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Cronaca

Rapimento Dozier, il rapporto tormentato tra Italia e Nato

Non si può rinnegare la necessità di istituzioni sovranazionali. Non si può nemmeno subire supinamente le decisioni errate di dette istituzioni.

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Credit foto https://www.larena.it/territorio-veronese/citta/quarant-anni-fa-il-rapimento-dozier-il-generale-vide-i-nocs-e-penso-che-l-avrebbero-ucciso-1.9081443

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Può essere legittimo chiedersi che senso ha trattare una vicenda del 1981. Sono passati quarantatre anni. Oramai parliamo di storia e non di attualità.

 In realtà il rapimento del generale americano James L. Dozier ha una sua attualità. La recente notizia di un possibile coinvolgimento diretto di paesi della Nato nel conflitto in Ucraina, ha acceso nuovamente il dibattito sul rapporto tra Italia e Nato.

 Una parte dell’opinione pubblica italiana è stata sempre ostile alla presenza italiana nella Nato. Ostilità che le Brigate Rosse hanno estremizzato arrivando al rapimento del Generale Dozier.

Negli ultimi anni è aumentata la diffidenza e l’ostilità verso la Nato, l’Onu e l’Unione Europa. Vengono viste come istituzioni inutili o pericolose.

 Dobbiamo considerare il contesto nel quale nascono. Era appena finita la Seconda Guerra Mondiale. Guerra provocata dal nazionalismo. L’idea di unire, di superare il nazionalismo ha portato a queste istituzioni.

 Il contesto storico è cambiato. Oggettivamente spesso queste istituzioni non riescono ad assolvere il loro compito. Non si possono affrontare questioni tanto delicate sulla base di estremismi. Non si può rinnegare la necessità di istituzioni sovranazionali. Non si può nemmeno subire supinamente le decisioni errate di dette istituzioni.

 La vicenda del rapimento Dozier raccoglie entrambe queste posizioni estreme. Le Brigate Rosse decidono di colpire la Nato, considerato braccio armato del SIM ( Stato imperialista delle Multinazionali ).

Decidono di rapire il generale James L. Dozier, che dirige i servizi logistici e amministrativi della Nato in Italia. È di stanza a Verona. Sono le 18 del 17/12/1981, Dozier è rientrato da poco a casa, con lui si trova la moglie. Dozier non ha scorta.

 Alla porta suonano due idraulici, devono fare un controllo per una perdita d’acqua. Dozier apre la porta. Gli idraulici sono due brigatisti. Dozier viene stordito e messo in una cassa, che viene caricata su un furgone. La moglie  viene legata e lasciata in casa.

Il pulmino porta Dozier a Padova in un appartamento che diventa la sua prigione. Le Brigate Rosse rivendicano il rapimento. Come da tradizione inizia l’invio di comunicati.

Gli Stati Uniti non possono tollerare  il rapimento di un proprio generale. La pressione sul governo italiano è fortissima. Le autorità italiane svolgono le indagini con una efficienza che non hanno saputo dimostrare nel rapimento Moro.

 Quando venne rapito Aldo Moro gli investigatori si affidarono a imponenti rastrellamenti. Imponenti quanto inutili. Non vennero pedinati i fiancheggiatori conosciuti delle Brigate Rosse, non vennero seguite tempestivamente le segnalazioni di fonti fiduciarie.

 Nel caso Dozier, invece, si procede subito ad individuare e interrogare i fiancheggiatori. Nella speranza di arrivare alla prigione. Gli interrogatori non portano a nulla ed è necessario troppo tempo per pedinare tutti. I giorni passano e il rischio di fare brutta figura con gli Stati Uniti è troppo alto.

 Viene quindi autorizzato l’uso della tortura per ottenere informazioni sulla prigione di Dozier. Le torture vengono affidate alla squadra guidata dal “ Dottor De Tormentis “. Con le torture si ottiene l’indicazione della prigione.

 Il 28/01/1982 i Nocs della Polizia liberano Dozier. Per liberare Dozier è stato violato e calpestato il nostro codice penale. La nostra sovranità nazionale.

 Durante il rapimento Moro si disse che lo Stato non poteva violare la legge. Per liberare Dozier venne autorizzata la violazione delle garanzie costituzionali per i detenuti. Non può essere giustificato.

Dobbiamo anche ammettere che non possiamo essere soli sullo scenario europeo e mondiale. L’autarchia e il nazionalismo hanno fallito.

La soluzione più saggia è prendere posto nelle istituzioni sovranazionali con saggezza, non rinunciando ai nostri valori, ai nostri principi etici e giuridici. Tenendo conto delle differenze ma con il sacro principio dell’eguaglianza nei diritti.

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