Attualità
Appunti di uno studente Uniba
di Alessandro Andrea Argeri
Ogni giorno in Ateneo c’è una protesta. Invasati combattono battaglie ideologiche di cui nemmeno comprendono la portata, né si rendono conto della gravità di certe posizioni estremiste: hanno scelto un nuovo culto, poi hanno cominciato a combattere come i soldatini.
È democrazia esprimere il proprio dissenso, tuttavia ben poco di tutto questo mi sembra attinente alle vere problematiche dell’università. Si potrebbe protestare per la difficoltà dei pendolari a raggiungere l’Ateneo con i trasporti pubblici, per la mancanza di partnership con le aziende del territorio, per il pessimo funzionamento dei tirocini formativi, per l’assurda gestione degli alloggi universitari da parte della Regione, per la frequenza al ricorso di bonus-contentini dove alla fine paga sempre Pantalone… Invece è più importante prendersela con il Rettore per quei pochi buoni risultati raggiunti da un’università lasciata sola dalla politica. Come dovrebbe muoversi Uniba da sola contro il mondo intero? Quali sarebbero le alternative? Negli ultimi giorni ho posto più volte queste due domande, anche per capire se fosse la maggioranza a cui io appartengo incapace di comprendere chissà quale oscuro progetto. Tuttavia nessuno ha saputo rispondermi.
La chiamano “protesta degli studenti”, ma io non so dire con certezza se questi siano veramente tali, d’altronde se seguissero le lezioni non avrebbero il tempo di girare per i corridoi a propagandare la loro verità.
È demoralizzante vedere una simile incapacità di affrontare i problemi reali, perché poi si finisce a dar ragione a chi se n’è andato altrove al grido di “qui non c’è futuro”.
O forse il carnevale non è ancora finito.
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