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In memoria di Peppino Impastato

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Credit foto https://www.antimafiaduemila.com/home/opinioni/236-societa/76899-sara-intitolato-a-peppino-impastato-il-liceo-linguistico-di-terrasini.html

di Lavinia Orlando

Passata in molti casi sotto silenzio, relegata da tanti altri nelle penultime pagine di giornali e telegiornali, la notizia della mancata intitolazione del liceo “Santi Savarino” di Partinico a Peppino Impastato dovrebbe, invece, fare molto riflettere.

Il diniego, infatti, proverrebbe dagli stessi alunni dell’istituto, che avrebbero bocciato la proposta di intitolazione al giornalista vittima di mafia giudicandolo come una figura divisiva. Trattasi di una motivazione, quest’ultima, tanto più assurda quanto più si pensi che il personaggio che dà attualmente il nome al liceo, il già citato Savarino, altri non era che un senatore democristiano il quale, durante il periodo fascista, aveva addirittura aderito alla campagna razziale.

Non avendo avuto modo di interloquire direttamente con gli alunni iscritti al liceo in questione, resta la speranza che la faccenda si sia svolta diversamente rispetto a quanto narrato in questi giorni. La sostanza, tuttavia, non muta: la scuola – lo stesso istituto, peraltro, frequentato dall’adolescente Impastato – non prenderà, per ora, il nome ed il cognome di una delle figure più iconiche della lotta contro la mafia nel nostro Paese.

Potrebbe essere che gli attuali alunni della scuola non siano stati resi edotti della storia di Peppino, diversamente non si spiegherebbe tale diniego. Dalla nascita in una famiglia mafiosa alla celere presa di distanza col padre, dalle denunce a Cosa Nostra alla fondazione dell’emittente di informazione alternativa Radio Aut, fino alla candidatura alle elezioni comunali con Democrazia Proletaria, prima delle quali venne ammazzato dagli esponenti di quella stessa organizzazione che tanto aveva denunciato, non c’è nulla nella storia di Impastato che possa portare a valutarlo come divisivo.

A meno che non si sia mafiosi, caratteristica che siamo certi non possa essere attribuita agli adolescenti che frequentano l’istituto di Partinico. O, ancora, a meno che non si consideri divisiva la candidatura in un partito di sinistra, perché, se così fosse, quasi tutte le vittime di mafia sarebbero esse stesse divisive, esprimendo ciascuna idee politiche più o meno differenti.

È sbagliato considerare la vicenda appena narrata quale mera questione di lana caprina. Viviamo in una fase storica in cui, forse in misura maggiore rispetto a tanti altri momenti, c’è l’assoluta necessità di punti fermi, per cui la figura di Peppino Impastato sarebbe tra quelle che maggiormente andrebbe valorizzata, soprattutto a beneficio di chi è in fase adolescenziale. La scelta di campo tra legalità ed illegalità, tra Stato ed antistato, tra il potere delle parole e la forza delle minacce e delle armi non può essere sottovalutata e deve necessariamente essere accompagnata da chi ricopre il ruolo di formatore e da quello stesso Stato per cui Impastato si è immolato, rinnegando la propria famiglia ed andando incontro a morte certa.

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