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Inchiesta

Situazione sui fronti siriani al 4-1-2019

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di STEFANO ORSI

Siamo al primo appuntamento del 2019, e subito dobbiamo annotare alcune novità.


Sacca di Idlib

all’ombra dello spostamento di decine di migliaia di combattenti FSA, o FLN che dir si voglia, da parte della Turchia per affrontare la campagna contro l’YPG nel nord della Siria, le orde barbariche dei qaedisti si sono scatenate sui territori lasciati in parte sguarniti di miliziani.

Numerosi sono stati gli attacchi contro molti capisaldi in villaggi che sono stati presto conquistati da HTS Hayat Tahrir al Sham: Khan al Asal, Kafr Naha, Al Hutah, Anjarah, Taqad, Blinnta, Makbas al Bayarhum e la base della 111 Brigata dell’esercito (ex base siriana), Darat Izza, Jabal Sheik Barakat, Sinhar, Mashat Kafr al Tin, Qilah, Salwa, tutti questi villaggi si trovano a ovest di Aleppo, e i territori in mano alla componente FSA o FLN di Nour al Din al Zinky si va riducendo drasticamente in quanto tutti questi villaggi sono stati catturati in 4 giorni solamente, e per ora la sola reazione avuta, di una qualche efficacia la si è vista nel sud verso i fronti di Hama dove invece HTS ha perduto 4 villaggi, ma catturato molto materiale bellico tra cui anche diversi blindati, alcuni di fabbricazione turca. Questa azione, come già accaduto in passato, è motivata oltre che dal catturare villaggi strategici per provocare una repentina caduta della formazione nemica ormai assediata nell’ovest di Aleppo, serve anche ad HTS per approvvigionarsi di depositi di armi e munizioni che da quando non godono più dei favori dei loro potenti alleati, iniziano a scarseggiare.

Non arrivando più da fuori, devono arrangiarsi prendendole a chi invece gode ancora di queste forniture, normalmente queste due formazioni sono piuttosto equilibrate come forze in campo, ma le manovre turche hanno messo in seria difficoltà le formazioni rimaste ora in balia di Al Qaeda.

Nel sud, in funzione antisiriana, i fronti non sono stati indeboliti molto e pertanto la reazione dei filoturchi è stata più efficace, nel nord ogni controffensiva si è invece trasformata in una mattanza di miliziani.

L’esercito siriano intanto sta accumulando molte truppe nel settore nord di Latakia, e l’aviazione russa si sta scaldando ricominciando i bombardamenti contro le formazioni terroriste.

Un effetto collaterale che forse i qaedisti stanno sottovalutando di questa situazione è il fatto che laddove resteranno solo qaedisti, nessuno si opporrà all’attacco siriano non appena ci saranno le condizioni ottimali per effettuarlo, ne all’interno della sacca, ne tanto meno al di fuori di essa, in quanto le potenze straniere non possono rischiare di dirsi difensori di un gruppo noto e screditato tanto nell’opinione pubblica mondiale come Al Qaeda.

Pertanto si troverà isolata mediaticamente, e del tutto esposta alla potenza di fuoco delle aviazioni russe e siriane, e agli assalti di fanterie motorizzate e truppe corazzate come la 4° Divisione, il 5° Corpo d’Armata, la 3° Divisione , la Guardia Repubblicana che si stanno preparando all’offensiva, coordinate naturalmente dalla presenza delle Unità Tigre.

Manbij

Il dispiegamento nell’ovest e nordovest del settore di Manbij di forze siriane, principalmente 1° Divisione ma anche unità della 4° e della Guardia Repubblicana, pare abbiano rallentato o reso almeno prudenti i filoturchi e forse ragionevoli i Curdi, che si trovano al momento sempre chiusi tra incudine e martello e devono scegliere se essere massacrati dai filoturchi o ritornare sotto la tutela della bandiera siriana, unica realtà che li può proteggere dalle mire espansionistiche turche.

Molte voci si erano diffuse circa l’ingresso delle forze siriane in Manbij, intesa come città, ma tutte si sono rivelate false alla luce della realtà dei fatti. In tempi di guerra, le informazioni false servono anche come strategia per mettere sotto pressione i nemici, basta avere le capacità di riconoscerle come tali e non farsi trarre in facili inganni.

I comportamenti tenuti comunque finora dai capi curdi non depongono certo in loro favore, gli appelli anche alla Germania perchè crei una nofly zone sul nord della Siria, come se mai la Germania avesse mezzi per imporla ai danni della Turchia, ci dicono bene quanto siano nel contempo disperati e slegati da ogni contesto di realtà i comandanti delle milizie YPG. La loro unica difesa pare essere la minaccia di liberare circa 3000 terroristi ISIS imprigionati.

In questi giorni i comandi Turchi hanno diffuso documenti in cui vengono rivelate con esattezza le ubicazioni di tutte le basi militari USA e Francesi in Siria, da cui si evince come in caso di immediato ritiro USA, ritiro molto lento, anche qui le notizie di ritiro immediato non hanno trovato alcun riscontro e si sono rivelate tutte fase, porrebbero in condizione di reale indifendibilità per le basi di Parigi, ai francesi non rimarrebbe che l’opzione di un ritiro indecoroso viste le ripetute volontà di restare manifestate dal Presidente Macron. La realtà della presenza francese è che essa è del tutto insignificante per le sorti della Siria e nulla potrebbero mai opporre alle potenze militari al momento sul terreno della guerra in Siria.

Le pressioni sugli USA perchè ripensino al loro ritiro ci sono e sono davvero forti, non solo il Deep State americano agisce contro la scelta del Presidente Trump, ma anche Israele è molto attivo nello studiare scenari che risultino convincenti per Washington e convincerli  a non ritirarsi. Chiaramente per Israele è la presenza iraniana ad essere vista come un pericolo, sebbene non risultino attacchi da parte dell’Iran contro TelAviv, mentre molti sono stati in questi anni gli attacchi sanguinosi di Israele contro le basi e le truppe iraniane impegnate nel difendere la Siria dai terroristi, gli stessi invece, coccolati proprio dal governo di Netanyahu, governo caduto e Paese che va verso le elezioni anticipate.

Sacca ISIS nel sudest della Siria

Come avevamo scritto la volta scorsa, le forze ISIS in ritirata dopo la caduta di Hajin, sono riuscite effettivamente a creare una linea di resistenza su Al Bu’an e Al Kashmah, dobbiamo anche notare la conferma che questa linea di resistenza, abbia potuto resistere solo 4 giorni, dopodiché le ormai collassate difese ISIS siano state costrette a retrocedere.

La novità di questi giorni su questo settore è stata di certo la presenza irachena che dopo aver chiesto e ricevuto autorizzazione dal governo siriano, da notare la grande differenza tra un governo civile che chiede il permesso di agire su suolo sovrano di un vicino, e le forze europee ed USA qui impegnate che non hanno mai chiesto nulla a nessuno ed agiscono in totale disprezzo del diritto internazionale.

Le forze armate irachene hanno attaccato ISIS non solo via terra ma anche con l’aviazione colpendo i comandi e i depositi dell’ISIS e agendo a supporto delle truppe di terra.

Le residuali forze del fu Califfato hanno ormai i giorni contati.

Per oggi è tutto

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo