Connect with us

Inchiesta

L’ultimo volo di Volpe 132 e il “Muro di gomma”

Volpe 132 si aggiunge al lungo elenco di misteri  senza giustizia, circondati dal muro di gomma.  Sono vicende che non dobbiamo smettere di raccontare. Non dobbiamo smettere di indignarci. Perché è vero che chi dimentica è complice.

Published

on

Credit foto https://www.linkoristano.it/2024/03/02/trentanni-dopo-ancora-tanti-misteri-sullelicottero-della-finanza-scomparso-in-mare/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

“Muro di gomma”. Espressione coniata per indicare il muro di omertà e depistaggi che ha impedito di trovare la verità sulla strage di Ustica.

Contro il muro di gomma non si è schiantato solo il DC 9 Itavia ma anche Volpe 132. Volpe 132 era il nome in codice di un elicottero Augusta A-109 della Guardia di Finanza.

Volpe 132 era di base presso l’aeroporto Cagliari-Elmas, in Sardegna. Da Elmas si alza in volo la sera del 02/03/1994. A bordo dell’elicottero il maresciallo Gianfranco Deriu e il brigadiere Fabrizio Sedda.

Un normale volo di addestramento, unitamente alla motovedetta Colombina  della Guardia di Finanza. Una delle tattiche più collaudate della Guardia di Finanza è la cooperazione tra mezzo aereo e motovedette.

  Volpe 132 decolla alle 18 e 45. Alle 18 e 58 sorvola un traghetto. Alle 19 e 15 l’ultimo contatto radio. Comunicano che si dirigono a Sud.

 Invece si dirige a Nord. Compie un largo giro  sul Monte dei Sette Rratelli e raggiunge Capo Ferrato, presso la rada di Feraxi, a Muravera. Qui Volpe 132 sparisce nel nulla.

 Non verranno mai trovati i corpi di Deriu e Sedda. Non viene trovato nemmeno il relitto dell’elicottero. Tranne piccoli pezzi. Volpe 132 diventa l’ennesimo mistero italiano.

La commissione d’inchiesta militare non riesce a spiegare cosa sia accaduto. La magistratura inizia ad indagare. Indagine non semplice. A renderla meno difficile arriva un testimone oculare. Che vive vicino alla rada di Feraxi. Il testimone vede l’elicottero passare sulla sua testa e volare verso la rada di Feraxi. Dove si trovava una nave portacontainer.

Dopo qualche minuto sente il motore dell’elicottero aumentare di giri, come se volesse rapidamente prendere quota e poi un boato. Il testimone riconosce la nave che quella sera si trovava a Feraxi. Era la Lucina.

 Altre persone hanno confermato quanto detto dal testimone e hanno riconosciuto la Lucina. Non era una nave qualsiasi. La notte tra il 6 e 7 luglio 1994 nel porto algerino di Djen-Djen vengono massacrati i sette marittimi che si trovavano sulla Lucina.

 Ufficialmente il massacro è stato opera dei terroristi del GIA ma la magistratura italiana ha ipotizzato che la nave venisse utilizzata per il traffico di armi e rifiuti tossici. Il 02 marzo 1994 cade Volpe 132. Il 20 marzo vengono uccisi Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il 6 luglio la strage su nave Lucina. Sono eventi collegati ?

Ad oggi le indagini non hanno dato risposta. L’indagine sulla morte di Deriu e Sedda dura da  trent’anni. Una perizia sulle poche parti ritrovate di Volpe132 ha stabilito che l’elicottero con buona probabilità è stato colpito da proiettili che hanno fatto esplodere i serbatoi https://www.avvenire.it/attualita/pagine/il-volpe-132-esplose-sul-mare-gli-spararono-da-un-mercantile#google_vignette.

Forse sono stati sparati dei colpi da un mercantile. Usando l’immortale AK47? O un moderno fucile da cecchini? Colpi sparati con cognizione. I piloti perché non hanno segnalato via radio di essere sotto attacco? Il mercantile non avrebbe avuto scampo se inseguito dalle motovedette.

Perché il relitto non viene ritrovato dove il testimone sente il boato? L’elicottero si avvicina alla nave a bassa quota. Poi i piloti notano persone armate e cercano di allontanarsi prendendo quota . Arriviamo alla questione cruciale. Durante la manovra evasiva i piloti avevano il tempo di lanciare allarme via radio.

Dal mercantile sparano perché sicuri di poter godere di complicità indicibili? Forse, visto il risultato letale, a sparare non sono stati dei semplici marinai.

Come ogni mistero anche per la vicenda di Volpe 132 si ipotizza l’intervento delle “ barbe finte “. Pochi giorni dopo la sparizione di Volpe 132  viene rubato , nella zona industriale Oristano , un elicottero identico a quello scomparso. L’elicottero viene poi ritrovato.

 Si scoprirà poi che l’elicottero rubato era gestito da una società con sede a Roma. Una società senza ragione sociale. Venne ipotizzato che l’elicottero venne rubato per poi simulare il ritrovamento di Volpe 132 in una zona di mare lontana da Feraxi e che la società era una copertura dei servizi segreti.

Ipotesi. Solo ipotesi.

 Quello che è sicuro è che Volpe 132 cade in una zona dove non doveva trovarsi secondo il piano di volo. Altro punto non chiarito è il ruolo della motovedetta Colombina. Se l’elicottero ha avvistato qualcosa di anomalo è logico ipotizzare la segnalazione alla motovedetta. Segnalazione che non risulta essere partita.

 Questa è la storia di quella che è stata definita “l’Ustica di Sardegna”. Appare paradossale che le limpide acque della Sardegna siano state lo scenario di una vicenda tanto, troppo, torbida.

Volpe 132 si aggiunge al lungo elenco di misteri  senza giustizia, circondati dal muro di gomma.  Sono vicende che non dobbiamo smettere di raccontare. Non dobbiamo smettere di indignarci. Perché è vero che chi dimentica è complice.

RIPRODUZIONE RISERVATA ©