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Cultura

Ugo La Pietra, La mia territorialità. Itinerari di ricerca attraverso il segno

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di FRANCESCO GATTUSO*

A cura di Simona Cesana (Archivio Ugo la Pietra) e Giovanna Canzi

LeoGalleries, via De Gradi 10, Monza, dal 16 febbraio al 7 marzo 2020

All’inizio degli anni Sessanta dipingevo quadri e rapide scritture che, distese sulle tele, formavano paesaggi fantastici. Ancora oggi traccio i miei segni alla ricerca di una “mia territorialità”, sempre più residua, in cui coltivare i miei desideri… Tracce che vanno scomparendo, souvenir di esperienze passate, pagine di un diario di esploratore delle periferie urbane, di territori e paesaggi coltivati pazientemente in un vaso. (Ugo La Pietra)

Questa dichiarazione di Ugo La Pietra racchiude in modo esemplare il suo percorso artistico che lo ha visto, fin dagli anni Sessanta con il Gruppo del Cenobio, protagonista della scena artistica milanese, e poi italiana e internazionale.

Il suo personalissimo segno, che lo accompagna negli oltre cinquant’anni di attività artistica e di ricerca, è un segno definito “randomico” da Gillo Dorfles: un segno, cioè, che procedendo libero da qualsiasi definizione e incasellamento (espressione quindi perfetta del suo autore) conduce a nuovi punti di vista e a ribaltamenti di senso, un segno sempre alla ricerca di nuovi percorsi, un segno che è una continua scrittura e ri-scrittura della realtà osservata e attraversata dall’artista.

La realtà, così attraversata, disegnata e definita, diventa finalmente per l’artista “territorio” personale: la ricerca approda a una propria realtà, a una propria territorialità.

La Pietra, attraverso il suo segno acuto e allo stesso tempo lieve, compie il suo viaggio spaziando dalla raffigurazione caotica della città nel flusso continuo del suo scorrere quotidiano, fino ad approdare alla serenità di un ideale paesaggio naturale, di un personale giardino.

Da LeoGalleries, Ugo La Pietra presenta una selezione di recenti opere “segniche” che mettono a fuoco l’incessante ricerca dell’artista nell’identificazione di un proprio “territorio”. La presenza di Ugo La Pietra presso LeoGalleries si inserisce nell’ambito del lavoro della galleria sul “segno”, iniziato con il Gruppo del Cenobio ed in particolare con l’opera di Arturo Vermi.

Il focus di opere su “La mia territorialità”, comprende opere realizzate con diversi medium: tele, disegni, ceramiche incise a mano e dipinte.

Nella serie di acrilici su tela dedicati alla città (“La città scorre ai miei piedi”, 100×100 cm, 2010/2018), l’artista interviene sulla tela stendendo campiture di colore sovrapposte dalle quali ricava, graffiando il colore ancora fresco, minuziosi disegni di città contemporanee: grattacieli, campanili, fabbriche, cupole, ponti, strade, residui di verde pubblico, camini fumanti si rincorrono in un flusso continuo e caotico.

“La città cresce come un fiume in piena” – ci dice l’artista – e manca di una pianificazione urbana che metta al centro l’uomo.

Con la tela “Bosco in città” (70×50 cm, 2013) ci mostra come il verde, usato nelle città solo come elemento ornamentale, sia invece capace di riprendersi una rivincita sul costruito, diventando esso stesso “architettura”.

Nelle tele “Territori” (100×100 cm) e “Itinerari” (60×60 cm) l’artista esce dalla città, proseguendo in un percorso “alla deriva” (pratica cara ai surrealisti, cui l’artista fa spesso riferimento): in questo caso il suo segno graffia sulla tela linee che definiscono campiture disegnate in una prospettiva a volo d’uccello: La Pietra ci mostra il paesaggio italiano, racchiudendo in ogni frammento identità diverse e uniche che lo caratterizzano e caratterizzano la nostra cultura ricca di “diversità”.

Anche nella serie di disegni “Itinerari” (2000), realizzati a china su carta con delicati interventi a matita sui toni del beige e del rosa, l’artista traccia segni che definiscono campiture di un paesaggio naturale: distese d’erba attraversate da un sentiero, campi di grano arati da poco e pronti per accogliere la semina, e un ruscello lì vicino che li attraversa.

È nell’installazione “Libri aperti” (2006/2008) che, infine, il segno di La Pietra conclude idealmente il viaggio. Una serie di libri in terracotta ingobbiata e incisa a mano raffigura il suo territorio ideale: un paesaggio naturale, una casa con un piccolo orto, “segni” che rappresentano una natura non ancora del tutto estinta, e quindi pazientemente coltivata e creata dalla mente e dalla mano dell’artista.

giovedì 5 marzo ore 21: incontro con l’artista.

Introduce Giovanna Canzi

Ugo La Pietra presenterà tre libri (Manfredi Edizioni) in cui ha raccolto gli incontri (dagli anni Sessanta ad oggi) con artisti e intellettuali che hanno condiviso con lui istanti di vita. Relazioni profonde, occasionali, istantanee, significative, conflittuali, in un affresco realizzato con furia, minuzia e ironia.

UGO LA PIETRA

Artista, architetto, designer, nato nel 1938, vive e lavora a Milano.

Si definisce ricercatore nel sistema della comunicazione e delle arti visive, muovendosi contemporaneamente nei territori dell’arte e del progetto. Instancabile sperimentatore, ha attraversato diverse correnti artistiche (dalla Pittura segnica all’Arte concettuale, dalla Narrative Art al Cinema d’artista, dalla Nuova scrittura all’Architettura Radicale) e utilizzato molteplici medium, conducendo ricerche che si sono concretizzate nella teoria del “Sistema disequilibrante”.

Realizza ambienti sperimentali nel 1968 alla Triennale di Milano e nel 1972 al Museum of Modern Art di New York; è curatore della Sezione Audiovisiva alla Triennale di Milano del 1979, della mostra “Cronografie” alla Biennale di Venezia del 1980, della Sezione “Naturale-Virtuale” alla Triennale di Milano del 1996.

Vince il Compasso d’Oro per la Ricerca nel 1979 e il Compasso d’Oro per la Carriera nel 2016.

Sue opere fanno parte delle collezioni permanenti del MoMA di New York e San Francisco, del Centre Pompidou di Parigi, del Museo di Arte Moderna di Saint-Étienne, della Neue Galerie di Graz, del museo ADAM di Bruxelles, del Museo di Arte Contemporanea di Zagabria, del Museo Nazionale di Arte Moderna di Tokio e Osaka, della Fondazione Cineteca Italiana di Milano, del FRAC Centre di Orléans, del MIC di Faenza, del Museion di Bolzano, del Museo del Novecento di Milano e del Museo del Design della Triennale di Milano, del MA*GA di Gallarate, del MAC di Lissone.

LEOGALLERIES

LeoGalleries propone nel suo spazio di Monza il lavoro degli artisti storici del Novecento e le proposte delle nuove generazioni.

La galleria negli ultimi anni si è specializzata sul Futurismo con particolare attenzione al lavoro di Fortunato Depero, Marcello Iras Baldessari, Tullio Crali, Giulio D’Anna, Gerardo Dottori, Alessandro Bruschetti.

Collabora inoltre con l’Archivio Vermi per la divulgazione dell’opera di Arturo Vermi.

Lo scopo della galleria è quello di essere sempre più un punto di riferimento per un nuovo collezionismo, che oggi all’arte richiede contenuti concettuali, di pensiero, estetici e possibilità di investimento.

La galleria da sempre collabora con enti e istituzioni, realizzando progetti espostivi in sedi pubbliche e private.

Per sostenere l’innovazione in campo artistico e valorizzare la creatività umana, promuove l’arte anche al di fuori dei circuiti tradizionali.

A tal fine ha attivato un circuito virtuoso con aziende che sono sensibili al rapporto arte-impresa e che riconoscono in esso un investimento culturale ed una fonte di arricchimento personale, culturale, sociale.

*Ufficio Stampa

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo