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Cronaca

 La Stasi, Emanuela e Mirella: tra Totò e 007

Le tante teorie e ipotesi fantasiose hanno fatto diventare questa triste vicenda una creatura mitologica.

Metà 007 e metà Totò in stile “Totò d’Arabia”.

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https://www.quotidiano.net/cronaca/i-casi-gregori-e-orlandi-ora-indaghera-la-politica-2dc81a71

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Nelle tragiche vicende di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sono stati “arruolati” i servizi segreti di tutto il mondo. Ora anche la squadra “dell’Ave Maria” del “professor De Tormentis”.

Per giustificare l’ipotesi che vorrebbe due ragazzine di quindici anni al centro di oscure vicende legate alla Guerra Fredda e alle dinamiche vaticane.

Secondo alcuni  un ruolo chiave, specialmente nella vicenda Orlandi, è da assegnare alla Stasi della Germania Est.

La Stasi garantiva la sicurezza del SED e si occupava anche dello spionaggio estero.

La Stasi aveva un controllo totale della vita dei tedeschi dell’Est. Tutto ascoltava, tutto leggeva e tutto sapeva. Usando le armi del terrore e del ricatto. Portava l’inferno nelle vite degli oppositori del regime. Di coloro che volevano giustamente democrazia.

Eccelleva anche nello spionaggio estero grazie al Direttorato Estero HV A diretto dal fantasma Markus Wolf.

Lo spionaggio estero della Stasi aveva come obiettivo principale la Germania Ovest e i paesi della Nato. Quindi anche l’Italia.

La Germania Est puntava a relazioni con l’Italia soprattutto commerciali. In teoria puntando sulla presenza in Italia del Partito Comunista Italiano. In realtà già dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria il clima tra la Germania Est e il Partito Comunista Italiano era teso. Le cose sono poi peggiorate con Berlinguer segretario.

La Germania Est venne riconosciuta dall’Italia solo nel 1973. Con l’apertura delle rispettive ambasciate a Roma e Berlino.

La Stasi ha dimostrato un forte interesse operativo per l’Italia. Su tre direttrici: spionaggio industriale; acquisire informazioni sulla Nato e infiltrare il Vaticano. Specialmente dopo l’elezione di Papa Giovanni Paolo II.

La Stasi si interessava anche dei gruppi terroristici italiani. Specialmente le Brigate Rosse guardate con sospetto nella DDR “Le BR non sono comuniste, ma fascisti laccati di rosso, marionette del nemico di classe, per discreditare il comunismo”. La Stasi, secondo i documenti citati nell’ottimo “Spie dall’Est” di Gianluca Falanga Carocci editore, aveva un infiltrato nelle Brigate Rosse.

La rete delle spie della Stasi in Italia aveva come centro l’ambasciata della DDR in via di Trasone 56/58 a Roma e in via secondaria presso il consolato di Milano in Viale Monte Nero.

 Già negli anni 50 in via di Trasone 56 aveva avuto sede una missione commerciale sovietica che in realtà copriva un’attività di spionaggio.

Nemmeno il tempo di aprire l’ambasciata di via di Trasone e la Stasi deve affrontare un nemico terribile e spietato. La burocrazia italiana. Infatti il cantiere per la nuova ambasciata viene sequestrato per abuso edilizio. Successivamente la questione venne risolta. Probabile che durante il sequestro del cantiere siano stati istallati dispositivi d’ascolto. 

Credit foto archivio storico “Il Messaggero”

Nel 1983 la Stasi aveva quindi una presenza consolidata in Italia e in Vaticano. L’azione di Papa Giovanni Paolo II preoccupava molto i paesi dell’Est.

La Stasi aveva quindi interesse a controllare e limitare l’azione del Papa polacco? Certamente sì. Aveva interesse a coprire la, eventuale, presenza di servizi segreti dell’Est nelle dinamiche dell’attentato del 1981? Certo.

Non avrebbero però scelto di rapire Emanuela Orlandi e nel caso avrebbero gestito ben diversamente il rapimento.

La liberazione di Agca era di competenza italiana e non Vaticana. Che senso aveva rapire una cittadina vaticana? Mirella Gregori era cittadina italiana ma venne accostata ad Agca solo nel settembre 1983. Quattro mesi dopo la scomparsa. Nemmeno le Ferrovie dello Stato viaggiavano all’epoca con simile ritardo.

Alla Stasi non mancavamo informazioni e strumenti per fare pressione sul Vaticano. Non avevano bisogno di rapire una ragazzina.

Poi che senso aveva rapire Emanuela e non usare la sua foto per una devastante forma di pressione pubblica? Nessun rapitore avrebbe rinunciato ad una simile “arma”. Le trattative segrete non impedivano l’uso delle immagine della rapita. Anzi.

Basta vedere la tattica di Hamas o il rapimento Moro.

Con la foto di una quindicenne spaventata i rapitori avrebbero potuto ottenere qualsiasi cosa e influenzare la pubblica opinione. La Stasi era specializzata nella spietata “Zersetzung”, la decomposizione mentale. Che avrebbero applicato usando le immagini di Emanuela. Portando il caos in Vaticano.

Se hai l’ostaggio  mandi la foto non dubbie registrazioni o notizie sui gusti alimentari di Emanuela.

La Stasi può aver, successivamente alla scomparsa, approfittato della situazione per fare un po’ di “confusione”. Sicuramente avrà attivato i contatti in Vaticano per capire cosa stava succedendo. Esistevano o esistono documenti della Stasi su Emanuela Orlandi? Probabilmente no ma è difficile rispondere con certezza. Molti documenti sono stati distrutti nel 1989. Cercare è comunque doveroso e daremo un nostro contributo.

Nel valutare un possibile, ma altamente improbabile, ruolo della Stasi dobbiamo considerare che parliamo di professionisti ben addestrati.

Il famoso “americano” è invece ben oltre i limiti della commedia.

Per scoprire cos’è accaduto a Mirella ed Emanuela probabilmente è più utile indagare nei luoghi dove passavano più tempo. Scuola, luoghi di aggregazione. La verità è spesso semplice.

Invece le tante teorie e ipotesi fantasiose hanno fatto diventare questa triste vicenda una creatura mitologica.

Credit foto https://www.youtube.com/watch?v=iu_cNZj7xjg

Metà 007 e metà Totò in stile “Totò d’Arabia”.

Purtroppo, però, non c’è niente da ridere.

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