la musica, affascinano i turisti e gli uomini e le donne che abitano questa terra.
Un Sud che conquista l’ anima di chi lo visita da turista e diviene un luogo amaro per chi resta come canta Domenico Modugno in :“Amara terra mia, amara e bella”.
In molti sono costretti a lasciare la propria terra e i propri affetti per cercare fortuna in terre straniere.
Un tempo si partiva per Milano e per Torino, per l’ America, per la Germania, per l’ Argentina e per il Venezuela con la famosa valigia di cartone.
Invece, oggigiorno si parte con uno zaino ricco di sogni per poterlo riempire di esperienze e di ritornarci nella propria amata, madre natura, per farla vivere e per far divenire non solo un luogo di partenze ma di grandi ritorni.
La bellezza della natura , descritta dalle opere di Antonio Bonatesta si contrappone alla precarietà della vita al Sud.
Gli strappi della vita si curano mediante la bellezza, l’ arte e la cultura.
“Ricordatevi di essere canto : siete voi l’ oro che scorre sulle nostre strade bucate”.
L’ invito di Alessandro Cannavale ai giovani è di non farsi rubare la speranza dai ladri di sogni e di vivere la vita con una forte passione, orgogliosi della propria terra e delle proprie origini.
Lo scrittore dimostra di essere il sarto che con bravura e con creatività si impegna a cucire i piccoli strappi, ovvero le ferite di una terra così incantevole, spesso macchiata dall’ indifferenza e dal malaffare.
Basti pensare alle trivelle che minacciano il nostro mare, alla xyella che uccide la storia degli ulivi secolari, all’ Ilva di Taranto e a Cerano che tormentano i lavoratori tra il diritto al lavoro e il diritto alla salute.
Nonostante i problemi che attraversano la nostra terra, l’ autore ci invita a coltivare la bellezza e a riscoprirla nelle piccole cose per divenire i sarti del nostro tempo che con passione lavorano umilmente per l’ amato Sud.
“Il sarto dei piccoli strappi” a chi è ispirato?
‘ “Il sarto dei piccoli strappi” è dedicato ai Sisifo che raccolgono le forze ai piedi di una montagna, per ripartire dopo ogni colpo; che combattono una battaglia perché è giusto farlo, anche quando le speranze si affievoliscono, nel nome di una fedeltà superiore: la fedeltà alla lotta, un’ attività intrinsecamente dotata di senso. Come scriveva Albert Camus, “anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo”. Nel Sarto cospirano diverse ispirazioni: la luce, vera e propria “infrastruttura” percettiva di un territorio; l’assenza delle persone dalle nostre vite, che forgia la nostra interiorità, al negativo; il Sud, quasi luogo dell’anima, verso il quale dobbiamo sentire il dovere della testimonianza e dell’onestà, anche se dolorosa; l’appuntamento indefinito dell’amore e dell’incanto, che danno forza a Sisifo, ogni giorno, ai piedi della stessa montagna, che assurge al ruolo di totem delle discriminazioni che colpiscono le persone, nel mondo del lavoro, soprattutto, violentando quotidianamente il contenuto della nostra Costituzione.’
Nel tuo nuovo lavoro ci sono poesie dedicate al Salento, alla terra in cui vivi. Cosa ti colpisce del Salento e di cosa non potresti fare a meno?
“Del Salento, mi colpisce soprattutto la luce che bagna i paesi, le campagne, il mare. Devo chiarire che non ne scrivo per costruire l’ennesima edulcorata narrazione di un territorio, bensì per porre alcuni problemi, come è giusto che facciano i versi. La mia scrittura è sottesa dall’intenzione di andare in giro per porre questioni ai passanti, per confrontarsi, non certo di salire su un piedistallo per additare soluzioni e comportamenti “corretti”. Abbiamo ricevuto in eredità dei luoghi meravigliosi ma dobbiamo riflettere soprattutto sulle nostre omissioni morali e politiche, con cui ne fiancheggiamo la distruzione.”
Sfogliando le pagine del libro, il lettore può ammirare le opere di Antonio Bonatesta. Al riguardo, perché hai voluto legare la poesia all’arte pittorica?
“Lo spiega molto bene proprio Antonio Bonatesta, nella sua interessante postfazione al libro, in cui scrive giustamente che oggi più che mai abbiamo bisogno di pontieri. Credo sia una sintesi perfetta di questo tentativo di connubio tra pittura e versi. Ricorrere a forme espressive come la poesia e la pittura, peraltro congiuntamente, punta ad aprire un dialogo onesto e paritetico con la gente del nostro tempo. Bonatesta attinge alla scuola dei paesaggisti salentini ma lo fa con lo sguardo di un uomo contemporaneo. La sua opera che dipinge la centrale elettrica di Cerano chiarisce questo suo posizionamento.”
Nella raccolta, ci sono poesie dedicate alla terra salentina e ai giovani del Sud che, spesso, sono costretti a lasciare il proprio paese per cercare fortuna altrove. Di cosa ha bisogno il Meridione oggi?
“Essendo un grande malato, ha bisogno soprattutto di onestà. Non di cartoline, non di rivendicazioni sterili. Non di edulcorazioni finalizzate alla sua mercificazione senza scrupoli. Il Sud non può vivere solo di turismo anche se questo è fondamentale, come lo è la cultura. Lo sosteneva già Francesco Saverio Nitti, più di un secolo fa. Ma alcuni economisti ancora faticano a comprendere la lezione.”
Nel libro c’ è l’omaggio all’ immenso poeta salentino, Vittorio Bodini. A quale sua poesia sei particolarmente legato?
‘Per restare in tema, una delle sue poesie che preferisco è senz’ altro la Luna dei Borboni. Ci sono dei versi profetici, in cui Bodini parla della tendenza passatista, recalcitrante rispetto alle novità “Un cavallo sorcigno / camminerà a ritroso sulla pianura”. Capace di andare all’indietro, persino in piano.’
Il Salento è una terra ricca di poeti e di scrittori. Quali ti hanno lasciato un segno profondo?
“Rischio di fare qualche torto grave, con un ruvido elenco. Tuttavia, provo a citare qualche poeta: Vittorio Bodini, in primis, ma anche Antonio Verri, Salvatore Toma, Antonio Prete. E la scrittrice Rina Durante, di cui ho recentemente letto il romanzo “La Malapianta”. Tra gli autori più giovani, senz’ altro Omar Di Monopoli, Annamaria Gustapane e Livio Romano.”
Un verso di una poesia de “Il sarto dei piccoli strappi” da dedicare al nostro periodo storico e alla speranza.
“Nessuno ama le notti senza stelle.
Cercano un civico i sogni dei giovani,
un fuoco arde tra le loro mani,
un bel discorso rimane sospeso
in punta di lingua: sono l’oro,
sorsi di luce tra le case buie,
fiori nelle maniche dei paesi,
ago e filo nel dialogo spezzato
tra due sedie di paglia la sera,
un auspicio tra fronti di pietra.
Sono seme, energia sommersa,
brani liberi di cielo ancora acceso:
un vento buono ha soffiato
sul mucchietto delle paure,
è libera la prua delle utopie.”
Ph. di Alessandro Cannavale
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Maria del Rosso