Cronaca
Caterina Skerl, nel buio da 36 anni
di PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO
Bella, solare, piena di vita, con tanti ideali.
Questo era Caterina Skerl. La sua foto, ci parla ancora di lei. Nata in Svezia, dopo il divorzio dei suoi genitori, era andata a vivere a Roma con sua madre, suo fratello e sua nonna. Vivevano in Via Isidoro del Lungo 54. Frequentava il Liceo Artistico Giulio Romano. Caterina aveva 17 anni e avere 17 anni nel 1984 era diverso da oggi. Le feste a casa di amici, il cinema, le passeggiate al centro, i segreti custoditi nel diario, le telefonate dalle cabine telefoniche, le cassette con le canzoni preferite. Questa era la vita di Caterina Skerl, che dimostrava meno dei suoi 17 anni. Leggeva libri delle favole, dormiva spesso con la madre, era molto romantica e idealista. Credeva in tante cose Caterina Skerl. Credeva sopratutto di avere una vita davanti. Lo credeva anche nel pomeriggio di sabato 21 gennaio 1984, quando insieme al fratello ed altri amici, si reca ad una festa in Largo Cartesio 7 (oggi Largo Bacone 7). Caterina ha con se un borsone, perché dopo la festa si recherà presso la fermata della Metro A Lucio Sestio dove incontrerà Angela, una sua amica. Avrebbe dormito da Angela e poi la mattina del 22 gennaio, insieme ad una comitiva sarebbero andate a Campo Felice per una gita sulla neve. Caterina lascia la festa verso le 18 e 25, corre via, è in ritardo. Una volta scesa in strada ha due alternative. Recarsi sulla Nomentana per prendere in bus per raggiungere Termini dove poi prendere la metro A o recarsi in Viale Marx alla fermata Marx-Lessing. Per raggiungere la Nomentana, avrebbe dovuto fare 500 metri su una strada buia, Via Peirce, Caterina conosceva il percorso e la fermata si trovava vicino casa sua. Per raggiungere Viale Marx doveva fare un percorso di 300 metri, su strada illuminata e trafficata, ma Caterina non aveva mai fatto prima quel percorso. L’unica certezza è che Caterina corre via, felice per la gita che l’aspetta, felice pensando a domani. Invece no, Caterina Skerl non avrà un domani da vivere. Scompare nel nulla. La sua amica Angela aspetta fino alle 20 e 40, poi lancia l’allarme. Caterina viene trovata, cadavere, in un vigneto (lotto agricolo 52) in Via Rocca di Papa a Grottaferrata, in una zona chiamata Patrone. Una zona di notte mal frequentata. Caterina è stesa faccia in su completamente vestita, vicino al corpo la borsetta di pelle nera e il borsone rosso. Attorno al collo aveva stretta una delle due tracolle del borsone. Caterina viene soffocata. Prima l’assassino prova a strangolarla con del fil di ferro, poi usa la tracolla del borsone. La ragazza prova a fuggire ma l’assassino la blocca a terra con molta forza, tanto da spezzarle diverse costole. Non subisce violenza sessuale e nello stomaco vengono trovati residui di cibo che Caterina aveva mangiato durante la festa. Le indagini, anche se accurate, non portarono mai a nulla. Tante le piste. Vittima del serial Killer Maurizio Giugliano; vittima di un maniaco; vittima delle stesse persone che rapirono Emanuela Orlandi. Tutte piste senza fondamento. Probabilmente Caterina conosceva bene il suo assassino, si fidava di lui, probabilmente sale sulla sua macchina o in prossimità di Largo Cartesio o della fermata Lucio Sestio. Si fidava di lui tanto da raggiungere Grottaferrata, quando però l’assassino mostra le sue intenzioni, lei si difende con coraggio. La famiglia di Caterina, ha scelto di vivere in silenzio il proprio dolore. Riaprire un’ indagine oggi, non è facile ma è doveroso. Partendo dai suoi amici dell’epoca, anche da quelli del parco di San Policarpo vicino alla fermata della metro Lucio Sestio. Forse l’assassino era un conoscente o amico della ragazza, attratto da lei, che ha scelto quella sera per farsi avanti ma potrebbe aver frainteso la gentilezza di Caterina e una volta solo con lei è andato oltre, scatenando la reazione della ragazza. Ipotesi, domande senza riposte. Da tanto tempo. Troppo.
Credit foto http://www.ventonuovo.eu/cronaca/29524