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Cronaca

La scomparsa di Paolo Adinolfi e la Casina Valadier

Paolo Adinolfi, un capace e onesto magistrato, scompare da Roma sabato 2 luglio 1994.

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Credit foto https://www.chenews.it/2020/07/01/paolo-adinolfi-chi-e/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Paolo Adinolfi, un capace e onesto magistrato, scompare da Roma sabato 2 luglio 1994. Esce di casa per recarsi presso il tribunale Civile in Viale Giulio Cesare. Adinolfi aveva prestato servizio per anni nella sezione fallimentare di Viale Giulio Casare e da poco era stato trasferito presso la Corte d’Appello sezione civile in via Varisco. Doveva sbrigare le ultime pratiche legate al trasferimento. Verso le 9 e 30 presso lo sportello bancario interno al tribunale Civile Adinolfi procede al trasferimento del conto corrente bancario. Successivamente si reca presso l’ufficio postale interno per pagare alcune bollette della madre, che viveva da sola in via Scipio Slataper dove Adinolfi aveva uno studio.

Verso le 10, sempre presso il Tribunale Civile di viale Giulio Cesare, Paolo Adinolfi si reca preso la biblioteca interna per ritirare copia di una vecchia sentenza. L’impiegato della biblioteca dichiara che Adinolfi appariva agitato ed era in compagnia di un giovane sui trenta-trentacinque anni. Intorno alle ore 11 si reca presso gli uffici di via Varisco, in cancelleria ritira due fascicoli. Uscendo dalla cancelleria Adinolfi incrocia un collega che lo descrive “turbato”. È solo.

Paolo Adinolfi prende la sua auto per recarsi presso il Villaggio Olimpico. Parcheggia l’auto in via Svezia. A piedi si reca presso l’ufficio postale di via Nedo Nadi e invia un vaglia di lire 500.000 alla moglie. Poi si reca, probabilmente con un bus, in via Slataper dove lascia le chiavi di casa e dell’auto nella cassetta delle lettere della madre. L’ultimo a vedere Adinolfi è un avvocato che lo incontra casualmente su un bus della linea 4. Intorno alle 12.20 nei pressi della stazione Termini.

Adinolfi non torna a casa. Scatta immediatamente l’allarme. Le ricerche sono capillari con massiccio spiegamento di uomini e mezzi. L’auto viene ritrovata dalla Polizia in via Svezia. All’interno non vengono trovati i fascicoli che aveva ritirato in via Varisco. Adinolfi è molto legato alla moglie e ai due figli. Non avrebbe mai dato un dispiacere alla famiglia e alla madre. Prima di uscire di casa aveva raccomandato alla moglie di seguire i lavori di ristrutturazione della loro casa. Non è il comportamento di qualcuno che vuole scomparire.

Paolo Adinolfi soffriva di ipertensione ma non è un disturbo che può portare ad amnesie. Il motivo della scomparsa è legato al suo lavoro? Per molti anni aveva prestato servizio presso la sezione fallimentare del Tribunale Civile di Roma. Attività apparentemente noiosa ma in realtà potenzialmente pericolosa. A Roma giravano molti soldi sporchi. Che venivano riciclati in attività imprenditoriali. Molti erano i fallimenti pilotati. I soldi non puzzano ma possono uccidere. Poco prima di scomparire, Paolo Adinolfi aveva chiesto al Pubblico Ministero milanese Carlo Nocerino di essere ascoltato in riferimento all’indagine sul fallimento della società assicurativa Ambra.

Adinolfi viene rapito per impedirgli di testimoniare? In realtà già nel 1991 era accaduto qualcosa che aveva cambiato la vita professionale di Paolo Adinolfi. Il 4 luglio 1994 “L’Unità” scrive: “Però in questa carriera onesta ma senza infamia e senza lode, ha trovato spazio una causa importante: quella contro Ciarrapico. Paolo Adinolfi si era occupato della controversa vicenda dell’acquisto della Casina Valadier, uno stabile al Pincio, contesta all’imprenditore romano legato agli sbardelliani e ad Andreotti per una firma falsa su contratto. Per questo processo ebbe non poche noie e da allora -dice chi lo conosce- non è stato più lo stesso . Sempre agitato, sempre timoroso di essere giudicato sul suo lavoro”. Proprio su segnalazione di Paolo Adinolfi vengono processati Giuseppe Ciarrapico, il notaio Michele Di Ciommo e Romeo Lancia amministratore delegato della Casina Valadier (L’Unità 3 maggio 1991 pag. 9). Nel marzo 1993 Ciarrapico e Di Ciommo vengono condannati in primo grado per la vicenda denunciata da Adinolfi.

 Nel febbraio 1994 viene richiesto il rinvio a giudizio per il notaio Michele Di Ciommo e per l’imprenditore Enrico Nicoletti ritenuto dagli investigatori il cassiere della Banda della Magliana, per un presunto giro di usura collegato alla filiale di Rieti della Cassa di Risparmio di Rieti.  Paolo Adinolfi è stato eliminato per la denuncia legata alla Casina Valadier?

In realtà non sembra opera della malavita organizzata. Paolo Adinolfi è tranquillo quando esce di casa. Tranquillo appare anche in banca e presso l’ufficio postale. Diventa agitato intorno alle ore 10. Parla con qualcuno? Aveva certamente modo di chiedere aiuto nel caso si sentisse minacciato. L’eventuale incontro sembra mettergli più turbamento che spavento. Se in tribunale ha incontrato un “messaggero” è logico pensare che sia qualcuno che abitualmente frequentava il Tribunale Civile, difficilmente un sicario della malavita. Perché invia il vaglia alla moglie? Voleva liberarsi di tutte le sue cose terrene?

La scomparsa di Paolo Adinolfi è probabilmente legata al suo lavoro. Qualcosa che lo ha logorato e deluso. Lui così onesto e così innamorato del suo lavoro. Lo ha sconvolto l’aver visto corruzione in Tribunale? Le risposte alle tante domande sono in Viale Giulio Cesare e nelle dinamiche della vicenda della Casina Valadier?

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