Cronaca
UNABOMBER, LA RIAPERTURA DELLE INDAGINI
Ha terrorizzato il nord est dal 1993 ( probabilmente anche prima ) al 2006. Ha seminato paura e dolore. Non ha ucciso nessuno ma ha segnato la vita di diverse persone. Si tratta del tristemente noto Unabomber italiano.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Ha terrorizzato il Nord Est dal 1993 ( probabilmente anche prima ) al 2006. Ha seminato paura e dolore. Non ha ucciso nessuno ma ha segnato la vita di diverse persone. Si tratta del tristemente noto Unabomber italiano. Non ha un volto ed è riuscito, per ora, a sfuggire alla giustizia. Per ora perché le indagini sono state riaperte e l’esame del DNA potrebbe essere decisivo. Il suo è un caso unico nella storia criminale italiana. Per cercare di capire qualcosa di lui, bisogna dividere in due periodi la sua attività. Dal 1993 al 1996 e dal 2000 al 2006. Dal 1993 al 1996 usa tubi esplosivi lunghi circa 30 cm, con esplosivo e pezzi di vetro. I suoi obiettivi sono cabine telefoniche ( Portogruaro, Aquileia e Latisana ), la sagra degli Osei ( Sacile), la Standa ( Pordenone ), celebrazioni religiose ( Aviano ), i festeggiamenti per il carnevale ( Azzano Decimo ), località turistiche ( Bibione ), luoghi evidentemente simbolici ( a Pordenone lascia due tubi esplosivi, uno in Via Fratelli Bandiera e uno in via Fratelli Rosselli), località remote ( Claut e Bannia ). In questa prima fase abbiamo due persone ferite gravemente e pochi danni. Poi improvvisamente Unabomber si ferma e per quattro anni non colpisce più. Torna nel 2000 ed è diverso. Ha maggiori competenze tecniche e cambia strategia. Vuole portare il terrore. Colpisce i bambini, con bombe camuffate in bombolette per stelle filanti, vasetto di Nutella, tubetto di bolle di sapone, un evidenziatore, ovetto Kinder. Mette un tubo esplosivo su una spiaggia che ospitava una colonia di bambini. Ma non basta, in un ipermercato di Portogruaro, nasconde esplosivi all’interno di una confezione di uova, di un tubetto di pomodoro, di un tubetto di maionese. Colpisce poi i luoghi di culto: il 25 dicembre 2000 un tubo esplosivo nella chiesa di Cordenons, il 2 aprile 2004 mette una bomba alla nitroglicerina con detonatore a pressione nella chiesa di Sant’Agnese a Portogruaro. Il 2 novembre 2001 con una bomba camuffata da cero votivo esplode nel cimitero di Motta di Livenza, sempre a Motta di Livenza il 13 marzo 2005 esplode una bomba nascosta in una candela votiva. Sfida anche gli investigatori, il 24 marzo 2003 esplode un ordigno nel tribunale di Pordenone . Ci sono due episodi che potrebbero fornire preziosi elementi su Unabomber. Il 13 settembre e il 1° novembre 2000, lascia due tubi bomba in un vigneto di San Stino di Livenza. Gli ultimi due episodi il 9 luglio 2005 ( una bomba inesplosa alla nitroglicerina su una bicicletta ) e il 6 maggio 2006 ( una bomba nascosta in una bottiglia ferisce gravemente una persona ).
Per anni è stato indagato Elvo Zornitta, ma la sua posizione è stata archiviata.
Cosa possiamo dire oggi su Unabomber? Che ha una condotta particolare. Nella prima fase, dal 1993 al 1996, ha una tecnica rudimentale . Usa tubi bomba, facili da costruire. Il bilancio è di due feriti gravi ma quasi tutti gli attentati creano pochi danni. Nel 2000 Unabomber torna, cambiato. Ha maggiori competenze tecniche. Nasconde, con grande abilità, ordigni in oggetti di uso comune. Utilizza la nitroglicerina e detonatori più sofisticati. Unabomber forse ha cambiato lavoro, forse è venuto a contatto con persone con maggiori competenze tecniche. Forse ha sfruttato internet. Unabomber dimostra anche una nuova strategia. Vuole seminare il terrore. Colpisce i bambini, vuole portare la paura nelle famiglie.
Nel 1999 Gino Strada pubblica il libro Pappagalli Verdi. Pappagallo Verde era il nome di una mina antiuomo di fabbricazione russa, che ricorda la forma di un giocattolo. I bambini la raccoglievano e la portavano a casa. Ci giocavano con gli amici, e improvvisamente la mina esplodeva.
Una tattica usata da Unabomber. Ha forse letto il libro di Gino Strada? Unabomber non sembra spinto solo da patologia ma anche da ideologia. Ha dato cioè veste ideologica alle sue patologie. Avendo, forse, contatti con altre persone con le stesse idee e con le stesse capacità tecniche.
Molti si sono dimenticati di Unabomber. Questa è la sua più grande vittoria, perché gli ha assicurato l’impunità. Per ora.
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