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Inchiesta

Quando gli omicidi non sono tutti uguali, Il caso di Vincenza Spada

Sicuramente non siamo uguali nemmeno davanti alla morte. Certamente tutti dobbiamo morire. Ma la morte non ha lo stesso “peso” per tutti.

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Credit foto Biblioteca Provinciale di Frosinone

Siamo veramente tutti uguali? Purtroppo no. Le differenze sociali, economiche e culturali sono sempre più presenti.

Allora coltiviamo la speranza di essere tutti uguali almeno davanti a Dio e alla morte.

Sicuramente non siamo uguali nemmeno davanti alla morte. Certamente tutti dobbiamo morire. Ma la morte non ha lo stesso “peso” per tutti.

Specialmente se parliamo di omicidi.

Ci sono casi che entrano nel cuore di molti, che hanno massiccia attenzione mediatica. Altre vittime vengono velocemente dimenticate.

Quante volte, ad esempio, abbiamo visto in televisione il tribunale di Cassino? Tante volte e quasi sempre per l’omicidio di Serena Mollicone.

Quante volte abbiamo sentito parlare invece di Vincenza Spada? Praticamente mai.

Vincenza Spada era una madre e una nonna di 68 anni. Viveva a Cassino nelle casette popolari. Quartiere San Bartolomeo palazzina 2B.

La mattina dell’8 febbraio 1999 il figlio Romeo Di Silvio trova Vincenza Spada morta. Uccisa da una coltellata alla gola.

L’assassino usa un coltello trovato in casa, Dopo aver rovistato, chiude la porta e fugge dalla finestra. Quasi sicuramente Vincenza Spada conosceva il suo assassino altrimenti non avrebbe aperto la porta. Alcuni testimoni hanno visto due ragazzi in attesa nei pressi del palazzo dove viveva la vittima.

Un delitto terribile. La Polizia inizia ad indagare puntando subito sulla pista del tossicodipendente che uccide la povera Vincenza che non ha voluto fornirgli a credito una dose.

Perché la Polizia ha questi sospetti? Perché la famiglia Spada/Di Silvio è una famiglia nomade, “zingari” come scrive qualche giornale. Inoltre  il figlio Romeo, secondo le cronache dell’epoca, aveva precedenti specifici.

Vincenza Spada non aveva precedenti penali. Viveva in casa con la nipotina di nove anni. Credibile un’attività di spaccio con una bambina piccola in casa?

Gli investigatori seguono la pista dei tossicodipendenti. Diversi i sospettati. Viene realizzato anche un identikit.

Poi di Vincenza Spada non si parla più. Viene citata dai giornalisti, di sfuggita, nell’elenco dei casi irrisolti in provincia di Frosinone.

La situazione ambientale che circondava Vincenza Spada ha avuto un ruolo importante nel poco peso mediatico che ha avuto il suo caso. Nel febbraio 1999 i giornalisti sottolineavano il fatto che i parenti di Vincenza erano giunti a Cassino per renderle omaggio in Mercedes e che il marito Francesco Di Silvio nel 1996 aveva avuto uno dei funerali più lussuosi celebrati a Cassino, con tanto di carrozza trainata dai cavalli.

La classica immagine dello “zingaro” immerso nel lusso e in affari poco puliti.

Vincenza Spada era ed è vittima di un omicidio. Il giudizio morale e il pregiudizio non possono e non devono creare disparità quando parliamo di vittime.

L’opinione pubblica tende a considerare l’omicidio come un “rischio del mestiere” o come “conseguenza inevitabile” se maturato in particolari ambienti.

Proprio a questa mentalità non dobbiamo rassegnarci.

La pietà per le vittime e la determinazione nel chiedere giustizia sono un diritto di tutti.

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