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Serena Mollicone, ecco la sentenza. Leggiamola
Pubblichiamo il file pdf con le motivazioni della sentenza di primo grado del processo per l’omicidio di Serena Mollicone
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Sono trascorsi dieci giorni dalla sentenza di assoluzione dei cinque imputati per l’omicidio di Serena Mollicone.
Dieci giorni che non hanno diminuito il livello di scontro.
Anzi.
Da un lato le tantissime persone che vivono come una vergogna la sentenza di assoluzione e che sostengono o credono di sostenere le famiglie Mollicone e Tuzi.
Sul fronte opposto i cinque imputati con i loro avvocati e consulenti.
Resta comprensibile la delusione pe una sentenza che molti volevano diversa.
Non sono comprensibili invece gli insulti e minacce. In quantità industriale.
Contro la magistratura, contro gli imputati e relativi difensori.
Insulti che oltre che configurare ipotesi di reato, offendono la memoria di Serena, Guglielmo e Santino.
“Sono colpevoli perché noi pensiamo che sono colpevoli” può essere una posizione legittima ma non se porta lontano dalla verità.
Quanti hanno letto le motivazioni della sentenza di assoluzione in primo grado?
Come si può criticare un qualcosa che non abbiamo letto?
Vogliamo rimediare. Mettendo a disposizione di tutti il file pdf della sentenza di primo grado confermata dalla Corte di assise d’appello di Roma lo scorso 12 luglio.
Con l’invito a leggere tutte le 236 pagine, anche se è facile immaginare le obiezioni.
“Troppe pagine da leggere”. Un giudice deve leggere migliaia di pagine di atti.
“Non è compito nostro leggere e capire le sentenze”. Certo ma se non la leggiamo e se non la comprendiamo come possiamo dire che una sentenza è vergognosa?
Perché un cittadino ha tutto il diritto di criticare una sentenza. Non senza averne conoscenza però.
Essere dalla parte delle vittime e dei loro famigliari è naturale e doveroso. Bisogna però distinguere l’aspetto emotivo da quello giudiziario.
In tribunale servono elementi forti. Che nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone mancano.
Basta leggere la sentenza. Non sosteniamo posizioni di parte. Quindi nessuna posizione innocentista. Semplicemente ci atteniamo allo spirito dell’art. 533 cpp comma 1. Ricordando la lezione di Pilato, Gesù e Barabba: quando un giudice cede alle passioni del popolo non finisce mai bene.
Anche perché il popolo è volubile. Perché per molti Massimo Giuseppe Bossetti è innocente nonostante il ritrovamento del suo Dna sugli abiti di Yara e invece i Mottola sono colpevoli nonostante l’assenza di tracce biologiche?
Nessun giudice ha scritto che Serena Mollicone si è uccisa e legata da sola. Non è nemmeno corretto dire che non esistono piste alternative o complementari. Perché sono presenti sia nell’informativa del Maresciallo Evangelista del 2007 e sia nell’informativa conclusiva dei carabinieri del 2019.
La creazione nelle piazze reali e virtuali di una narrazione che non tiene conto delle sentenze e non è supportata da prove può essere un danno per i famigliari.
Non confondiamo la libertà di espressione o la verità storica con l’accusare senza elementi sufficienti. Diventa diffamazione.
La trasmissione “Telefono Giallo” è nata con lo scopo di offrire elementi certi al pubblico così da permettere a ciascuno di avere un punto di vista documentato.
La giustizia è una cosa tremendamente seria. Non può essere ridotta ad uno scontro tra fazioni.
Non dobbiamo nemmeno farci prendere la mano dal culto della prova scientifica. In Italia esiste una ricca giurisprudenza della Corte di Cassazione che stabilisce paletti rigidi nella valutazione degli indizi e delle prove scientifiche.
Ad esempio, molto è stato detto sulla porta come arma del delitto. Eppure la dottoressa Antonella Conticelli, l’unico medico legale che ha visto nell’immediatezza il corpo di Serena Mollicone, descrive una diversa arma del delitto. Descrizione che è parte essenziale di una sentenza irrevocabile. Quella del 2006 che assolve Carmine Belli. Con una sentenza definitiva che smentisce la tesi della porta come arma del delitto come superare il ragionevole dubbio? Solo con il ritrovamento del Dna di Serena Mollicone sulla porta o del Dna degli imputati sul corpo di Serena. Purtroppo il Dna non è stato trovato.
Come possiamo parlare di prova scientifica quando dopo 23 anni ancora non è stata accertata l’altezza di Serena Mollicone?
Cosa dire della testimonianza di Santino Tuzi? A parte che è Tuzi stesso ad esprimere tutti i suoi dubbi sulla presenza di Serena in caserma il 1° giugno 2001, esiste anche un dubbio oggettivo. Tuzi dichiara di aver ricevuto, intorno alle ore 11, l’ordine di far entrare Serena tramite chiamata interna dall’appartamento dei Mottola. Chiamata che non viene registrata nei tabulati. Allora perché quando, intorno alle ore 10, dagli uffici della caserma chiamano l’appartamento dei Mottola viene effettuata una chiamata esterna? Che è presente nei tabulati. Il 1° giugno 2001 funzionava o no l’interfono interno? Ulteriore dubbio che pesa sulla decisione dei giudici.
Giusto chiarire, Santino Tuzi non era un bugiardo. Ha ripetuto all’infinito i suoi dubbi. Non era sicuro dell’avvistamento di Serena in caserma. Inoltre Santino Tuzi non avrebbe mai nascosto per sette anni una circostanza decisiva per le indagini. Sostenere il contrario significa offendere la memoria di Tuzi uomo onesto e di Tuzi carabiniere.
Inoltre un processo senza movente, come quello per l’omicidio di Serena Mollicone, nasce zoppo e anemico.
La sentenza di assoluzione sarà probabilmente impugnata in Cassazione. Cassazione che non è giudice di merito ma di legittimità. Si giocherà, quindi, tutto su dottrina e giurisprudenza. Con probabilmente poche possibilità di accoglimento.
Vogliamo fare un piccolo sforzo per Serena? Vogliamo leggere quelle 236 pagine per dare un nostro contributo?
Non basta dire “deve pensarci lo Stato”. Ovviamente spetta allo Stato amministrare la giustizia. Noi cittadini possiamo e dobbiamo collaborare in modo costruttivo.
La madre di Alfredino Rampi non si è scagliata contro lo Stato e aveva il diritto di farlo. Ha invece portato un contributo concreto e fattivo.
Il suo esempio è da seguire. Anche perché l’assassino di Serena forse è tranquillo tra Arce e Sora. Forse i parenti di Serena Mollicone e gli arcesi lo incontrano in piazza o per strada.
Alla verità si arriva coltivando il dubbio. Ed è tempo di verità.
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