Cronaca
Serena Mollicone, il doppio processo tra Gup e televisioni
di PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO
Mercoledì scorso, 15 gennaio, è iniziata l’udienza preliminare davanti al Gup di Cassino, per stabilire se i cinque imputati per la morte di Serena Mollicone, verranno rinviati a giudizio.
Sarà un percorso lungo, sono previste altre tre udienze a febbraio ( 7, 21, 26 ), prima della decisione del Gup. Per ora sono state ammesse le parti civili. I famigliari di Serena Mollicone, i famigliari di Santino Tuzi e l’Arma dei Carabinieri. L’Arma parte civile, ha un grande significato simbolico. Nelle prossime udienze, ci sarà sicuramente battaglia sugli atti che verranno ammessi. Molti si aspettavano tempi rapidi, ma il codice di procedura penale è chiaro, a garanzia di tutte le parti. Mentre il processo in sede penale procede apparentemente in modo lento, è invece molto veloce quello televisivo. Quasi ogni giorno, consulenti, esperti e giornalisti, trattano il caso di Serena Mollicone. Ciò è legittimo ovviamente. Ma può presentare potenzialmente lati negativi. I consulenti e gli esperti, presentano la loro interpretazione più o meno scientifica. Non raccontano bugie o falsità, quello che fanno è dare un parere di parte. Che per loro è la verità. Così capita che sul caso Mollicone, abbiamo almeno una decina di verità diverse. Ma la verità giudiziaria può essere una sola. Il fascicolo processuale per il procedimento per l’omicidio di Serena Mollicone, è composto da oltre cinquanta faldoni, migliaia e migliaia di atti. Valutare obiettivamente una tale massa di documenti, è compito della magistratura giudicante. Invece il comune cittadino, per farsi una sua opinione sul caso, vede la televisione e legge gli articoli. Si trova davanti alle opinioni contrastanti di giornalisti, esperti e consulenti. Non avendo, generalmente e giustamente , i necessari strumenti per capire tecnicismi riservati agli addetti ai lavori, finirà per farsi una opinione personale basata sulle emozioni e sensazioni. Sensazioni ed emozioni, che lo portano a schierarsi con le vittime. Con il dolore di Guglielmo Mollicone, di Consuelo Mollicone, di Maria Tuzi. Per lo spettatore medio, avrà sempre più valore la dichiarazione di una vittima. Niente di strano verrebbe da dire. Invece, il problema esiste. Arriverà il giorno in cui i giudici, dopo aver letto e valutato i 50 faldoni, emetteranno la sentenza. Sentenza, che potrebbe essere diversa da quella del sentimento popolare. Così si crea uno scollamento tra popolo e magistratura. La giustizia è amministrata in nome del popolo, ma troppo spesso il popolo non si riconosce nelle sentenze, con il rischio di avere persone assolte o condannate in tribunale ma che saranno sempre colpevoli o innocenti per l’opinione pubblica , cosa potenzialmente devastante nell’epoca dei social. Ed aumenta il senso di sfiducia, in ciò che è istituzionale. La magistratura deve svolgere con autonomia massima il proprio compito e il pubblico deve essere informato. Quindi quale è la soluzione? La soluzione per anni è stata indicata da Corrado Augias con Telefono Giallo e Carlo Lucarelli con Blu Notte. Trasmissioni che trattavano un solo caso per puntata e solo dopo aver avuto la completa conoscenza degli atti. Trasmissioni che si basavano il più possibile su fatti accertati e non su ipotesi. Trasmissioni con conduttori capaci anche di spiegare il funzionamento del meccanismo giudiziario. La cronaca nera e giudiziaria è di particolare delicatezza per le ricadute sociali che può avere. Quindi è importante come decidere di fare cronaca nera. Scegliendo tra il modello Harry’s Bar del Maestro Arrigo Cipriani o il modello McDonald’s. Ancora più importante in casi delicati e complessi, come quello di Serena Mollicone, è la qualità della cronaca nera. Lasciamo parlare i 50 faldoni, la verità lasciamo che siano i giudici a scriverla. Noi abbiamo il dovere di raccontare e verificare. Con obiettività.
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