Attualità
Il camice non è il mantello del supereroe
Medici ed infermieri avevano intuito il pericolo di tanta retorica. Chiedevano di non essere chiamati eroi. Erano lavoratori e lavoratrici che chiedevano condizioni di lavoro dignitose e sicure. Già prima del Covid il personale sanitario era ridotto e con mezzi spesso scarsi.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
“Angeli” e “Eroi”, così durante la fase acuta del Covid venivano chiamati medici ed infermieri. Ovunque post di sostegno sui social, onori militari e regali. Avevamo paura di morire e il personale sanitario era la nostra salvezza.
Medici ed infermieri avevano intuito il pericolo di tanta retorica. Chiedevano di non essere chiamati eroi. Erano lavoratori e lavoratrici che chiedevano condizioni di lavoro dignitose e sicure. Già prima del Covid il personale sanitario era ridotto e con mezzi spesso scarsi.
L’emergenza Covid è passata, almeno così sembra. E del medico ci siamo dimenticati. Anzi è tornata la “normalità” fatta di aggressioni a medici e infermieri. Nell’indifferenza generale. Indifferenza mostrata anche quando la dottoressa Barbara Capovani è stata uccisa da un suo paziente.
Una parte consistente dell’opinione pubblica ha un pregiudizio classista contro i medici. Accusati di fare soldi sfruttando le malattie. Troppo occupati nell’attività privata per pensare ai pazienti del Sistema Sanitario Nazionale.
Certamente i disservizi della sanità pubblica portano ricchezza nella sanità privata. Ci sono medici che non hanno la necessaria profondità umana. Tutte problematiche riassunte in questa magistrale sequenza di Alberto Sordi https://www.youtube.com/watch?v=KCd9v6vCuRo Questo, però, non deve portare a generalizzare.
A fronte di ricchi baroni della medicina ci sono centinaia e centinaia di medici che lavorano in condizioni di duro precariato. Con sacrificio. Nei nostri ospedali mancano medici ed infermieri. Da sempre. La politica promette consapevole che sono promesse da marinaio.
Noi cittadini che abbiamo la sfortuna di essere pazienti ci chiediamo mai cosa c’è dietro quel camice? Sicuramente non un distributore automatico di ricette e cure. Dietro quel camice ci sono uomini e donne che affrontano anche turni di dodici ore. Dovendo prendere continuamente decisioni critiche, affrontando mancanza di mezzi e l’imposizione di risparmi sugli esami diagnostici.
“Hanno scelto loro di fare il medico e ora che vogliono?”, una frase che sentiamo spesso. Una frase che dimostra che non abbiamo il concetto corretto di lavoratore. Scegliere un lavoro o una professione non significa dover accettare condizioni di lavoro non adeguate. Noi italiani amiamo troppo la retorica. Siamo tanto generosi nell’usare la parola “eroi”. Peccato che medici, infermieri, poliziotti, carabinieri e vigili del fuoco non vogliono diventare “eroi”. Vogliono lavorare in condizioni di sicurezza, con le giuste ore di riposo. La sera vogliono ritornare a casa. Vivi.
Il medico non ha il mantello da supereroe. Nessun superpotere, è una donna o un uomo come noi. Con le nostre fragilità. Un medico piange. Per un paziente morto, per non aver potuto fare di più. Ha paura di sbagliare ma deve vincere la paura.
Sarebbe un grave errore scegliere i medici come capri espiatori. Le lunghe attese in pronto soccorso o per esami diagnostici non hanno nei medici la causa principale.
La causa principale rimane politica. Il Sistema Sanitario Nazionale è nato con buone intenzioni ma troppe ambiguità. Dove troppo spesso pubblico e privato hanno incroci incestuosi. Iniziamo con il chiederci perché in molti ospedali nel pomeriggio praticamente l’attività ambulatoriale è ferma. Perché in tanti anni non è stata creata una medicina territoriale capace di alleggerire i pronto soccorso? Perché ai medici di famiglia non viene fatta fare la specializzazione in un Pronto Soccorso?
Il paziente esasperato che aggredisce un medico o un infermiere non può avere nessuna giustificazione. Primo perché commette un reato e poi perché dimostra di essere un cittadino privo di ogni interesse per la cosa pubblica. Se leggo sul giornale che abbiamo una sanità disastrata non posso ignorare il problema per poi pretendere un trattamento da clinica svizzera. Ci dobbiamo interessare della cosa pubblica e pretendere soluzioni.
Il mondo non lo salvano gli eroi ma fragili esseri umani che hanno come armi solo professionalità e coraggio. Tra noi e la morte spesso c’è solo uno scassato pronto soccorso con un medico stanco. Che non vuole essere eroe. Chiede solo rispetto.
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