Attualità
IL PROCESSO MOLLICONE E LA RIFORMA CARTABIA
Il problema fondamentale del nostro sistema giudiziario è la lunga durata di indagini e processi. Problema che non si risolve impedendo indagini e processi.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Il processo d’appello per l’omicidio Mollicone si avvia, stancamente, verso la fase finale. Nessuna novità, tutto esattamente come in primo grado. La sentenza invece vedrà quasi sicuramente delle novità. Dopo aver riaperto il dibattimento, la sentenza di primo grado sarà probabilmente riformata. Con gli elementi ad oggi disponibili rimane prevedibile il pro reo.
Ovviamente illustreremo la sentenza quando sarà emessa e continueremo la ricerca della verità. Ora è un diverso aspetto che merita di essere approfondito.
In caso di assoluzione definitiva degli imputati, specialmente della famiglia Mottola, il processo Mollicone rischia di diventare un simbolo.
I Mottola sono stati iscritti nel registro degli indagati per nove anni. Dal 2011 al 2020. Nel 2020 vengono rinviati a giudizio e dopo quattro anni siamo ancora in secondo grado. Una sentenza definitiva, in caso di ricorso in Cassazione, non arriverà prima dei cinque anni. In totale quattordici anni.
Oggettivamente troppi. In caso di assoluzione molti potrebbero affermare che il processo per l’omicidio di Serena Mollicone ha dimostrato la validità della riforma Cartabia che impone un filtro rafforzato durante l’udienza preliminare. Imponendo il rinvio solo in caso di ragionevole possibilità di condanna.
In realtà potrebbe accadere anche in caso di condanna. Due sentenze opposte basate su elementi identici solleverebbero dubbi e polemiche.
Certo dover affrontare una vicenda giudiziaria lunga 14 anni è indice che qualcosa da rivedere c’è. Sarebbe, però scorretto, utilizzare il processo Mollicone come simbolo.
Primo perché la riforma Cartabia ha comunque delle criticità interpretative. Manifestate nella recente vicenda processuale legata all’omicidio di Nada Cella https://ilsud-est.it/15-aprile-2024/2024/04/15/nada-cella-e-tempo-di-giustizia-non-di-pace/.
Soprattutto è conveniente per l’indagato vedere la propria posizione archiviata con “un non luogo a procedere” basato sull’insufficienza degli indizi? Il non luogo a procedere è provvedimento comunque revocabile. L’ex indagato vivrà sempre con questa spada di Damocle.
La famiglia Mottola è vero che affronta un lungo e impegnativo percorso giudiziario ma in caso di assoluzione definitiva avranno sgomberato il campo da dubbi e illazioni.
Il problema fondamentale del nostro sistema giudiziario è la lunga durata delle indagini e dei processi. Problema che non si risolve impedendo indagini e processi.
Il processo per l’omicidio di Serena Mollicone può servire, invece, da esempio per una informazione imparziale.
Negli anni sono state date troppe notizie parziali e di parte nella vicenda di Serena Mollicone. Facendo credere l’esistenza di solide prove, di certezze. Creando illusioni ed aspettative.
Un giornalista ha diritto di schierarsi specificando però che sono opinioni personali non dati certi.
La libertà di stampa ultimamente è limitata con il pretesto di garantire la presunzione di innocenza. Bisogna fare attenzione a non fornire altri pretesti per ulteriori limitazioni.
Inseguire per strada gli imputati, aspettarli sotto casa, estrapolare a convenienza alcuni brani delle consulenze, può portare alla lunga danni gravissimi. In primis alla libertà di stampa.
Rischiamo di passare da un estremo all’altro. Dopo anni di processi sommari in televisione, si rischia di passare ad un periodo in cui sarà difficile ottenere un processo o pubblicare atti giudiziari.
Per anni abbiamo avuto la moda del cold case. Tanti i giornalisti e consulenti specializzati in cold case. Oggettivamente, però, i casi riaperti e risolti con una sentenza definitiva di condanna sono pochissimi. Questo può portare alla conclusione, anche legislativa, che è inutile spendere tempo e risorse su casi “vecchi”.
Serena Mollicone e Nada Cella devono diventare simbolo. Un simbolo di verità che può e deve arrivare anche dopo vent’anni.
Serve però, soprattutto nella vicenda Mollicone, buttare via ogni partigianeria. Smettere di adattare i fatti accertati alle teorie.
Soprattutto basta con gli egoismi e protagonismi.
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