Cronaca
Luciano Hani, morte a Veio nella notte di San Giovanni
La ricerca dell’ignoto, del misterioso, è parte della natura umana.
Di Piedomenico Corte Ruggiero
La ricerca dell’ignoto, del misterioso, è parte della natura umana.
Andare oltre i confini della conoscenza.
Questo stavano cercando di fare, nella notte tra il 23 e il 24 giugno 1986 tra le rovine etrusche di Veio, il professor Giuseppe Costa e Luciano Tarek Hani.
La notte di San Giovanni, da molti ritenuta magica e dal significato esoterico.
Costa e Hani hanno la passione per l’esoterismo e sono legati da profonda amicizia. A legarli anche il comune interesse per Julius Evola.
Arrivano nella zona archeologica di Veio verso le 23.15 del 23 giugno. Parcheggiano l’auto e si avviano verso gli scavi.
Poche decine di metri è vengono colpiti da alcuni sassi e subito dopo appaiono dal buio tre persone. Di bassa statura quasi dei “nani”, forse di carnagione scura. Parlano una lingua straniera. Le uniche parole in italiano sono “droga, droga”.
Partono tre colpi di pistola. Uno colpisce Luciano Hani. Con esito mortale. Poi i tre sconosciuti prendono l’orologio della vittima, che si era sfilato, e scappano.
Un colpo di pistola alla regione mammaria sinistra, che ha trapassato cuore e torace, recidendo l’arteria aorta. Un colpo sparato da una pistola calibro 38 a tamburo, da distanza ravvicinata. L’arma viene cercata nel vicino laghetto, senza risultato.
I primi sospetti cadono su Giuseppe Costa. Un padre putativo per Luciano Hani. Viene sospettato perché la sua versione sembra confusa e fantasiosa. Non ci sono testimoni diretti ma due fidanzati assistono all’arrivo di Hani e Costa. Vedono i due allontanarsi e dopo poco sentono uno sparo. Pochi secondi dopo Costa corre verso la loro auto chiedendo aiuto. I due fidanzati si recano immediatamente presso la caserma dei Carabinieri. Giuseppe Costa a piedi e sotto shock si avvia in cerca d’aiuto.
Oltre alla versione confusa gli investigatori scoprono che Costa aveva espresso dubbi sul prossimo matrimonio tra Luciano Hani e la sua fidanzata.
Motivazioni sufficienti per uccidere? Sicuramente non per la famiglia Hani che sostiene il professor Costa. Ancora più debole la pista di un eventuale rito sacrificale.
Non vengono trovati elementi a carico di Giuseppe Costa. Allora chi ha ucciso Luciano Hani?
Dei tombaroli disturbati durante la loro sacrilega opera? Nella zona non ci sono tombe.
Costa descrive gli assalitori come bassi e di carnagione scura. Gli investigatori prendono in considerazione la pista che porta ai guerriglieri Tamil che a Roma gestiscono un traffico di armi e droga per finanziarsi. In realtà i Tamil operano nella zona tra San Giovanni e l’Eur.
Nella zona residenziale della Cassia molti domestici provengono dallo Sri Lanka.
Anche questa pista non trova riscontro. Il caso viene archiviato.
Da cosa ripartire? Da escludere il sacrificio rituale. Non viene usata la pistola ma generalmente l’arma bianca. Costa non aveva un movente e perché poi uccidere Hani con una dinamica che lo avrebbe reso il primo degli indiziati?
Inoltre perché sparano solo a Luciano Hani? Perché è solo lui la minaccia e non anche Costa? Forse Hani riconosce qualcuno? Reagisce? Il colpo è sicuramente a breve distanza. Gli eventuali soggetti ignoti scappano lasciando in vita Giuseppe Costa. Un particolare di non secondaria importanza.
Un tentativo di furto andato male? In zona erano presenti altre persone e nessuna riferisce di tentativi di rapina. Perché non tentano di rapinare i due fidanzati ad esempio?
Nel caso di una attività illecita interrotta da Hani e Costa, perché i malviventi scelgono una sera in cui notoriamente quel luogo è più frequentato? Infatti alcune persone lasciano la zona poco prima dell’omicidio.
Possiamo ipotizzare un incontro con qualcuno finito male?
La misteriosa morte di Luciano Hani merita maggiore attenzione. Merita delle risposte alle tante domande.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©