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Simonetta Cesaroni, un mistero semplice

Un delitto che apparentemente non appariva come complesso. Simonetta viene uccisa nell’ufficio Aiag dove lavorava due pomeriggi a settimana. In uno stabile sorvegliato da due portieri.

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Credit foto https://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/Svolta-inchiesta-cesaroni/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

La Procura della Repubblica di Roma ha chiesto l’archiviazione per l’indagine, l’ennesima, sull’omicidio di Simonetta Cesaroni.

Uccisa a Roma il 7 agosto 1990. Decenni di indagini e un processo ma la  verità resta un mistero.

Un delitto che apparentemente non appariva come complesso. Simonetta viene uccisa nell’ufficio Aiag dove lavorava due pomeriggi a settimana. In uno stabile sorvegliato da due portieri.

Viene stordita e poi viene pugnalata per ventinove volte. Viene spogliata e le gambe vengono divaricate.

Il movente sessuale appare evidente. Tanto, troppo, evidente.

Vengono repertare diverse tracce di sangue e ricavato il Dna.

Il delitto sembra da subito opera di un territoriale. Con ottima conoscenza del palazzo di Via Poma e  con un motivo plausibile per essere nell’ufficio Aiag nel pomeriggio del 7 agosto.

Per la prima volta Simonetta Cesaroni lavorava da sola. Evidentemente qualcuno ha approfittato di questa circostanza.

L’assassino doveva avere almeno un’ora di buco nel suo alibi. Meno se abitava a poca distanza da via Poma.

Simonetta Cesaroni doveva chiudere il suo lavoro di contabilità proprio il 7 agosto. Risulta difficile pensare che nessuno dell’Aiag sia passato da lei.

Invece le indagini sono state concentrate lontano dall’Aiag.

Prima viene arrestato il portiere Vanacore. Poi viene indagato Valle. Per finire viene processato e assolto il fidanzato di Simonetta Cesaroni.

Solo negli ultimi anni le indagini vengono concentrate con decisione sull’Aiag. Probabilmente troppo tardi.

Purtroppo i delitti perfetti sono spesso frutto di indagini imperfette o sfortunate.

Se il movente sessuale è genuino, appare chiaro che l’assassino di Simonetta Cesaroni era un soggetto con gravissimi disturbi. Un simile personaggio ha quasi sicuramente precedenti di episodi simili.

Appare altamente probabile che una persona organica all’Aiag si sia recata in via Poma da Simonetta Cesaroni. Una persona con, forse, un ruolo direttivo.

Resta da chiarire se Simonetta era ancora viva o se la trova morta.

L’assassino si è ferito e quasi sicuramente aveva evidenti tracce di sangue. Come poteva passare inosservato? Per prima cosa doveva eludere la sorveglianza dei portieri. Una volta uscito in strada il più era fatto.

Resta comunque un buco non indifferente nel suo alibi. Eppure non è mai stato individuato. Perché?

Forse perché l’assassino ha avuto la protezione di un alibi di tipo famigliare ad esempio. In alternativa abitava poco lontano da via Poma.

Probabilmente sarebbe stata utile una maggiore attenzione investigativa sulle donne che lavoravano nello stabile di via Poma, nei palazzi accanto e nelle altre sedi Aiag. Perché se l’assassino di Simonetta aveva disturbi sessuali potrebbe aver approcciato altre donne.

Giustamente le indagini sono state concentrate sulle tracce di Dna. Purtroppo non sono state risolutive. Nel 1990 la tecnica del Dna muoveva i primi passi. Le tecniche erano grossolane e non esisteva un protocollo di conservazione dei reperti.

Esistono speranze di trovare l’assassino di Simonetta Cesaroni? Poche sinceramente. L’assassino ha sicuramente commesso errori anche negli anni precedenti e successivi all’omicidio. Perché è molto difficile nascondere certe patologie, è utile ripeterlo. Forse esiste una donna che è stata vittima delle moleste attenzioni dell’assassino di Simonetta. Una preziosa testimone.

Non è stata ancora scritta la parola fine.

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