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La cronaca nera e la delegittimazione della magistratura

La Giustizia è solo quella dei tribunali, delle leggi e del contraddittorio. Tutto il resto è un pericolo per la nostra democrazia.

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Credit foto https://www.davinotti.com/forum/curiosita/sbatti-il-mostro-in-prima-pagina/40001080

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Attacco frontale dei partiti di maggioranza contro la magistratura dopo la sentenza che impone il rientro in Italia dei 16 migranti portati, costosamente, in Albania.

Scontro che, per molti, ricorda quelli legati alle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi.

Una certa parte politica è accusata da anni di cercare di delegittimare la magistratura.

Esiste, però, un settore che negli ultimi decenni ha molto contribuito agli attacchi alla magistratura. Forse anche più della politica.

La cronaca nera. Ovviamente non tutta ma un certo modo di fare cronaca nera.

Riportare solo e costantemente le tesi delle vittime o dei soggetti mediaticamente più “forti”. Imporre il principio che i parenti delle vittime “possono dire ciò che vogliono”. Pubblicare solo spezzoni di atti giudiziari.

Ovviamente la pubblica opinione avendo notizie parziali arriva ad avere una visione parziale e spesso sbagliata.

Quando poi le sentenze dei tribunali non confermano le “sentenze del popolo” parte l’attacco alla magistratura.

Caso emblematico il processo per l’omicidio di Serena Mollicone. Dove il “il tribunale mediatico” aveva già emesso sentenza di condanna. Emblematico anche il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi.

“Ma come le prove erano chiarissime”, affermazione fatta dopo aver, al massimo,  letto qualche articolo o visto qualche puntata in tv.

Non dalla politica, che molti italiani nemmeno seguono, ma da un modo poco attento di fare cronaca nera è arrivato l’attacco più articolato alla magistratura.

Basta mostrare la foto di una vittima, gridare all’ingiustizia e arriva il consenso.

Naturalmente i parenti delle vittime meritano enorme rispetto e, come tutti i cittadini, hanno il pieno diritto di esprimere il proprio pensiero. Tenendo conto però di un principio fondamentale.

Quando si accusa qualcuno vale il “onus probandi incumbit ei qui dicit”. Spetta alla persona che accusa dimostrare ciò che dice. Ciò vale anche per i parenti delle vittime.

Perché non può esistere un terreno, quello mediatico nello specifico, dove non si applicano le leggi.

Voler creare un grado di giudizio mediatico è pericoloso. Più di quanto possa sembrare.

Pericoloso anche per i famigliari delle vittime che vengono illusi e poi abbandonati. Perché troppo spesso il loro dolore diventa solo “intrattenimento” televisivo. Come illustrato dalla bravissima Sabrina Ferilli nel film “Omicidio all’italiana”: “La verità è importante con le persone a cui teniamo… Quello che passa in televisione diventa un’altra cosa… diventa puro intrattenimento”.

Ovviamente il diritto di cronaca deve essere garantito sempre ma con delle regole che oggi mancano.

Allo stesso tempo è pericoloso proibire la pubblicazione di atti giudiziari. Dovrebbe accadere il contrario.

Trasmissioni televisive, siti web, pagine social e giornali dovrebbero essere obbligati alla pubblicazione degli atti.

Integrale di tutte le sentenze. Dovrebbero avere l’obbligo di rendere sempre pubblico integralmente ogni atto con il divieto di pubblicazione parziale. Con l’obbligo del contraddittorio nelle trasmissioni televisive.

La cronaca nera è stata spesso snobbata. Dando più importanza alla cronaca politica e finanziaria.

Gravissimo errore. Da sempre la cronaca nera ha toccato l’animo degli italiani. Suscitando violente passioni e reazioni.

Oggi può approfondire il solco tra pubblica opinione e magistratura. Minando la credibilità dei giudici.

Le sentenze devono essere emesse unicamente in tribunale. Ciascuno di noi ha orrore della forca che vediamo nei film.

 Mentre non ci accorgiamo del pericolo della forca mediatica. Del rischio, attuale e concreto, illustrato nel film “Sbatti il mostro in prima pagina” dell’uso della cronaca nera per condizionare i cittadini.

La Giustizia è solo quella dei tribunali, delle leggi e del contraddittorio. Tutto il resto è un pericolo per la nostra democrazia.

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