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Inchiesta

Agosto 1975, orrore a Castel Porziano nell’anno del Circeo

Il 1975 è stato l’anno di nascite importanti e di delitti che hanno colpito il pubblico. Delitti di incredibile violenza. La strage di via Caravaggio a Napoli; la mattanza del Circeo e l’omicidio di Pasolini.

Delitti di cui parliamo anche oggi. Eppure nel 1975 avviene un delitto altrettanto violento e misterioso ma dimenticato.

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Credit foto "Il Messaggero"

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Il 1975 è stato l’anno di nascite importanti e di delitti che hanno colpito il pubblico. Delitti di incredibile violenza. La strage di via Caravaggio a Napoli; la mattanza del Circeo e l’omicidio di Pasolini.

Delitti di cui parliamo anche oggi. Eppure nel 1975 avviene un delitto altrettanto violento e misterioso ma dimenticato. 

10 agosto 1975 in uno spiazzo erboso nella pineta di Castel Porziano viene ritrovato un cadavere di sesso femminile. Corpo riverso sull’erba, bocconi. Poco lontano su un ramo di un albero pendeva un cappio con i nodi fatti in maniera accurata. Cappio troppo piccolo per infilarci la testa ma abbastanza grande per infilare i polsi. Altre cordicelle pendevano dall’albero.

Credit foto “Il Messaggero”

A qualche metro di distanza dal cadavere, sul terreno sabbioso, impronta di scarpe da donna che seguivano itinerario circolare con presenza di tracce di sangue.

Credit foto “Il Messaggero”

Il cadavere indossava scarpe, un vestito e il reggiseno mentre le mutande erano state tolte. Nessun rapporto sessuale prima della morte.

La donna è stata colpita alla nuca da dietro con un corpo contundente come un tubo o un crick. Il colpo ha causato la frattura dell’apofisi mastoidea. L’assassino ha rovesciato la donna sul dorso e la colpisce nuovamente con un colpo così violento alla testa che la “scotenna”. Il corpo presenta ferite e contusioni alle ginocchia.

Il viso non è riconoscibile. Iniziano le ricerche anche nella comunità di profughi ebrei provenienti dalla Russia e in attesa ad Ostia di espatriare negli Stati Uniti. La polizia riesce  a ricavare un identikit che porta all’identificazione.

Si tratta della contessa Gabriella Fantini Stefani di 63 anni. Vedova di un generale dell’Aereonautica e madre di una figlia. Viveva a Roma in Corso Trieste 150.

Gli investigatori accertano che l’assassino entra in casa della vittima, dopo l’omicidio. Non ruba nulla ma dall’agenda della contessa risultano strappate alcune pagine.

I giornali riferiscono con dovizia, troppa, che la vittima usciva spesso la sera per ritornare all’alba. Una donna sola.

Una donna certamente non sprovveduta. Non avrebbe seguito chiunque in un posto desolato e pericoloso come la pineta di Castel Porziano. L’assassino ha agito con violenza e ha sfigurato il viso anche per ritardare il riconoscimento.

La vittima è stata costretta a camminare seguendo un percorso circolare e ad inginocchiarsi prima di essere colpita alla nuca? Omicidio tanto violento quanto anomalo. Con indizi che sembrano suggerire, senza però certezza, un rituale. Non viene uccisa per rapina. Esclusa anche la violenza sessuale. Viene fatta inginocchiare e “giustiziata”? L’assassino era un sadico solitario o faceva parte di un gruppo?

 Il 1° ottobre 1975 l’Italia verrà sconvolta dalla notizia del massacro del Circeo. Orgia di violenza con tremendi rituali di perversione. Del delitto della contessa Gabriella Fantini Stefani si parla sempre meno. Finisce nel limbo come tanti delitti avvenuti tra Castel Fusano e Castel Porziano.

Delitti che sono stati considerati “banali” ma che potrebbero nascondere altro. Come proveremo ad illustrare prossimamente. 

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