Cronaca
Domenico Nicitra, le colpe dei padri
La vicenda di Domenico Nicitra è l’ennesima conferma che le vittime non sono tutte uguali.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
I proverbi raccolgono la saggezza dei popoli. Probabilmente è così. Anche se non è possibile raccogliere tutte le dinamiche umane nei proverbi. Ad esempio, si dice che la colpa dei padri ricade sui figli. Effettivamente, spesso accade. Troppo spesso. E troppo spesso non è una cosa giusta.
Come non è giusta la scomparsa di Domenico Nicitra, scomparso da Roma all’età di 11 anni. È il 21 giugno del 1993. La scuola è finita, iniziano le vacanze. Domenico è stato promosso e suo zio Francesco gli ha promesso un regalo.
Promessa che decide di mantenere quel 21 giugno. Francesco e Domenico Nicitra escono di casa in motorino. Siamo a Primavalle, a Roma. Francesco e Domenico si muovono con tranquillità. È il loro quartiere. Alcuni testimoni li vedono verso le 20.30 in viale dei Monfortani a Torrevecchia. Passano le ore ma non tornano a casa. Francesco e Domenico Nicitra non danno più notizie di sé.
Il motorino viene trovato regolarmente parcheggiato. I giornali danno subito la notizia della scomparsa di Domenico Nicitra. In realtà l’interesse è rivolto al padre del bambino. Salvatore Nicitra in carcere da aprile 1993.
Salvatore Nicitra, secondo la magistratura, è legato alla Banda della Magliana. Con interessi nel gioco d’azzardo, estorsione e riciclaggio. Anche Francesco Nicitra aveva problemi con la giustizia. Questi sono i particolari che attirano la stampa, che rendono la scomparsa di un bambino di 11 anni un caso “interessante”.
Pochi credono nel rapimento. Non arrivano richieste di riscatto e la famiglia non ha grandi possibilità economiche. Gli investigatori ipotizzano una vendetta nata nell’ambiente delle scommesse clandestine o un messaggio per Salvatore Nicitra. Un messaggio di morte per costringerlo a non collaborare con la giustizia? In realtà uccidere il figlio avrebbe indotto Salvatore Nicitra alla vendetta più che al silenzio.
Di certo è anomalo il mancato ritrovamento dei corpi. A Roma i casi di “lupara bianca” sono rari. Al contrario i corpi vengono fatti ritrovare, spesso in maniera plateale. Inoltre siamo in pieno giorno, le strade sono trafficate e un prelevamento violento è da escludere. Forse l’obiettivo era Francesco Nicitra? Si è trattato di un chiarimento finito male? Le indagini non hanno portato a nulla. Come le ricerche.
La vicenda di Domenico Nicitra viene progressivamente dimenticata. Non diventa un simbolo come Giuseppe Di Matteo, come Denise Pipitone, come Emanuela Orlandi, come Mirella Gregori. Vittima, forse, dei pregiudizi. Come se Domenico Nicitra fosse vittima di un destino già segnato. Un bambino di 11 anni è semplicemente un bambino di 11 anni. Con il diritto di crescere e scrivere il proprio destino. E’ inquietante come Domenico Nicitra, sia scomparso dalle nostre coscienze.
La vicenda di Domenico Nicitra è l’ennesima conferma che le vittime non sono tutte uguali. La scomparsa di un bambino di 11 anni è un fatto grave, che ha lasciato tracce anche nell’ambiente criminale romano. Una nuova indagine associata ad una pressione mediatica adeguata, potrebbe portare a testimonianze e fatti nuovi. La verità rende liberi e quando si tratta di bambini rende umani.
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