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Il Parlamento gioca alla roulette russa, Putin balla la mazurka al centro della Duma
Il Governo opta per l’eutanasia, ma poi si ricorda di non averla approvata. Chissà se i parlamentari hanno scelto come commemorare l’evento. Magari, alla prossima seduta ci sarà un minuto di sinistra.
Copertina realizzata da Giovanni Lindo Memetti
di Alessandro Andrea Argeri
Squillino di trombe, si accendano le luci, si alzi il sipario, parta pure “Carnival Party Music” di Drew’s Famous. Signore e signori, “ladies and gentleman”, è crisi di governo! Tre in una singola legislatura: incredibile! Altro record per questa magica Italia! Ma se siamo così bravi come mai è crollata la borsa? In tutto questo, mentre il Parlamento gioca alla roulette russa, Putin balla la mazurka al centro della Duma.
“Pandemia, PNRR, guerra ucraina, caro bollette, crisi climatica, tagli alle forniture di gas. Ideona! Perché non apriamo anche una crisi di governo?”. Dev’essere andata più o meno così la riunione del M5S per decidere se sostenere o meno l’esecutivo a cui peraltro appartenevano. Evidentemente a Conte non importa se i cinque stelle si riducono esattamente a cinque. Gira voce il canale Real Time sarebbe pronto a proporgli un programma tutto suo: “Non sapevo di essere Renzi”.
Effettivamente questa legislatura sembra un film. Vuole essere un horror, invece è solo la parodia di Scary Movie, blackcomedy dove il protagonista ha solitamente un profilo clinico ben delineato, caratterizzato da paranoia, istinti di persecuzione, distacco dalla realtà, pericolosità per sé stessi e per gli altri. Ma se lo fosse, si chiamerebbe “tutti gli uomini del deficiente”, per citare Crozza, s’intende. Forse così si capirebbe perché la sinistra si è ridotta ad essere il cosplay di Forza Italia.
Il Parlamento italiano, luogo di intrighi per eccellenza, appare come l’Inferno, quello di Woody Allen. Per legge del contrappasso Mattarella potrebbe chiedere a Draghi di comporre un secondo governo. Lui che è stato costretto al secondo mandato infliggerebbe la stessa pena che ha subito. “Sergio, me ne vado! Sergio, dovresti lasciarmi la mano… Sergio, la mano… Sergio, dai…”. Certo, all’Italia serve “un profilo autorevole”, ma Draghi proprio non ne vuole sapere. Almeno fino ad ora. Mattarella avrebbe allora controllato l’agenda. Dopo Cristiano Ronaldo, Batman, Cottarelli, Matteo Saudino, Tony Stark, Drusilla Foer, il Presidente della Repubblica potrebbe virare sul leader del Partito Democratico: Damiano dei Maneskin.
Secondo alcune indiscrezioni, il frontman del celebre gruppo rock sarebbe pronto a mettersi alla guida del Paese. Dopotutto, ci ha già rappresentati degnamente all’estero, il recente tour italiano è servito per sondare l’elettorato. D’altronde, in un Parlamento di maghi, trapezisti, equilibristi, un cantante sarebbe il messia di cui questo Paese ha bisogno. Udita l’indiscrezione, Di Maio avrebbe pure dichiarato: “Adoro i Maneskin, sotto la doccia canto sempre I Wish you Where Here!”. Mancherebbe solo il benestare del vero “kingmaker”, Matteo Renzi, il quale acconsentirebbe solo a patto di poter aprire il prossimo concerto con l’inno della Fiorentina. Inoltre potrebbe subentrare Amadeus alla Corte costituzionale, qualora a dimettersi in questi giorni fosse anche Giuliano Amato.
È il festival delle ideologie morte: fondamentalisti attaccano ipotetici “emissari mandati dall’alto”. Mattarella potrebbe comunque avere delle indecisioni sulla linea politica da adottare, a quel punto nulla toglie decida di autoproclamarsi Re. Sarebbe ugualmente un risvolto felice, della serie “tra i due litiganti…”. Sarebbe pure comprensibile. A febbraio l’hanno costretto a pagare la penale del trasloco, ora dovrebbe perdere pure la caparra per la casa al mare. Il tutto mentre Renzi in Senato parlava di “coerenza e dignità”, entrambe le volte. In questa mancava solo l’entrata della Meloni in aula con la maglietta di Che Guevara.
Ad ogni modo, se potessi porre una domanda al Presidente Draghi, sicuramente chiederei: <<Presidente, ora quali risvolti ci saranno per l’Italia?>>. “Whatever it takes”, potrebbe essere la risposta, oppure “vieni qui, guardiamo queste proiezioni di default!”. A sentirla col magico sennò di poi, la battuta sul vecchio banchiere recitata la sera prima suona quasi profetica. Una dichiarazione però è certa: “fra i vinti faceva la fame la povera gente. Fra i vincitori faceva la fame, ugualmente, la povera gente”. Ma questo, non l’ha detto né Draghi né Conte.
Se volessimo infatti guardare al concreto, un bilancio di questa legislatura sarebbe il seguente: proporzioni diverse da quelle scelte alle elezioni, questione sociale ancora aperta, diritti affossati, referendum chiesti dal popolo annullati con gli stessi pretesti di quando sei in svantaggio al monopoli. Alla fine, se il Parlamento lo cambiamo non è poi così male. Il “top player” Draghi si può riacquistare tramite elezioni, se la maggioranza lo vuole. Tanto ormai è svincolato, resta “a parametro zero”. Altrimenti governerà qualcun altro, ma sempre un premier eletto da una maggioranza voluta dal popolo.
Dal 2020 va di moda inneggiare alla “crisi della democrazia”, poi si ha paura di votare quando arriva il fatidico momento. Siamo un Paese laico-fondamentalmente cattolico, però la nomina del salvatore del popolo potrebbe anche non avvenire per diritto divino. Dio per fortuna non ha ancora dimenticato l’Italia, altrimenti ci saremmo già persi al primo lockdown.
Guardiamo anche l’erba del vicino. L’Inghilterra è più coinvolta di noi nella guerra, eppure il governo è caduto ugualmente per uno scandalo sessuale dove ad essere coinvolto non era nemmeno il Cancelliere stesso. Proprio irresponsabili questi inglesi! Era irresponsabile Conte anche quando governava a colpi di bonus, ci faceva visitare dai russi, teneva la delega ai servizi, comprava materiale anti covid farlocco. Tuttavia siamo uno Stato democratico, dunque la maggioranza, se c’è, impone il proprio volere. Un premier si può rieleggere, mentre la dignità di un Paese una volta persa non si ritrova più. Andremo a votare? È la democrazia. Chi sarà il nuovo premier? Lo deciderà la social-crazia. Ma, in tutto questo, qualcuno ha visto la sinistra?