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Omicidio a Suio Terme di Castelforte: la pistola e la spranga

Togliere la trave dal proprio occhio può costare molta fatica meglio giudicare la pagliuzza degli altri. Non è faticoso e dona l’illusione di essere migliori. Illusione che dura poco. Giusto il tempo per un miserabile commento sui social.

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Credit foto https://www.gazzettinodelgolfo.it/omicidio-di-suio-il-militare-ha-ammesso-le-sue-responsabilita/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Il 7 marzo scorso tutto era pronto per la festa della donna. In molti avevano programmato l’acquisto di mimose e dolci. In tanti avevano scandagliato il web per cercare la frase ad effetto. Mancavano poche ore al D-Day. Quando arriva una notizia. L’ennesima notizia tragica.

Presso l’hotel “Nuova Suio” di Suio Terme, nel comune di Castelforte provincia di Latina, un carabiniere aveva sparato uccidendo un uomo e ferendo gravemente una donna. Dopo poco arrivano ulteriori dettagli. Il carabiniere si chiama Giuseppe Molinaro di 56 anni. La vittima è Giovanni Fidaleo 66 anni, direttore dell’hotel. La donna ferità è Miriam Mignano di 31 anni.

Giuseppe Molinaro ha sparato sette colpi. Quattro hanno colpito Fidaleo e due la Mignano. La sparatoria è iniziata all’esterno della struttura alberghiera, nei pressi della porta d’ingresso. I carabinieri trovano una spranga d’alluminio.

Miriam Mignano viene trasportata in elicottero presso il Policlinico Gemelli di Roma. Viene sottoposta a due delicati interventi e ora le sue condizioni sono in miglioramento.

Molinaro, dopo aver sparato ed ucciso, si reca presso la propria psicologa e successivamente si consegna ai carabinieri. Ammette le proprie responsabilità ma specifica che non voleva uccidere.

La notizia ovviamente viene ripresa dalle testate giornalistiche nazionali. Dirette tv dal luogo dell’omicidio. Un tentato femminicidio alla vigilia dell’8 marzo. Con il passare delle ore, però, a livello mediatico le cose cambiano.

Miriam Mignano diventa “l’amante contesa da due uomini”, entrambi sposati. Nella narrazione di questa vicenda il presunto “triangolo” diventa il punto centrale. Miriam Mignano diventa, per alcuni, meno vittima. Riceve, mentre lotta per vivere, anche insulti sui social.

Emergono dettagli di precedenti liti tra Molinaro e Fidaleo. Liti legate alla Mignano. Attenzione, in tutto ciò manca la versione della donna. Che non poteva parlare perché in terapia intensiva.

Diversi sono i punti critici di questa vicenda. Perché viene data facoltà ad un carabiniere di seguire privatamente un percorso di sostegno psicologico senza avvisare i propri superiori? Molinaro sostiene che aveva appuntamento con Giovanni Fidaleo e Miriam Mignano per un chiarimento. Perché andare armato ad un chiarimento? Sempre secondo la versione del Molinaro, Fidaleo avrebbe preso una spranga in alluminio e quindi il carabiniere spara per reazione. La sparatoria, però, inizia all’esterno. Molinaro poteva allontanarsi o chiamare i colleghi. Che senso aveva un “chiarimento” tra una persona che si presenta armata di pistola e una che, forse, prende una spranga? L’unica cosa certa è che Molinaro si presenta armato a “casa” di Fidaleo e che senza pistola nulla sarebbe accaduto.

Il vero punto critico è un certo atteggiamento verso Miriam Mignano e le donne in generale. “Vestivi in maniera provocante”; “perché hai accettato di uscire con loro?”; “ad una donna perbene certe cose non succedono”, “avevi bevuto”. Ci vuole veramente poco per trasformare una donna da vittima ad imputato. Miriam Mignano è una vittima.

L’amore è guidato dal cuore ancor prima che dalla razionalità . Non puoi spiegare e giudicare le complesse dinamiche dei rapporti umani. L’ipocrisia e la falsa morale non possono trovare spazio in eventi tanto tragici. Se ti sparano, se ti uccidono, se ti violentano, sei una vittima. Punto. Le considerazioni giuridiche su attenuanti e aggravanti spettano ai magistrati. Da evitare anche il classico “è il momento del silenzio”. Non è mai il momento del silenzio. Servono sempre parole illuminate, rispettose e propositive.

La vicenda di Suio Terme insegna che bisogna fare di più per gli appartenenti alle Forze dell’Ordine con problemi psicologici. Servono controlli incrociati e la possibilità di trasferire ad altra Amministrazione il personale non più idoneo al servizio armato. Serve una rete capillare di punti d’ascolto e sostegno per le donne. Serve valutare l’obbligo per medici e psicologici di segnalare alla competente autorità i soggetti con porto d’armi affetti da patologie potenzialmente incompatibili con il maneggio delle armi. In alcuni casi non può prevalere la privacy sulla pubblica incolumità.

Togliere la trave dal proprio occhio può costare molta fatica meglio giudicare la pagliuzza degli altri. Non è faticoso e dona l’illusione di essere migliori. Illusione che dura poco. Giusto il tempo per un miserabile commento sui social.

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