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Inchiesta

Bruna Vettese, la dignità nella verità

Il terrore di perdere tutto. Rimanere senza certezze. Può succedere e succede. Ad è esempio è successo a Bruna Vettese.

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Credit foto "Il Messaggero"

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Una solida normalità. La rassicurante routine. Questo cerca la maggior parte delle persone.

Il terrore di perdere tutto. Rimanere senza certezze. Può succedere e succede. Ad è esempio è successo a Bruna Vettese.

Un marito e quattro figli. Il più grande ha quattordici anni, il più piccolo cinque. Abitano ad Acilia. Tutto nella normalità.

Poi nel 1982 arriva il divorzio. Bruna Vettese rimane sola con i  suoi figli. Deve ricominciare da capo. Non è facile. Dopo aver sistemato i figli in collegio Bruna cerca la propria strada. Anzi finisce letteralmente per strada. A fare il mestiere più antico del mondo.

A Bruna Vettese, come a tante altre donne nella sua condizione, non vengono riservate premure di carattere linguistico. E’ una prostituta e come tale viene giudicata e allontanata. Da tutti.

Bruna Vettese rimane sola e muore sola. Il 18 febbraio 1983. Il suo corpo viene ritrovato il 19 febbraio sull’Appia Antica nei pressi della Torraccia, dove nel 1982 era stato ritrovato il cadavere di Rosa Martucci https://ilsudest.it/attualita/cronaca/2022/11/21/rosa-martucci-la-prima-vittima-di-un-serial-killer-rimasto-senza-nome/. Il cadavere presenta il piede sinistro completamente nudo, pantalone calato fino al ginocchio sulla gamba sinistra. Non sono presenti indumenti intimi. L’assassino conservava “trofei”?

L’assassino era sopra di lei quando la colpisce con un pugno violento. Con il peso del suo corpo tiene ferma la vittima. Poi la strangola. Il delitto non è avvenuto nel luogo del ritrovamento. Forse in macchina.

Le indagini sono difficili e purtroppo non porteranno a nulla. Viene sospettato Maurizio Giugliano ma senza risultato.

Dal 1982 al 1986 a Roma vengono uccise diverse donne ai margini: Rosa Martucci, Augusta Confaloni, Bruna Vettese, Lucia Rosa, Travaglia Cinzia, Giannitti Marcella, Pennino Giuditta. In alcuni casi il modus operandi è molto simile.

Di Bruna Vettese e delle altre vittime non si parla più. Ogni tanto qualcuno le “usa” per dare risalto a casi più “importanti”. Poi tornano nel dimenticatoio.

Non è oggettivamente facile dare loro giustizia. Sono passati tanti anni. Eppure bisogna tentare.

Quando erano vive sono state giudicate, sfruttate e abbandonate. Buttate via come un sacco di rifiuti. Loro che dalla società erano state rifiutate.

In una paese cattolico come il nostro in tanti soffrono di una fede piena di amnesie. Molti dimenticano il “ non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi”. Giudichiamo forti delle nostre certezze. Certezze che possono scomparire in un secondo.

Bruna Vettese merita dignità. La dignità che solo la verità può dare. Ci proveremo.

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