Attualità
Michelle Causo e Pier Paolo Pasolini: i crisantemi da Primavalle
Non c’è più Pasolini a fustigare le coscienze. Il giornalismo ha perso il ruolo di cane da guardia. Tranne preziose eccezioni.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
“I crisantemi venivano da Primavalle… A Primavalle li coltivava Belli Capelli, nell’orto umido e sporco, dietro le Casette, che dava verso la campagna liscia come un olio, senza un pino, così deserta che non ci si darebbe meravigliati se vi fosse comparsa d’improvviso una banda di cavalieri armati di pistole a tamburo”. Così, nel 1951, Pier Paolo Pasolini raccontava Primavalle. Periferia di Roma.
Sono passati quarantotto anni dalla morte, misteriosa e dolorosa, di Pasolini. Non ci racconta più la periferia drammaticamente viva e abbandonata. A Roma e non solo. Le cose sono cambiate. Oggi a Primavalle i crisantemi verranno portati sulla tomba di Michelle Causo uccisa mercoledì scorso in via Dusmet civico 25. Uccisa a 17 anni. Da un ragazzo apparentemente come tanti.
Dopo la morte di Michelle torniamo a parlare di periferie. Di case popolari nelle mani della malavita. Della troppa droga e del poco lavoro. Di tanti ragazzi che abbandonano la scuola. Delle tensioni razziali. Dei servizi pubblici che mancano. Le stesse problematiche denunciate da Pier Paolo Pasolini. La periferia sembra condannata al destino senza speranza raccontato nel film “Accattone”.
Ovviamente quella di Pasolini era un denuncia forte, con lo scopo di dare un futuro ai giovani delle periferie. Denuncia attuale.
Le Istituzioni hanno abbandonato le periferie. Certo non manca la repressione. Assente la prevenzione e l’integrazione. La legalità non può esistere se non è accompagnata dalla dignità. Offrire occasioni di crescita umana e professionale, questa è la ricetta per le periferie. Ricetta illustrata con amara ironia nel film “Come un gatto in tangenziale”.
Gridiamo allo scandalo per la scomparsa della piccola Kata. Vittima probabilmente di scontri che potevano essere subito sedati sgomberando mesi fa l’albergo occupato. Gridiamo allo scandalo per la morte di Michelle. Tra qualche settimana dimenticheremo Primavalle.
“Prima pagina, venti notizie. Ventuno ingiustizie lo Stato che fa. Si costerna, s’indigna, s’impegna. Poi getta la spugna con gran dignità”. Queste le parole di Fabrizio De Andrè. Parola amare perché vere.
La periferia è piena di giovani che hanno fame. Fame di occasioni, di riscatto. Una fame da sfruttare positivamente. Prima che possa diventare rabbia e violenza. La tanta energia vitale delle periferie è un patrimonio di tutti.
Primavalle piange una giovane vita spezzata. Come aveva già fatto nel 1950 per l’omicidio di Annarella Bracci. Come avvenne nel 1973 per l’atroce morte dei fratelli Mattei.
Cosa succederà ora? Probabilmente nulla. Il colpevole sarà condannato. Poi il silenzio. Una nuova sconfitta. Per tutti.
Non c’è più Pasolini a fustigare le coscienze. Il giornalismo ha perso il ruolo di cane da guardia. Tranne preziose eccezioni.
Eppure i giovani come Michelle Causo meritano qualcosa di meglio. Iniziando da una Politica capace di rendere attuabili sogni e progetti.
I fondi del Pnrr devono essere occasione per rendere le periferie il centro di ogni città. Lo ha ricordato Pertini, la Costituzione non potrà mai dirsi efficace se mancano lavoro e dignità. Il Governo parla molto di legalità. Non può esistere legalità senza lavoro e dignità, giusto ripeterlo.
Non esistono persone destinate a vivere nel degrado o giovani dal futuro segnato. La nostra non può essere una società dove i “figli dei falegnami dovrebbero fare i falegnami”.
“Persuaso che la vita non è già destinata ad essere un peso per molti, e una festa per alcuni, ma per tutti un impegno, del quale ognuno renderà conto”, il senso della vita è nelle parole di Alessandro Manzoni.
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