Mettiti in comunicazione con noi

Cronaca

Testimonianza del Lgt. Evangelista, valutazioni e considerazioni

Due udienze del processo Mollicone sono state dedicate alla testimonianza del Luogotenente dei Carabinieri Gaetano Evangelista.
Comandante della Stazione Carabinieri di Arce dal 2004, Evangelista con la sua informativa del febbraio 2007 ha aperto la strada alla testimonianza di Santino Tuzi.
Che colloca Serena Mollicone in caserma ad Arce nella mattinata del 1 giugno 2001.
Sempre nell’informativa Evangelista per la prima volta viene individuata la famosa porta rotta.

Pubblicato

su

Credit foto www.raiplay.it

Credit foto www.raiplay.it

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Due udienze del processo Mollicone sono state dedicate alla testimonianza del Luogotenente dei Carabinieri Gaetano Evangelista.

Comandante della Stazione Carabinieri di Arce dal 2004, Evangelista con la sua informativa del febbraio 2007 ha aperto la strada alla testimonianza di Santino Tuzi.

Che colloca Serena Mollicone in caserma ad Arce nella mattinata del 1 giugno 2001.

Sempre nell’informativa Evangelista, per la prima volta viene individuata la famosa porta rotta.

Il resto dell’informativa riporta cose già note da tempo.

Il quotidiano «la Repubblica» il 5 giugno 2001 scrive: « E’ stata uccisa perché qui gira un sacco di droga. Ci sono bande che si scontrano per il controllo del traffico. Slavi, albanesi, camorristi napoletani, gente della mala romana. Forse Serena aveva visto qualcosa che non doveva vedere. Forse aveva minacciato di dire tutto. Forse si era spinta oltre».

«L’Unione Sarda»  del 12 giugno 2001: « Se tiene in scacco carabinieri e magistrati non soltanto è una persona molto intelligente – dicono in piazza – ma è uno che conosce i meccanismi delle investigazioni».

«Sora Web» del 1 giugno 2002: «E poi la rilettura dei documenti, anche da parte di alcuni famigliari, che avrebbe fatto emergere la mancanza di alcuni verbali ufficiali stilati nella caserma dei carabinieri di Arce, di preziosi dettagli che, inspiegabilmente scomparsi, avrebbero spostato irreparabilmente le indagini su piste sbagliate. Insomma, un giallo nel giallo. In questo contesto si colloca l’annunciato trasferimento del maresciallo comandante la stazione di Arce, Franco Mottola».

Gia nel 2002 esistevano sospetti sulla caserma di Arce. Sempre nel 2002 l’UACV della Polizia indaga su Marco Mottola. Per poi decidere di arrestare Carmine Belli.

Molto prima del 2004, quindi, le indagini avevano puntato la caserma di Arce.

Non è corretto dire che Carmine Belli è stato arrestato a causa di un depistaggio. Perché la stampa già nel giugno 2002 scriveva di anomalie nella caserma dei carabinieri di Arce.

Anomalie di cui la magistratura era a conoscenza. Quindi il depistaggio non aveva funzionato. Ammesso che di depistaggio parliamo.

L’arresto di Belli è un grave errore investigativo. Errore, non dolo.

Inoltre Carmine Belli non vede Serena Mollicone la mattina del 1 giugno 2001.

Perché l’avvistamento di Belli è stato collocato, da una sentenza passata in giudicato, nella mattinata del 31 maggio 2001.

Sempre in tema depistaggio, «l’Unità» del 12 giugno 2001 riporta questa notizia «Lo stesso misterioso personaggio che da giorni inonda le redazioni dei giornali di e-mail firmate Matteo? Tutte indicano la pista del padre e raccontano di Serena che torna a casa e trova il papà in compagnia di una donna bionda. Una polacca, o forse un’ucraina, comunque la sua amante. C’è una discussione, forse una lite, Serena cade, si ferisce gravemente, muore. Poi la macabra messinscena del delitto».

Chi era questo «Matteo»? Che usa un sistema di comunicazione non ancora largamente diffuso nel 2001. Che si nasconde dietro un computer.

Serena cercava qualcuno pratico di computer  che potesse aiutarla con la tesina per l’esame di maturità.

A parte informative e testimoni, il processo Mollicone sarà deciso dalla consulenza sulla porta della Professoressa Cattaneo .

La Corte d’Assise dovrà decidere se far proprie le conclusioni della Cattaneo, respingerle o nominare propri consulenti.

Non è possibile né corretto fare pronostici. Non è improbabile , però, che il processo Mollicone possa avere nei tre gradi di giudizio lo stesso iter del processo a Raniero Busco, accusato di aver ucciso Simonetta Cesaroni.

Rimane un processo dall’esito incerto. Senza movente certo.

La strada è ancora lunga. Abbiamo tempo per scrivere il giusto finale.

RIPRODUZIONE RISERVATA ©