Cronaca
Omicidio stradale, la storia di Ezio Lupo
Questa rubrica nasce da una esperienza diretta, nessun sentito dire, ma solo racconti di persone che hanno storie “irrisolte”.
RUBRICA STORIE IRRISOLTE
Di Maria Tuzi
Cari amici mi presento, io sono Maria Tuzi e sono la figlia di Santino il brigadiere morto “suicida” dopo aver fatto dichiarazioni importanti nel caso di Serena Mollicone. Questa rubrica nasce da una esperienza diretta, nessun sentito dire, ma solo racconti di persone che hanno storie “irrisolte”. Tutto nasce dal fatto di voler dar voce a tutti per far capire che nessuno resterà solo. Vogliamo sostenere le famiglie delle vittime facendo una chiacchierata tra amici, in modo da far conoscere o ricordare storie accadute.
La storia di questa settimana riguarda un ragazzo molto giovane morto in un incidente stradale, noi parleremo con Rita la sua mamma, che ci farà conoscere suo figlio Ezio, la sua storia e l’evolversi delle indagini.
CHI ERA EZIO?
Dopo tanti anni è difficile dire è STATO, perchè vuol dire che lui non c’è più, ha avuto un incidente stradale a 20 anni.
Ezio è nato a Dublino il 10 giugno 1983, è stato un ragazzo sorridente, dolce intelligente e socievole. Aveva tanti progetti.
Quando Ezio compie 4 anni decidiamo di trasferirci con la famiglia dall’Irlanda in Italia,così Ezio con le sue due sorelle frequentano la scuola di Broccostella. In Italia eravamo titolari di un negozio di giocattoli ed Ezio, nonostante la tenera età ci aiutava con i clienti, scherzava con tutti e attivava il funzioamento dei giochi per dimostrare che non erano difettosi. Quando Ezio compie 14 anni decidiamo di tornare in Irlanda dove abbiamo avviato un take away e lui dopo la scuola è sempre stato disponibile ad aiutarci. Ezio era talmente orgoglioso del nostro lavoro che ha deciso, dopo la laurea di continuare a lavorare nel nostro fastfood. Ezio sapeva farci con i clienti, aveva sempre una parola di conforto per tutti oppure la battuta sempre pronta per strappare un sorriso. é diventato popolare nella nostra zona e ogni cliente conosceva il suo nome nonostante per gli Irlandesi fosse difficile pronunciare quel nome. Ricordo che pochi giorni prima dell’incidente, due fratelli, nostri clienti, mentre aspettavano la loro ordinazione, li intratteneva facendo cantare l’inno della squadra italiana: Sora.
Il suo sogno era far conoscere gli amici italiani e quelli irlandesi. Ezio si sentiva sia figlio dell’Italia che figlio dell’Irlanda.
COSA è SUCCESSO LA NOTTE DEL 23 FEBBRAIO 2004?
Il 23 febbraio era domenica ed Ezio aveva lavorato tutto il giorno, ricordo che quel giorno mi chiamava continuamente e quando mi voltavo mi mandava baci con la mano. Quando finiamo di lavorare Ezio esce per andare a casa di un suo cugino, distante da noi circa 15 chilometri. Mentre era di ritorno, era quasi arrivato a casa, in prossimità di un incrocio una macchina ad alta velocità lo prende in pieno. Purtroppo Ezio muore sul colpo. Alle 5 del mattino riceviamo la visita della polizia irlandese che ci dà la notizia, con loro avevano l’orologio da polso di Ezio, ma io continuavo a dire che si stavano sbagliando e che quell’orologio non era di Ezio. Poi siamo andati a fare il riconoscimento del corpo ed è stato lì che la nostra vita si è fermata. Guardavo Ezio e sembrava che stesse dormendo, io volevo solo che si svegliasse.
A CHE PUNTO SONO LE INDAGINI?
Le indagini sono chiuse, non c’è stata giustizia, chi ha provocato l’incidente era ubriaco. L’incidente è avvenuto alle 3 del mattino, il test dell’alcool è stato effettuato alle 9 di mattina e nonostante il tempo trascorso il ragazzo aveva il 99% di alcool nel corpo e mio figlio era negativo. La pena per il ragazzo è stata una multa di 500 euro e ritiro della patente per 3 mesi. Dunque la vita di mio figlio vale solo 500 euro. Come ho detto l’incidente è avvenuto alle 3 del mattino ed Ezio stava tornando a casa nostra, ma secondo il perito Ezio stava andando verso casa del cugino, nonostante mio nipote abbia testimoniato al processo che alle 2:45 guardando l’orologio dice a mio figlio che il giorno dopo doveva alzarsi presto, allora Ezio lo saluta e va via da casa sua. Non c’è stata nessuna condanna, ma soprattutto non c’è stata giustizia.
QUALI INIZIATIVE AVETE INTRAPRESO?
Da quando Ezio non c’è più abbiamo cercato di realizzare il suo sogno: far incontrare gli amici italiani con quelli irlandesi, quindi abbiamo organizzato un gemellaggio tra la scuola di Navan e quella di Broccostella in memoria di Ezio. L’iniziativa consiste nel mettere a disposizione una borsa di studio e tre ragazzi meritevoli di entrambe le scuole potranno soggiornare qualche giorno in Irlanda per gli italiani e viceversa. Questo gemellaggio sarà per sempre.
COME SI SOPRAVVIVE A UN TALE DOLORE E DOVE SI PRENDE LA FORZA?
Un tale dolore ti cambia la vita, una parte di noi è andata via e ognuno ha reagito diversamente, mio marito e una delle mie figlie si sono fatti forza parlando con chiunque di Ezio, mentre io e l’altra mia figlia non riuscivamo neanche a parlare tra di noi. Dopo qualche tempo ho reagito: Poco prima dell’incidente è venuto a trovarci un nostro amico e ci raccontò che era stato a Lourdes a fare volontariato, io ho detto che sarebbe stato bello anche per me andare al santuario, così il nostro amico propone di andare a maggio. Io volevo prendere tempo per decidere se andare, ma Ezio mi dice di non pensarci e di andare, ma io non ero ancora convinta. A febbraio c’è l’incidente e io sono piena di dolore e con una sensazione di vuoto e smarrimento. Spesso sognavo Ezio e nel sogno lo vedevo in una grotta, con un candelabro vicino e di fianco c’erano 2 suore vestite di nero. Un’altra volta invece c’era una processione e tutti erano vestiti di bianco, che poi a Lourdes questa processione si fa per Gesù sacramentato. Un’altra volta Ezio era davanti una chiesa dove c’erano 4/5 scalini una grande porta aperta e tanti fiori che io cerco di raccogliere tutti perché il fiume li trascina, voltandomi vedo Ezio, entusiasta corro ad abbracciarlo e mentre lo stringevo sento veramente il suo corpo, credo che questo sia successo perché dentro di me mi sono sentita in colpa per non essere riuscita ad abbracciare Ezio per l’ultima volta. Da quel momento ho trovato la forza di andare avanti. Dopo qualche giorno torna il nostro amico per rinnovare il suo invito ad andare a Lourdes, io rispondo che non me la sentivo, lui mi dice di pensarci fino a una settimana prima della partenza. Dopo l’incidente di Ezio non credevo più a nulla, era difficile pronunciare amen figuriamoci pregare, ma alla fine ho deciso di andare. Quando arrivo a Lourdes ho visto che tutto era uguale ai miei sogni, la porta grande, la grotta, il candelabro, ma la cosa meravigliosa è che arrivata sul posto ho fatto il segno della croce e ho pregato, dopo piango. Dal 2004 vado a Lourdes ogni anno, ho ritrovato la fede e per questo faccio volontariato, grazie alla fede ho trovato la forza e ho conosciuto persone con un grande dolore nel cuore. Ancora oggi succedono eventi che non ritengo siano coincidenze, ma sento la presenza di Ezio vicino a me.
COSA VORRESTI DIRE AI GIOVANI CHE GUIDANO?
Il mio appello per tutti i giovani è di non guidare se si decide di bere, la vita è preziosa e va apprezzata. I giovani sottovalutano l’importanza della vita, andrebbe parlato di questo anche a scuola.
Basta veramente poco per cambiare nel peggiore dei modi la vita di molte persone
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