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GUERRA RUSSIA UCRAINA, RISCHI ANCHE PER L’ITALIA?

Giusto e obbligato il NO alla guerra. Sacrosanto il sostegno alla popolazione.
Dobbiamo, però, evitare la caccia all’uomo. La demonizzazione della Russia e della sua cultura.
Imbarazzante è ciò che ha fatto l’Università Bicocca cancellando il corso di Paolo Nori su Dostoevskij.
L’Italia affronta una sfida difficilissima.

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Credit foto "Milano - Monument to the dead of World War" by Marco Trovò is marked with CC BY-NC-ND 2.0.

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

La guerra divampa in Ucraina. In maniera sempre più violenta.

Bombardamenti. Distruzione. Morti. Profughi.

Una guerra in costante diretta televisiva e social. Come mai era accaduto.

Una guerra che vede scontrarsi Ucraina e Russia. Sono coinvolti però quasi tutti i Paesi europei.

Che forniscono armi alla resistenza ucraina. Che applicano le sanzioni contro Mosca. Diventando belligeranti.

Paesi europei che offrono asilo alle migliaia di profughi. Con evidenti casi di daltonismo, però, visto che fatichiamo da mesi a riconoscere ed accogliere i profughi dalla pelle scura.

L’Italia è tra questi Paesi. Forniamo armi a Kiev e sosteniamo, non tutti con la stessa convinzione, le sanzioni contro Putin.

Paghiamo anche il costo economico della guerra. Il prezzo di gas e grano è aumentato in maniera vertiginosa. Portando all’aumento di moltissimi beni e servizi.

Aumenti che paghiamo noi cittadini.

Da questo punto di vista, l’Italia è già in guerra.

L’Italia può diventare teatro di “scontri” tra russi e ucraini?

In un certo senso sì.

In Italia sono presenti migliaia di russi e ucraini. Che lavorano in moltissimi settori della nostra economia.

L’Italia ha visto anche importanti investimenti provenire da Russia e Ucraina. In settori industriali ed immobiliari.

Il Presidente dell’Ucraina Zelensky ha comprato casa a Forte dei Marmi. Il ministro degli interni ucraino Arsen Avakov ha scelto invece San Felice Circeo. Un anonimo magnate russo possiede il complesso del Monastero di Torre Paola a Sabaudia. L’elenco è lunghissimo.

Il 6 febbraio 2019, un gruppo di attivisti ucraini ha affisso sulla recinzione della villa di Arsen Avakov, a San Felice Circeo, le foto di quaranta persone oppositori del governo ucraino.

Il 26 febbraio scorso, in una piazzola dell’Autostrada A4 in provincia di Brescia, un cittadino ucraino filorusso accoltella un suo connazionale che appoggiava il governo di Kiev.

Il giorno successivo, a Brescia, un cittadino ucraino ha accoltellato due cittadini moldavi, al culmine di una lite legata alla guerra tra Russia e Ucraina.

Sempre il 27 febbraio, nella chiesa di San Giovanni a Cassino, provincia di Frosinone, durante una veglia di preghiera per la pace, era presente una bandiera del movimento paramilitare di estrema destra ucraino “Settore Destro”.

Diversi sono gli italiani che combattono in formazioni armate degli opposti schieramenti. Il loro numero è destinato ad aumentare.

Sono evidenti, quindi, i rischi per il nostro territorio. Rischio di episodi violenti.

Sicuramente la vigilanza del nostro sistema di sicurezza sarà aumentata.

Non basterà, ovviamente. Perché la violenza viene combattuta dalla cultura e dalla moderazione.

Giusto e obbligato il NO alla guerra. Sacrosanto il sostegno alla popolazione ucraina.

Dobbiamo, però, evitare la caccia all’uomo. La demonizzazione del popolo russo e della sua cultura.

Imbarazzante è ciò che ha fatto l’Università Bicocca cancellando il corso di Paolo Nori su Dostoevskij.

L’Italia affronta una sfida difficilissima. Dobbiamo essere uniti. Uniti nella Pace che nasce dal rispetto dell’altro e dal rispetto del Diritto.

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