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Recensione: La notte del risveglio di Ebenazer Scrooge

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di SARA D’ANGELO

 

Il panorama letterario dedicato alle storie di Natale è piuttosto affollato di romanzi, racconti e fiabe che illustrano sentimenti di letizia e speranza, ma la narrazione più famosa è sicuramente Canto di Natale di Charles Dickens.

 


È nella Londra del 1843 che lo scrittore e giornalista pubblica il suo piccolo racconto, destinato a diventare un immortale punto di riferimento per la formazione di anime empatiche di tutte le età.
Tutto accade nel corso di una notte. Ebenazer Scrooge, un uomo vecchio, avaro, egoista, ossessionato dal vantaggio economico che può ricavare da un’ora di lavoro e dell’altrettanta perdita di denaro che può causargli un giorno di ozio, sente di dare perfino un non celato moto di rimprovero a Dio, per essersi riposato dopo aver dato alla Luce il Creato.

” Caldo e freddo esterni avevano poca influenza su Scrooge. Nessun tepore lo poteva scaldare, nessun clima invernale lo faceva rabbrividire. Nessun vento di bufera era più gelato di lui, nessuna tempesta di neve più accanita nel suo scopo, nessuna pioggia battente meno disposta ad ascoltare una supplica. Le più tremende piogge, nevicate o grandinate avevano un solo punto di vantaggio su di lui: certe volte erano una manna, mentre Scrooge non lo era mai.”

Ebenazer Scrooge, unico superstite della ditta Scrooge e Marley, ( Jacob Marley era il suo socio ) tiene in condizioni di ristrettezze di ogni tipo il suo impiegato Bob Cratchit che, con molta umiltà, si piega ad ogni suo ordine pur di non perdere il posto di lavoro, unico sostentamento per sè e per la sua famiglia.

La vigilia di Natale Scrooge cammina per le strade di Londra visibilmente disturbato dall’aria gioiosa che si respira ad ogni angolo della strada. Bambini che corrono felici stringendo tra le manine golosi bastoncini di zucchero, le finestre delle case sono illuminate in attesa di celebrare il santo giorno di festa, i canti di Natale riecheggiano ad ogni passo, gli accorati auguri dei passanti a cui Scrooge si guarda bene di non ricambiare perché lui no, lui non intende perdersi in festeggiamenti che impoveriscono le tasche anziché ingrassare i cassetti della cassaforte.

Bianchissimi fiocchi di neve scendono copiosi sulla città quando Scrooge incontra il nipote Fred, suo unico parente, figlio della sorella Fanny, defunta. Fred è un nipote affettuoso e lo sarebbe ancora di più se avesse la possibilità di dimostrarlo al suo caro vecchio zio Scrooge che non ne vuole proprio sapere di ricevere premurose gentilezze, nè da lui nè da nessun altro. Fred conosce bene il carattere burbero dello zio, ciò nonostante si affretta ad invitarlo a casa sua per festeggiare insieme alla sua famiglia il Santo Natale ma, come egli stesso aveva previsto, Scrooge declina il suo invito, tenendo lontano da sè ogni pretesto di riunire la famiglia sotto lo stesso tetto.

Arrivato a casa, Scrooge ha una strana e paurosa visione, nel batacchio del suo portone vede ( o crede di vedere) il volto del suo socio Marley, morto sette anni prima la vigilia di Natale. Da questo evento sinistro viene sì turbato ma procede regolarmente alle sempre uguali abitudini delle sue solitarie serate. Mentre consuma la cena, una frugale zuppa d’avena, avverte rumori inconsueti in casa, catene che vengono trascinate lungo il pavimento, il suono di campanelle che producono un’eco senza fine. A nulla vale il suo istinto di chiudere la porta con la chiave a doppia mandata per poi sedersi di fronte al fuoco avvolto nella sua vestaglia. Nello stesso momento in cui sente di aver ritrovato la pace ecco che vede aprirsi la porta. Il fantasma di Marley, sì, proprio il vecchio Jacob Marley, si presenta davanti a lui in tutta la sua presenza spettrale.

Il suo corpo è completamente coperto di bende, la mascella inferiore non tarda a cedere e cade rovinosamente a terra, è una visione orrenda. L’intera figura è circondata da lucchetti e catene che in vita lo hanno trattenuto ai piaceri vani della terra, alla bramosia del possesso, all’avidità che lo ha tenuto lontano dalla Misericordia di Dio.

Marley sa che per lui la luce dell’eternità è perduta per sempre ma forse è in tempo per salvare il suo amico, il suo socio, il suo collega. Scrooge è ancora in tempo e con il suo tempo può ancora seminare germogli di umanità che in vita sua non ha mai visto fiorire.

Jacob Marley gli dice di essere venuto per annunciargli che sta per ricevere la visita di tre spiriti, lo spirito del Natale passato, lo spirito del Natale presente e per ultimo sarà suo ospite lo spirito del Natale futuro.

A questo punto Marley scompare (ma è davvero apparso?) e Scrooge, stanco e molto provato da quella emozione ( o suggestione) se ne va a letto non prima di aver controllato porte e finestre ripetendo a voce alta : “Fesserie!”

All’una di notte lo spirito del Natale passato si presenta assumendo i tratti fisici di un vecchio e un bambino insieme, ha i capelli bianchi ma non una ruga sul volto. Lo spirito è vestito di bianco con una cintura che sprigiona una luce intensa, ha in mano un piccolo ramo di agrifoglio e la sua veste è ornata di tanti fiori dai colori vivaci.

Lo spirito accompagna Scrooge in un viaggio indietro nel tempo, la scena che si presenta è quella di uno Scrooge ancora piccolo, un bambino con il visino triste, rinchiuso in collegio dopo la morte della madre, la sua sola distrazione sono le visite della cara sorellina Fanny, affettuosa e amorevole con lui, tanto da convincere il padre a farlo riportare a casa.

La scena si muove di qualche anno per imbattersi in un Ebenezer giovane adulto, contabile presso il vecchio Fezziwig. Dentro quel ricordo ritrova un tempo scandito da ore di lavoro serene, ben diverse dalle vessazioni quotidiane cui sottopone il suo impiegato Bob Cratchit.
Il rimorso è un sintomo che comincia a farsi strada nel cuore di Scrooge.

Ed ecco ancora un’altra scena, un altro cambiamento. Scrooge è ormai un uomo ricco a capo di uno studio contabile, la sua crescente avidità annulla ogni preludio di un qualsiasi sentimento, fino a rinunciare all’amore di Bella, una ragazza povera, ben consapevole che senza dote non potrà mai rendere felice un uomo come lui, innamorato del denaro.

Il rimorso è destinato a diventare tormento.

La campana suona ancora. È ancora l’una.

Il secondo spirito, quello del Natale presente, fa il suo ingresso nella camera di Scrooge con le sembianze di Babbo Natale, parlando di sè gli confida di avere 1800 fratelli, i Natali passati.

Il Natale è festa per il mondo intero, tutti i cuori sono pieni di gioia e di speranza, la Luce Santa dirada le tenebre che penetrano nel cuore dell’uomo spazzando via la cattiveria, l’egoismo, la tristezza.
Natale è un miracolo, il mondo è calpestato da una sparpagliata folla di Ebenazer Scrooge, il miracolo del Natale è la redenzione dei tanti Scrooge infiltrati nelle fessure delle coscienze impolverate.

Quanti Scrooge nuotano nel mare agitato di notti sbagliate, ma per fortuna quanti spiriti accorrono per salvare e lavare errori commessi…

C’è ancora una cornice familiare da visitare…

Scrooge viene condotto dallo spirito in casa di Bob Cratchit, il suo impiegato. Lui e la sua famiglia sono riuniti attorno alla tavola apparecchiata con modeste pietanze. Il loro non è un Natale opulento ma sono ugualmente felici perché sono stretti da un profondo affetto e in casa si respira aria di pace e serenità.

Lo stipendio di Bob è piuttosto misero (a causa della proverbiale avarizia di Scrooge) i soldi non bastano a comprare le medicine per il piccolo Tim, il loro bellissimo bambino purtroppo è tanto malato e si teme per la sua vita. In quella casa non ci sono regali da scambiarsi a Natale se non la reciproca promessa di restare sempre uniti e di ringraziare il Signore per la Sua Provvidenza.
L’ultima visita, reale o illusoria chissà, è a casa di Fred, il nipote di Scrooge. Il giovane sta festeggiando il Natale insieme alla sua famiglia e tanti amici. All’improvviso Scrooge sente bisbigliare il suo nome, si, si, stanno parlando proprio di lui, stanno ridendo di lui, del suo meschino stile di vita, del suo morboso attaccamento al denaro, della sua esistenza sprecata. Le ultime parole di Fred per lo zio sono però intrise di calore, il nipote gli è tanto affezionato e vorrebbe averlo accanto a sè.

Intanto lo spirito del Natale cambia le sue fattezze, è sempre più vecchio, sotto la sua veste dischiusa fanno capolino due bambini dall’aspetto ripugnante. Un maschio e una femmina vestiti di stracci, denutriti sono i loro corpi, gialla la pelle.

“Spirito, sono tuoi?” Scrooge non seppe dire altro.

“Sono dell’uomo” disse lo spirito guardandoli.

“Il maschio è l’Ignoranza. La femmina è l’Indigenza. Guardati da loro, in ogni loro manifestazione, ma soprattutto guardati dal ragazzo, perché sulla sua fronte vedo una scritta che è una condanna, se non verrà cancellata. Negalo pure!”

Lo Spirito scompare appena la campana batte dodici lunghi e lenti colpi.

L’ultimo spirito, il terzo, lo spirito del Natale futuro, se ne sta in un angolo infagottato nel suo triste silenzio, di tanto in tanto si serve dell’indice per indicare questo o quel particolare a cui far prestare attenzione.
Londra,1844.
Il Natale che non è ancora nato.

Diversi assembramenti di curiosi si ritrovano a parlare (o sparlare?) della morte di un povero (o ricco?) vecchio per niente amato dalla comunità in cui ha sempre vissuto la sua vita meschina. Il suo funerale è disertato, le poche persone a suo servizio approfittano della sua scomparsa per depredarlo del denaro e dei suoi oggetti preziosi. In nessun volto di coloro che l’hanno conosciuto ci sono lacrime da asciugare, molto presto Scrooge si rende conto che il corpo morto da seppellire è proprio il suo, sono sue quelle fredde membra che con immenso orrore vede giacere immobili sul suo letto.
Intanto, non molto lontano dalla sua casa, appare chiara l’immagine del piccolo Tim, sta morendo tra le braccia del padre che non ha potuto comprare le medicine per curarlo, troppo misero è il suo stipendio.
Una dopo l’altra s’inseguono scene raccapriccianti, Scrooge è palesemente scosso, quelle visioni gli rivoltano ogni centimetro della pelle, sente che il tempo rimasto è scandito con la stessa perseveranza dei granelli di sabbia all’interno di una vecchia clessidra consumata dalla cupidigia.

Le ore del cambiamento hanno già superato l’indifferenza dei primi minuti, da questo momento in poi è tutto un divenire di una metamorfosi dell’anima, da bruco a farfalla il caldo soffio di vita è pronto a spiccare il volo con ali nuove e forti.

Se la nascita è un dono di Dio, la rinascita è possibile

Scrooge è obeso di superfluo, il suo aspetto curvo è l’effetto delle sue tasche appesantite da una spasmodica bramosia del possesso del bene terreno, quello che appunto alla terra appartiene e sulla terra è destinato a restare.

Scrooge è un uomo solo, vive separato dal mondo ma la sua casa è nel mondo, questa è l’unica ragione del confine labile e precario tra lui uomo e l’altro lui uomo, il destino è tracciato, deve trionfare.
Non c’è vittoria senza un precedente rovinoso fallimento.

Tre spiriti impegnati ad assalire una sola coscienza, no, non è affatto una guerra impari, il cuore del vecchio Scrooge è soltanto inaridito da un tempo trascinato anziché vissuto, la fame e la sete d’amore sono come un albero sempreverde, nessuna foglia si lascia cadere se c’è una mano che corre a saziare.
Il vecchio Scrooge stremato dalla sua notte scombussolata manda un ragazzo a comprare il tacchino più grosso che troverà in negozio dopodiché dovrà portarlo a casa di Bob Cratchit. Scrooge ha imparato molto più in quella sua ultima notte che durante il tempo oscuro che lo ha reso prigioniero della sua stessa vita. Ha visto, ha sentito, è stato spettatore di una rappresentazione notturna che ha avuto un solo protagonista: se stesso.

Esce di casa indossando il suo vestito buono, dispensa mance e auguri a tutti i passanti. È il suo primo vero Natale.

Infine si reca a casa di suo nipote dove viene accolto a festa.

Il mattino dopo si reca in ufficio dove puntualmente ritrova l’aria mesta del suo impiegato. Evitando di dargli superflue spiegazioni gli manifesta l’intenzione di aumentargli lo stipendio e trasforma il suo posto di lavoro in un ambiente accogliente e caldo per affrontare le temperature rigide dell’inverno londinese.

Il piccolo Tim non morirà, sapientemente curato crescerà in salute e sarà amato dalla sua famiglia… e dallo “zio” Scrooge.

 

Sara D'Angelo, siciliana, appassionata di lettura e letteratura, è redattrice per diversi giornali on line con cui collabora con passione e dedizione.