Inchiesta
Maurizio Polisena: Arce, Dna e la rapina anomala
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Continua il racconto e l’analisi di una vicenda tragica. Anomala.
L’omicidio di Maurizio Polisena, durante una rapina presso l’ufficio postale di Arce. Il 28 maggio 1998.
Abbiamo già ricostruito la dinamica https://ilsud-est.it/attualita/inchiesta/2024/02/12/maurizio-polisena-laltro-mistero-di-arce/. Passiamo ora ad analizzare alcuni aspetti.
La vettura portavalori, non blindata e chiaramente riconoscibile, trasportava quasi 900 milioni di lire. Una cifra considerevole e custodita solamente da due guardie giurate. Maurizio Polisena e il suo collega.
Cento milioni circa di lire vanno consegnati all’ufficio postale di Arce. Mentre 740 milioni di lire vanno consegnati ad altro ufficio postale.
La prima tappa è Arce. Quindi la cifra più consistente rimane nella vettura. Custodita da una sola guardia giurata. Maurizio Polisena.
Appare ovvio ipotizzare che i rapinatori fossero informati della cifra trasportata, degli orari e del tragitto.
Una banda organizzata e ramificata. A dimostrarlo è la dinamica della rapina.
I 740 milioni non sono destinati ad Arce eppure i rapinatori decidono di agire proprio ad Arce. Aspettano l’arrivo del portavalori travestiti da operai e simulano dei lavori usando una saldatrice sul cancello dell’ingresso di servizio dell’ufficio postale di Arce.
Tranquillamente, in pieno giorno e a viso scoperto. Usano una saldatrice che ha ovviamente bisogno di energia elettrica. Secondo quanto riferito nelle cronache dell’epoca i rapinatori hanno usato la rete elettrica dell’ufficio postale di Arce. Per compiere dei lavori presso un ufficio postale non servono autorizzazioni scritte?
Perché sono così sicuri e padroni del territorio? L’ufficio postale di Arce è nel centro del paese e la caserma dei Carabinieri è vicina. Eppure sono spavaldi.
Non temono di essere riconosciuti. Perché vengono da lontano oppure, al contrario, sono radicati nella zona con annessi timori per eventuali testimoni.
Uno dei rapinatori zoppica vistosamente. Praticamente una firma. Evidentemente, però, non ha paura di essere individuato.
Maurizio Polisena rimane solo vicino all’auto mentre il suo collega porta il denaro nell’ufficio postale. In auto rimangono i 740 milioni.
I rapinatori si avvicinano all’auto. Maurizio Polisena viene colpito da una fucilata. Perché forse reagisce.
In realtà Polisena potrebbe aver riconosciuto uno dei rapinatori. Voci mai confermate parlano di un litigio prima dello sparo.
Sempre le cronache dell’epoca riferiscono che Maurizio Polisena aveva fatto il turno di notte e che quindi quella mattina doveva essere di riposo.
Se è così allora la sua presenza non era prevista.
Rapinatori pronti ad uccidere. Con informazioni precise e padroni del territorio. Eppure hanno lasciato diverse tracce.
Biologiche e dattiloscopiche. La Procura di Cassino ha confrontato le tracce biologiche e dattiloscopiche del delitto Polisena con quelle del delitto di Serena Mollicone? Quasi sicuramente non c’è alcun collegamento ma tentar non nuoce.
Inoltre vengono, periodicamente, incrociati i reperti biologici e dattiloscopici del caso Polisena con gli archivi nazionali delle impronte digitali e del Dna?
Nonostante i molti elementi raccolti dagli investigatori, le indagini sono state archiviate un anno dopo. Oggi, con le moderne tecnologie forensi, potrebbero essere individuate prove risolutive.
Oltre alle tracce biologiche e dattiloscopiche i rapinatori hanno lasciato una traccia economica. Che fine hanno fatto i 740 milioni di lire? Una cifra notevole per l’epoca. Sono stati, in parte, “investiti e ripuliti” anche ad Arce e zone limitrofe?
Risulta evidente che in tre anni Arce è teatro di due omicidi anomali e rimasti ad oggi misteriosi.
Certo, non esiste prova certa dell’uccisione di Serena Mollicone ad Arce ma non esiste prova nemmeno del contrario.
Continueremo ad approfondire con altri articoli dedicati alla vicenda di Maurizio Polisena e a quella di Serena Mollicone. Alla ricerca anche di possibili punti di contatto tra le due tragedie. Con particolare attenzione su alcuni aspetti . Tra cui le dinamiche presenti in Arce sul finire degli anni 90.
Maurizio Polisena era conosciuto come “Il Principe”. Per la sua eleganza ma evidentemente anche per il suo animo nobile. Lo ha dimostrato compiendo il proprio dovere fino all’estremo sacrificio. Un figlio. Un padre. Un marito. Un fratello. Un amico. Che ha lasciato un vuoto incolmabile.
La verità non può riportare in vita i morti ma è l’unico antibiotico che può fermare mortali infezioni.
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