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Cronaca

PER SERENA MOLLICONE RISPETTO E MODERAZIONE

Manca poco. Il 15 luglio, salvo imprevisti, la Corte d’Assise di Cassino emetterà la sentenza più attesa. Avrà termine così il processo di primo grado per l’omicidio di Serena Mollicone.
Sale l’attesa per la sentenza. Aumenta anche il nervosismo. Comprensibile. Ci sono le vittime che attendono Giustizia. Si decide la sorte di cinque imputati.
Purtroppo, l’ansia e nervosismo iniziano a fare brutti scherzi.

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Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Manca poco. Il 15 luglio, salvo imprevisti, la Corte d’Assise di Cassino emetterà la sentenza più attesa. Avrà termine così il processo di primo grado per l’omicidio di Serena Mollicone.

Sale l’attesa per la sentenza. Aumenta anche il nervosismo. Comprensibile. Ci sono le vittime che attendono Giustizia. Si decide la sorte di cinque imputati.

Purtroppo, l’ansia e nervosismo iniziano a fare brutti scherzi. Cronisti di nera che scrivono che la “Corte d’Assise di Cassino metterà la parola fine”. Non è così. La sentenza della Corte d’Assise di Cassino è solo il primo passo. Ci sarà poi la Corte d’Assise d’appello di Roma e la Corte di Cassazione. Non bisogna illudere i famigliari. Le vicende di Gilberta Palleschi e di Raniero Busco evidentemente non hanno insegnato nulla.

Solo dopo la sentenza della Cassazione si potrà dire che è stata scritta la parola fine.

Uno dei consulenti della difesa della famiglia Mottola scrive “…giornalisti disinformati, giornalisti che hanno convenienza mediatica-velinara ad allinearsi alla linea dell’accusa, e qualcuno lo fa anche per altri interessi…anche per accattivarsi le grazie fisiche o di attenzione di qualche “preda”.

Evidentemente tutti hanno bisogno di ritrovare la calma e il rispetto.

Non siamo allo stadio, non è ammesso l’insulto libero. Dobbiamo ricordare che Serena Mollicone è stata uccisa barbaramente e che Santino Tuzi è morto tragicamente.

In tribunale bisogna stare come in chiesa. Con rispetto e misurando le parole.

Si stanno organizzando manifestazioni nei pressi del Tribunale di Cassino per chiedere giustizia. In pratica per chiedere la condanna degli imputati. La Corte d’Assise di Cassino è chiamata ad un duro e delicato compito. I giudici non hanno bisogno di “sollecitazioni”.

Pensare che i giudici, sia togati che popolari, possano essere influenzabili è offensivo oltre che costituire illecito penale.

Ci sarà tempo per scrivere libri, scrivere articoli e rilasciare interviste. Non bisogna avere fretta. Non siamo qui per apparire. Dobbiamo dare giustizia a Serena, Santino e Guglielmo. Siamo strumenti non attori protagonisti.

Voltaire diceva “ai vivi si devono dei riguardi, ai morti si deve soltanto la verità”. Parole che trovano pieno senso nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone.

Gli imputati saranno colpevoli solo con sentenza definitiva. Non abbiamo il diritto di emettere sentenze sui social. Ci sono giudici che amministrano la giustizia, lasciamo a loro il gravoso compito.

Un articolista non dovrebbe parlare in prima persona. Per una volta voglio infrangere questa regola. Nel 1998 mi è capitato di incontrare brevemente Santino Tuzi ad Arce. Era di servizio durante una partita di calcio. Imponente fisicamente ma lo ricordo sorridente, bonario. Ogni volta che scrivo di Serena e Santino, ricordo quel volto sorridente. Perché non parliamo di vittime, di freddi documenti e di fredde consulenze ma di persone a cui hanno spento il sorriso. Non bisogna perdere l’umanità, non sono ammesse risse.

Serena Mollicone, Santino Tuzi e Guglielmo Mollicone a commento delle recenti intemperanze scritte e verbali userebbero poche ma significative parole: non in nostro nome.

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