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Serena Mollicone, ora tocca anche a noi

Elementi che spetta anche a noi cercare. Perché Serena è la figlia prediletta di una comunità e di una società che non possono consentire che ci siano assassini in libertà.

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Credit foto https://abruzzolive.it/delitto-serena-mollicone-depositate-le-motivazioni-della-sentenza-dappello-nessuna-prova-della-colpevolezza-dei-mottola/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Sono state depositate le motivazioni della sentenza di assoluzione nel processo d’appello per la morte di Serena Mollicone, che troverete in allegato.

E ora tutti dichiarano di aver “vinto”. La difesa degli imputati che dichiara di aver visto accolte le proprie argomentazioni. Le parti civili che sostengono che la Corte ha comunque valorizzato il lavoro dei consulenti dell’accusa e delle parti civili.

Ma è proprio così?

La Corte d’assise d’appello di Roma si trovava a risolvere due questioni. Era possibile superare il ragionevole dubbio e condannare gli imputati? Era possibile passare da un’assoluzione ex art 530 secondo comma ad una assoluzione con il primo comma?

Ad entrambe le domande ha risposto di NO. L’accusa non ha portato indizi capaci di trasformarsi in prove tali da superare il ragionevole dubbio. La difesa non ha portato elementi per un’assoluzione con il primo comma del 530.

I giudici d’appello confermano che non esiste un movente. Che non esistono testimoni attendibili.

Su Santino Tuzi scrivono chiaramente che gli investigatori avrebbero dovuto valutare l’applicazione del art 63 del cpp. In pratica Tuzi non era più da considerare un testimone ma persona indagata quindi il suo esame andava interrotto e doveva nominarsi un legale. Legale che Tuzi chiede. Resta una domanda, se avesse avuto assistenza legale Santino sarebbe ancora vivo? Non esiste risposta ma solo la certezza della morte.

I giudici sottolineano le molte contraddizioni e i molti dubbi di Tuzi.

Le prove scientifiche non vengono considerate tali dai giudici ma solo indizi insufficienti a superare il ragionevole dubbio nonostante il lavoro di qualità della Procura, degli investigatori e dei consulenti.

Sinceramente, però, appare già innaturale il modo in cui Serena sarebbe stata lanciata contro la porta, cioè di “profilo”. I dubbi aumentano vista la mancanza di altre lesioni che dovevano essere presenti.  Provate, per finta ovviamente, a scagliare una persona contro una porta. La prima cosa che farà sarà volgere lo sguardo verso l’aggressore. Soprattutto se provate ad alzarla. Vanno bene i manichini. Vanno bene le ricostruzioni al computer ma poi le dinamiche reali sono altra cosa.

I pochi frammenti di legno trovati sul corpo non offrono certezze.

La Procura ha portato elementi che sono sicuramente dotati di una certa logica ma minati sia dalla mancanza di movente e sia dalla mancanza di qualsiasi prova che Marco Mottola sia stato ad Isola del Liri quella mattina. Anzi Santino Tuzi dichiara di non averlo visto uscire.

La Corte, in via ipotetica, sottolinea che anche se Serena fosse entrata in caserma il 1° giugno 2001, non esiste prova che sia stato proprio Marco Mottola ad aggredirla. Essendo la responsabilità penale personale deve essere individuato con esattezza chi aggredisce Serena. Tanto più che Marco Mottola ha un alibi.

Inoltre ci sono impronte digitali sul nastro usato per legare Serena che non appartengono agli imputati. La Procura prima ho sostenuto che l’impronta era frutto di contaminazione ma senza portare prova. Poi che l’impronta poteva essere già presente prima dell’omicidio ma sono i Ris ad escluderlo.

Infine la Procura ipotizza che l’impronta potrebbe essere della persona che lega Serena ma non di chi l’ha uccisa. I giudici, però, osservano che Serena muore proprio perché soffocata dal nastro adesivo. Quindi la persona che la lega vuole consapevolmente uccidere.

La persona che lega Serena è un complice o l’assassino che completa l’opera? Già questa domanda giustifica il ragionevole dubbio.

Rimane senza risposta anche la domanda principale. Chi trasporta il corpo a Fontecupa? L’ipotesi della Procura è fragile. Franco Mottola ha avvisato la compagnia carabinieri di Pontecorvo della scomparsa di Serena e sa che i parenti sono impegnati nelle ricerche. Quindi potrebbero chiamarlo in ogni momento da Pontecorvo o potrebbe incrociare i parenti. Che senso aveva rischiare? Inoltre aveva piovuto molto e nel bosco Mottola si sarebbe dovuto bagnare e sporcare vistosamente. Eppure è pulito e asciutto quando incontra, alla presenza di Tuzi, per la seconda volta i parenti d Serena nella notte del 2 giugno.

I giudici osservano, giustamente, che nel 2015 la Procura chiede l’archiviazione perché riteneva che le dichiarazioni di Tuzi e la pur valida informativa Evangelista non erano sufficienti per una condanna. Quindi i giudici si chiedono rispetto al 2015 la Procura ha portato nuovi elementi sufficienti per una condanna? La risposta è no.

Qualcuno vede nelle motivazioni della Corte d’appello addirittura un “ragionevole dubbio sulla innocenza degli imputati”. Non esiste nel nostro ordinamento alcun ragionevole dubbio sull’innocenza. Se gli imputati verranno assolti in via definitiva saranno innocenti. Punto. Tanto più che la formula è per non aver commesso il fatto.

Certo Corte d’assise d’appello riconosce che “Rimangono, comunque forti sospetti che comportamenti decisamente “irregolari” (in primis le mancate verbalizzazioni), stigmatizzati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cassino e dai vertici dell’Arma in vista del trasferimento del sottufficiale siano stati qualcosa di più e di diverso di condotte professionalmente maldestre”. Parliamo comunque di sospetti che, in via ipotetica, potrebbero indicare anche una pista esterna alla famiglia Mottola. Perché è documentato che certe presunte omissioni non riguardavano circostanze riferite ai componenti della famiglia Mottola ma a soggetti terzi. Come illustrato nell’informativa conclusiva dei Carabinieri del 2019.

Anche Carmine Belli venne assolto ex art 530 secondo comma e anche nel suo caso la Corte ha scritto che alcuni indizi a suo carico avevano mantenuto validità. E che facciamo abbiamo dei “ragionevoli dubbi”  anche sulla sua di innocenza? Siamo seri.

La verità è che l’assassino di Serena non è stato ancora trovato. Tutti i processi mediatici, contro cui la Corte d’assise d’appello si scaglia, non sono serviti. Anzi.

Ci sarà ricorso per Cassazione? Certamente sì. Ma attenzione ad entusiasmarsi. La Cassazione può certamente far svolgere un nuovo processo ma l’unico elemento che potrebbe essere approfondito sono le consulenze scientifiche. La Cassazione potrebbe indicare come necessaria una perizia su quella porta. E siamo sicuri che un perito nominato dal giudice dichiarerà che senza alcun dubbio solo quella porta può essere l’arma del delitto? No non esiste questa sicurezza anzi è probabile il contrario. Se cade la “prova scientifica” l’assoluzione per gli imputati sarà piena. Conviene alla Procura e alle parti civili?

I famigliari di Serena e la Procura hanno il diritto di continuare a ritenere colpevoli gli imputati nonostante le assoluzioni.

Tutti coloro che a vario titolo fanno informazione hanno, abbiamo, invece il dovere di tener conto delle indicazioni delle due sentenze. Perché fedeli alla nostra Costituzione consideriamo una persona colpevole solo dopo una sentenza passata in giudicato.

Ci sono molti elementi che mancano e che bisogna trovare. Il soggetto che lascia la famosa impronta, chi trasposta il corpo e forse il “giuda” che tradisce Serena il 1° giugno 2001 https://ilsud-est.it/attualita/2024/08/12/serena-mollicone-vittima-di-giuda/.

Elementi che spetta anche a noi cercare. Perché Serena è la figlia prediletta di una comunità e di una società che non possono consentire che ci siano assassini in libertà.

Motivazioni sentenza d’appello (credit https://www.giurisprudenzapenale.com/2024/10/17/omicidio-mollicone-la-sentenza-della-corte-di-assise-di-appello-di-roma/ )

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