Cronaca
Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, chi ha stato?
Le indagini partono sempre dall’ultimo luogo dove è stata vista la vittima e dall’ultima persona che la vede in vita. Da lì bisogna ricominciare senza fare un solo metro in avanti senza aver prima trovato elementi certi.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
No, il titolo non è frutto di errore o di distrazione. La tragica storia di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi è stata spesso raccontata in modo sgrammaticato, letteralmente nel caso dei finti rapitori turchi, e contro ogni logica.
Il 7 maggio 1983 e il 22 giugno 1983, in una città di quai tre milioni di abitanti, scompaiono due ragazze di quindici anni.
Come tante e tra le decine scomparse solo a Roma nel 1983.
Di loro, però, si parla ancora dopo quarantuno anni. Delle altre, come Rosa Silla, no. Perché?
Mirella Gregori era figlia di gente comune che lavorava duramente in un bar. Emanuela Orlandi di un messo vaticano.
Due belle ragazze di quindici anni.
Tutti gli elementi in nostro possesso indicano che sono state attirate e tradite da qualcuno/a che conoscevano bene.
Logica porta a pensare che il movente della “scomparsa” è legato all’essere delle graziose giovani donne.
Roma era ed è una città pericolosa. Con insane voglie.
Eppure oggi, soprattutto per la scomparsa di Emanuela Orlandi, sentiamo ipotizzare di servizi segreti; della liberazione di Agca; di una Spectre della perversione e della malavita; di terroristi vecchi e nuovi.
Questo succede perché le vicende di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi sono state analizzate partendo da domande “sgrammaticate”.
Nessuno è riuscito ad individuare il soggetto che avvicina Mirella Gregori il 7 maggio e il soggetto che avvicina Emanuela Orlandi il 22 giugno. Tante ipotesi ma nessuno è riuscito a portare l’indizio risolutivo.
Allora si è cercato di andare oltre con ricostruzioni storiche anche di spessore ma senza un collegamento certo con Mirella o Emanuela.
Certo c’era la Guerra Fredda; certamente c’erano scontri in Vaticano. A Roma erano presenti potenti sodalizi dove si incrociavano affari, potere, sesso, violenza, perversione ed eversione. Tutto vero ma come collegarli alle due ragazza?
Si cercano suggestioni. Anche ad effetto ma senza elementi concreti.
Non sappiamo se i due casi sono collegati ma sappiamo che la fase appena precedente alla scomparsa è identica. Entrambe hanno appuntamento con un qualcuno rimasto nell’ombra ma che evidentemente conoscevano bene o così credevano. Entrambe prima di sparire parlano con un’amica.
Le modalità della scomparsa e gli elementi portati dai “rapitori” indicano con chiarezza che la vicenda nasce in ambienti molto vicini a Mirella ed Emanuela. Nelle amicizie e nei luoghi di aggregazione forse. La statistica criminale insegna che certi delitti nascono spesso nella porta accanto se non addirittura nella stanza accanto.
Sono scomparse, quelle di Mirella ed Emanuela, nate nei dintorni di luoghi che loro frequentavano abitualmente. In un bar, vicino ad una scuola o per strada.
Dinamiche semplici. Rese complesse dai depistaggi continui.
Probabilmente altre ragazze sono state “contattate” prima e dopo Mirella ed Emanuela. Per fortuna sono tornate a casa e forse è la vergogna che impedisce loro di parlare.
Le famiglie hanno tutto il diritto di pensare che Mirella ed Emanuela possano essere vive. I fatti, però, indicano che l’ipotesi oggi più probabile è l’omicidio.
Nelle indagini per omicidio vale la formula perché+come: chi.
Perché sono sparite Mirella ed Emanuela? Come sono sparite? Come potrebbero essere morte? Non abbiamo risposte e sono passati quarantuno anni.
Le indagini partono sempre dall’ultimo luogo dove è stata vista la vittima e dall’ultima persona che la vede in vita. Da lì bisogna ricominciare senza fare un solo metro in avanti senza aver prima trovato elementi certi.
Inutile correre dietro ai lupi grigi e agli aerei.
Dobbiamo ritrovare logica e “grammatica” altrimenti ci ritroveremo sempre a chiedere: chi ha stato? Domande sbagliate nella forma e nella sostanza.
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