Inchiesta
La banda della Uno bianca, Scorpione, viale dei Gladiatori e la strage di Bologna
La banda della Uno bianca ha scritto, con la Falange Armata e la mafia di Riina, l’ultima pagina della strategia della tensione?
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
La Procura di Bologna sta indagando per accertare se la banda della Uno bianca operava all’interno di un piano eversivo insieme a settori dei servizi segreti.
Banda composta da 6 elementi: i tre fratelli Savi (Roberto. Fabio e Alberto), Pietro Gugliotta, Marino Occhipinti, Luca Vallicelli. Solo Fabio Savi non era in Polizia. Una banda criminale con cinque poliziotti. Ha operato in Emilia-Romagna dal 1987 al 1994. Con 103 azioni criminose, 24 morti e 102 feriti. La banda è specializzata in rapine ma anche in omicidi mossi da odio razziale.
I componenti della banda sono stati arrestati. Erano infedeli servitori dello Stato che volevano soldi e l’emozione di orge di violenza. Tutto qui.
Eppure i dubbi sono rimasti. Legati soprattutto alla strage del Pilastro a Bologna.
Il 4 gennaio 1991 quelli della Uno bianca uccidono tre carabinieri in servizio di pattuglia. Carabinieri che dovevano svolgere un servizio di vigilanza fissa davanti alle ex scuole Romagnoli, allora perché erano in via Casini? Perché vengono massacrati? Hanno forse visto qualcosa o meglio qualcuno che non dovevano vedere e che potevano riconoscere?
La banda della Uno bianca ha scritto, con la Falange Armata e la mafia di Riina, l’ultima pagina della strategia della tensione? Non è da escludere, anzi.
Nel 1987 il panorama politico italiano e internazionale affronta profondi cambiamenti. In Unione Sovietica è arrivato Gorbaciov e il Muro inizia ad avere delle crepe. In Italia le elezioni politiche del 1987 avevano dato buoni risultati per la Democrazia Cristiana e per il Partito Socialista specialmente alla Camera. Il Partito Comunista aveva perso voti. In Parlamento entra la Lega Lombarda.
Era chiaro, però, che con il cambio in Unione Sovietica sarebbe stato più difficile, alla lunga, tenere fuori dal governo il Partito Comunista Italiano. Senza la paura delle truppe sovietiche in Piazza San Pietro. Non potendo impedire la “morte” della vecchio mondo, qualche entità ha cercato di condizionare la nascita del mondo “nuovo”.
Sia Aldo Moro che la P2 avevano capito che era inevitabile l’entrata nel governo del Partito Comunista. La P2 voleva fortemente sabotare questo processo democratico. L’organizzazione Gladio era nata per sabotare.
Poteva avere senso, per alcuni, destabilizzare una Regione che era stato modello politico, economico e sociale. La rossa Emilia-Romagna. Modello che poteva diventare trampolino per governare il Paese.
Sempre nel 1987 viene attivato a Trapani dalla settima divisione del Sismi il Centro Scorpione. La settima divisione gestiva Gladio. Perché Gladio arriva a Trapani? Una risposta non è ancora stata data e si perde tra rapporti con la mafia, traffico di armi e rifiuti.
La banda della Uno bianca è da inserire in una degenerazione di Gladio? Una domanda simile è ancora senza risposta in Belgio rispetto agli assassini del Brabante che hanno ucciso 28 persone tra il 1982 e il 1985.
La banda della Uno bianca riporta alla mente la strage di Bologna. Strage fascista. Con un movente mai chiarito. Certamente è stata colpita una città e una Regione simbolo.
La strage di Bologna; la banda della Uno bianca; la Falange Armata; il centro Scorpione; l’attentato dell’Addaura; la strategia delle bombe della mafia; il fallito attentato allo stadio Olimpico del 23 gennaio 1994 che doveva avvenire, casualità, in prossimità di viale dei Gladiatori: sono tutte vicende da trattare come pezzi dello stesso mosaico.
Forse non esiste più il pericolo fascista ma è attuale il rischio di autoritarismo legale. Diversi punti del “Piano di rinascita democratica” di Licio Gelli sono presenti nell’agenda politica di forze che oggi governano il nostro Paese, ad esempio i provvedimenti di “riforma” della magistratura. Bisogna prestare attenzione perché la Storia tende a ripetersi.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©